Il Padre di Gesù come
Tentatore?
di Gian
Pietro Basello
"Caro
Gian Pietro ho letto nel News Group
it.cultura.religioni una provocatoria
analisi sulla conoscenza che aveva Gesù
del Padre definito come Tentatore. Come intendere
i termini usati? Ti riporto il testo in questione
(fondo pagina)".
(Massimo Zambelli)
Risposta
Cercherò di rispondere
alla densa e stimolante argomentazione sulla
conoscenza fra Cristo e il Padre:
«Cristo
conosceva davvero il Padre, lo conosceva
come vendicativo e "Tentatore",
ovvero "Satan", dal momento che
le due parole al tempo di Cristo avevano
lo stesso significato»
Qui preciserei comunque che
satàn in
ebraico significa "avversario"
e direi sicuramente non "tentatore".
In greco è generalemente tradotto con
diàbolos
che significa "accusatore"
in senso negativo, cioè colui che accusa
calunniando, "calunniatore", che
chiama in giudizio falsamente.
A questo proposito si cita
sempre Giobbe (ad es. 1,6ss)
che fra l'altro è interessante anche
per il prosieguo del discorso, in quanto non
è Dio a mandare il male su Giobbe;
Dio si limita solo a permettere che ciò
accada, lasciando a Satana (come lo lascia
all'uomo) il libero arbitrio di fare ciò
che vuole nei confronti di Giobbe. Da qui
nasce l'associazione di Satana con il titolo
di "tentatore", tanto che il Grande
Lessico del Nuovo Testamento [lemma peira]
precisa che "tentare" è azione
propria di Satana anche se non sempre la sacra
Scrittura ricorre espressamente a termini
collegati a questo campo semantico.
«
Ce ne da' prova inequivocabile nell'unica
preghiera che insegna ai fedeli, ovvero
il Padre Nostro. Mt 6/ 13...............Kai
me' eisenenken emas eis peirasmon, ovvero
...e non c'indurre in tentazione.........peraltro
traduzione ammorbidita, in quanto il verbo
e' il cong aor attivo del verbo " Eisfero",
che significa " portare dentro"
composto da Eis + fero ( es. Luci-fero)»
L'esemplificazione con "lucifero"
è un po' di parte, fra le tante a disposizione
composte con "-fero": ad es. "crocifero"
cioè colui che porta la croce in una
processione, "cristoforo" cioè
colui che "porta-Cristo" e tanti
altri. "Lucifero" (in greco fos-foros)
significa letteralmente "portatore della
luce" ("stella del mattino"
in CEI 2Pietro 1,19). Come sia diventato un
nome del diavolo è una storia molto
interessante che casomai ripercorreremo in
un'altra occasione.
Venendo a Matteo 6,13 direi
che tradurre eis-fero con
"indurre" mi sembra comunque corretto,
in quanto "indurre" significa "portare
dentro, introdurre". Confronta anche
Luca 22,40 dove Gesù nell'orto degli
ulivi (Ghet shemanim) dice: "Pregate,
per non entrare in tentazione"; qui il
verbo "entrare" della traduzione
CEI è eis-erchomai
cioè "andare verso". Anche
la traduzione di peirasmòn con "prova,
tentazione" mi pare corretta. Confronta
le tentazioni di Gesù nel deserto [Matteo
4,1] dove si usa il verbo peiràzo derivato
dalla stessa radice. Il dizionario di G.
Liddell / R. Scott dà come
significato principale "trial" ma,
da quel che ho potuto vedere un po' in fretta,
non "processo" in senso tecnico-giudiziario
(per quanto stimolante in confronto con il
Satana "accusatore").
«
Ma anche Dio "tenta", ce l'ha
detto Cristo. Quindi come facciamo ad imputare
tutte le sciagure, catastrofi, peccati in
generale, alla sola azione del Maligno?
Perche' si prega e impreca sempre contro
Satana, e mai conto Dio, dal momento che
non si puo' distinguere la matrice del Male?»
A questo punto introdurrei
nella discussione una certa distinzione fra
il male/peccato e il male/morte/catastrofi
naturali etc. Personalmente il male che mi
può venire dall'esterno non mi spaventa
quanto il male che posso fare io. Inoltre
non dimentichiamo che la morte per l'uomo
è naturale e connaturata.
Mi limito quindi a darti un'intuizione
personale che non c'entra con l'esegesi, e
cioè che "non ci indurre in tentazione"
significa proprio "non lasciare che Satana
ci tenti" come nel caso di Giobbe. Siccome
però Satana ci tenta, si aggiunge subito:
"ma liberaci dal male" (o "da
colui che è male, il malvagio",
anche su questa traduzione si potrebbe stare
per ore, purtroppo la grammatica non può
dirci se il genere dell'aggettivo sostantivato
fosse neutro o maschile). Come dire: "ma
se siamo tentati, fa che non cediamo".
A questo proposito confronta 1Corinzi 10,13:
Nessuna tentazione vi ha finora
sorpresi se non umana; infatti Dio è
fedele e non permetterà che siate tentati
oltre le vostre forze, ma con la tentazione
vi darà anche la via d’uscita
e la forza per sopportarla.
In italiano generalmente si
usa "mettere alla prova" in senso
positivo e "tentare" in senso negativo.
Di sicuro possiamo quindi dire che Dio mette
alla prova:
Dio, tu ci hai messi alla prova
(ebr. bachan); ci
hai passati al crogiuolo, come l’argento.
[Salmi 66,10; similmente Giobbe 23,10]
Il significato di "tentare,
mettere alla prova" in ebraico mediante
due verbi che a prima vista sono considerati
sinonimi: nasah
e bachan. Nel Salmo
95,9 ricorrono ambedue nello stesso versetto:
dove mi tentarono [nasah; LXX
peirazo] i vostri padri: mi misero alla prova
[bachan; LXX dokimazo] pur avendo visto le
mie opere.
Il secondo è attestato
più volte nel libro di Giobbe mentre
il primo ricorre invece in Genesi 22,1 all'inizio
del sacrificio di Isacco (in Giobbe compare
invece solo in Giobbe 4,2).
Nel salmo 88 (specialmente
v. 8 e 17) l'autore si lamenta del "furore"
con cui è stato colpito da Dio, mentre
in Salmi 109,6 si invita dio a colpire il
malvagio mandandogli l'accusatore Satana.
Soprattutto però c'è il celebre
episodio in cui Dio mette alla prova Abramo
chiedendogli il sacrificio del figlio tanto
atteso, Isacco [Genesi 22]. Se però
volessimo ascoltare un'ultima voce proveniente
dal nuovo testamento, troviamo in Giacomo
1,13:
Nessuno, quando è tentato,
dica: "Sono tentato da Dio"; perché
Dio non può essere tentato dal male
e non tenta nessuno al male.
La grammatica parla chiaro
in questi casi, ma un conto è la grammatica,
un conto la teologia: voglio dire che ad un
certo punto la grammatica termina il suo compito
e inizia il ragionamento su Dio.
Carissimi saluti e buon 2003,
Gian Pietro
Dal Catechismo della Chiesa Cattolica
VI. Non ci indurre in tentazione
2846 Questa domanda va alla
radice della precedente, perché i nostri
peccati sono frutto del consenso alla tentazione.
Noi chiediamo al Padre nostro di non “indurci”
in essa. Tradurre con una sola parola il termine
greco è difficile: significa “non
permettere di entrare in”, [Cf Mt 26,41]
“non lasciarci soccombere alla tentazione”.
“Dio non può essere tentato dal
male e non tenta nessuno al male” (Gc
1,13); al contrario, vuole liberarcene. Noi
gli chiediamo di non lasciarci prendere la
strada che conduce al peccato. Siamo impegnati
nella lotta “tra la carne e lo Spirito”.
Questa richiesta implora lo Spirito di discernimento
e di fortezza.
2847 Lo Spirito Santo ci porta
a discernere tra la prova, necessaria alla
crescita dell'uomo interiore [Cf Lc 8,13-15;
At 14,22; 2Tm 3,12] in vista di una “virtù
provata” (Rm 5,3-5) e la tentazione,
che conduce al peccato e alla morte [Cf Gc
1,14-15]. Dobbiamo anche distinguere tra “essere
tentati” e “consentire”
alla tentazione. Infine, il discernimento
smaschera la menzogna della tentazione: apparentemente
il suo oggetto è “buono, gradito
agli occhi e desiderabile” (Gen 3,6),
mentre, in realtà, il suo frutto è
la morte.
Dio non vuole costringere al
bene: vuole esseri liberi... La tentazione
ha una sua utilità. Tutti, all'infuori
di Dio, ignorano ciò che l'anima nostra
ha ricevuto da Dio; lo ignoriamo perfino noi.
Ma la tentazione lo svela, per insegnarci
a conoscere noi stessi e, in tal modo, a scoprire
ai nostri occhi la nostra miseria e per obbligarci
a rendere grazie per i beni che la tentazione
ci ha messo in grado di riconoscere [Origene,
De oratione, 29].
2848 “Non entrare nella
tentazione” implica una decisione del
cuore: “Là dov'è il tuo
tesoro, sarà anche il tuo cuore. .
. Nessuno può servire a due padroni”
(Mt 6,21; Mt 6,24). “Se viviamo dello
Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito”
(Gal 5,25). In questo “consenso”
allo Spirito Santo il Padre ci dà la
forza. “Nessuna tentazione vi ha finora
sorpresi se non umana; infatti Dio è
fedele e non permetterà che siate tentati
oltre le vostre forze; ma con la tentazione
vi darà anche la via d'uscita e la
forza per sopportarla” (1Cor 10,13).
2849 Il combattimento e la
vittoria sono possibili solo nella preghiera.
E' per mezzo della sua preghiera che Gesù
è vittorioso sul Tentatore, fin dall'inizio
[Cf Mt 4,1-11] e nell'ultimo combattimento
della sua agonia [Cf Mt 26,36-44]. Ed è
al suo combattimento e alla sua agonia che
Cristo ci unisce in questa domanda al Padre
nostro. La vigilanza del cuore, in unione
alla sua, è richiamata insistentemente
[Cf Mc 13,9; Mc 13,23; Mc 13,33-37; 2849 Mc
14,38; Lc 12,35-40]. La vigilanza è
“custodia del cuore” e Gesù
chiede al Padre di custodirci nel suo Nome
[Cf Gv 17,11]. Lo Spirito Santo opera per
suscitare in noi, senza posa, questa vigilanza
[Cf 1Cor 16,13; Col 4,2; 1Ts 5,6; 1Pt 5,8].
Questa richiesta acquista tutto il suo significato
drammatico in rapporto alla tentazione finale
del nostro combattimento quaggiù; implora
la perseveranza finale. “Ecco, Io vengo
come un ladro. Beato chi è vigilante”
(Ap 16,15).
VII. Ma liberaci dal Male
2850 L'ultima domanda al Padre
nostro si trova anche nella preghiera di Gesù:
“Non chiedo che Tu li tolga dal mondo,
ma che li custodisca dal Maligno” (Gv
17,15). Riguarda ognuno di noi personalmente;
però siamo sempre “noi”
a pregare, in comunione con tutta la Chiesa
e per la liberazione dell'intera famiglia
umana. La Preghiera del Signore ci apre continumente
alle dimensioni dell'Economia della salvezza.
La nostra interdipendenza nel dramma del peccato
e della morte diventa solidarietà nel
Corpo di Cristo, nella “comunione dei
santi” [Cf Giovanni Paolo II, Esort.
ap. Reconciliatio et paenitentia, 16].
2851 In questa richiesta, il
Male non è un'astrazione; indica invece
una persona: Satana, il Maligno, l'angelo
che si oppone a Dio. Il “diavolo”
[dia-bolos”, colui che “si getta
di traverso”] è colui che “vuole
ostacolare” il Disegno di Dio e la sua
“opera di salvezza” compiuta in
Cristo.
2852 “Omicida fin dal
principio”, “menzognero e padre
di menzogna” (Gv 8,44), “Satana,
che seduce tutta la terra” (Ap 12,9),
è a causa sua che il peccato e la morte
sono entrati nel mondo, ed è in virtù
della sua sconfitta definitiva che tutta la
creazione sarà liberata “dalla
corruzione del peccato e della morte”
[Messale Romano, Preghiera eucaristica IV].
“Sappiamo che chiunque è nato
da Dio non pecca: chi è nato da Dio
preserva se stesso e il Maligno non lo tocca.
Noi sappiamo che siamo nati da Dio, mentre
tutto il mondo giace sotto il potere del Maligno”
(1Gv 5,18-19):
Il Signore, che ha cancellato
il vostro peccato e ha perdonato le vostre
colpe, è in grado di proteggervi e
di custodirvi contro le insidie del diavolo
che è il vostro avversario, perché
il nemico, che suole generare la colpa, non
vi sorprenda. Ma chi si affida a Dio, non
teme il diavolo. “Se infatti Dio è
dalla nostra parte, chi sarà contro
di noi?” (Rm 8,31) [Sant'Ambrogio, De
sacramentis, 5, 30: PL 16, 454AB].
2853 La vittoria sul “principe
del mondo” (Gv 14,30) è conseguita,
una volta per tutte, nell'Ora in cui Gesù
si consegna liberamente alla morte per darci
la sua Vita. Avviene allora il giudizio di
questo mondo e il principe di questo mondo
è “gettato fuori” (Gv 12,31)
[Cf Ap 12,10]. Si avventa “contro la
Donna”, [Cf Ap 12,13-16] ma non la può
ghermire: la nuova Eva, “piena di grazia”
dello Spirito Santo, è preservata dal
peccato e dalla corruzione della morte (Concezione
immacolata e Assunzione della Santissima Madre
di Dio, Maria, sempre vergine). Allora si
infuria “contro la Donna” e se
ne va “a far guerra contro il resto
della sua discendenza” (Ap 12,17). E'
per questo che lo Spirito e la Chiesa pregano:
“Vieni, Signore Gesù” (Ap
22,17; Ap 22,20): la sua venuta, infatti,
ci libererà dal Maligno.
2854 Chiedendo di essere liberati dal Maligno,
noi preghiamo nel contempo per essere liberati
da tutti i mali, presenti, passati e futuri,
di cui egli è l'artefice o l'istigatore.
In quest'ultima domanda la Chiesa porta davanti
al Padre tutta la miseria del mondo. Insieme
con la liberazione dai mali che schiacciano
l'umanità, la Chiesa implora il dono
prezioso della pace e la grazia dell'attesa
perseverante del ritorno di Cristo. Pregando
così, anticipa nell'umiltà della
fede la ricapitolazione di tutti e di tutto
in colui che ha “potere sopra la Morte
e sopra gli Inferi” (Ap 1,18), “colui
che è, che era e che viene, l'Onnipotente!”
(Ap 1,8): [Cf Ap 1,4]
Liberaci, o Signore,
da tutti i mali, concedi la pace ai nostri
giorni e con l'aiuto della tua misericordia
vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri
da ogni turbamento, nell'attesa che si compia
la beata speranza e venga il nostro Salvatore
Gesù Cristo [Messale Romano, Embolismo].
Gian
Pietro Basello
*****
Testo
mail:
Cristo conosceva davvero il
Padre, lo conosceva come vendicativo e "
Tentatore", ovvero "Satan",
dal momento che le due parole al tempo di
Cristo
avevano lo stesso significato. Ce ne da' prova
inequivocabile nell'unica
preghiera che insegna ai fedeli, ovvero il
Padre Nostro. Mt 6/
13...............Kai me' eisenenken emas eis
peirasmon, ovvero ...e non
c'indurre in tentazione.........peraltro traduzione
ammorbidita, in quanto
il verbo <eisenenken > e' il cong aor
attivo del verbo " Eisfero", che
significa " portare dentro" composto
da Eis + fero ( es. Luci-fero)
significato che va ben oltre al " indurre
in tentazione" . Quindi " non
portarci dentro alla prova...). Cio' significa
che Cristo e' altra cosa da
Dio, ( cioe' non Consustanziale) dal momento
che ci e' stato presentato come
Amore, incapacita' di "portare al male",
quindi due Entita' soprattutto
moralmente distinte, cioe' due "Divinita'
" antitetiche.
Rimane un'altra considerazione spicciola,
terra / terra. Satana e'
"tentatore " lo sappiamo , e' il
suo ruolo, quindi mette alla prova
l'essere umano, il quale puo' o non puo' in
funzione della qualita' e
scaltrezza della Tentazione , peccare. Ma
anche Dio " tenta", ce l'ha detto
Cristo. Quindi come facciamo ad imputare tutte
le sciagure, catastrofi,
peccati in generale, alla sola azione del
Maligno? Perche' si prega e
impreca sempre contro Satana, e mai conto
Dio, dal momento che non si puo'
distinguere la matrice del Male ?
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