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"IL PESCATORE CONTRO LA SVASTICA"

La vera storia di Papa XII ricostruita da Padre Blet

pubblicato su "Il Quotidiano di Sassari"
di domenica 17 ottobre 1999 a firma di Paolo Casu

Tratto da Interetnica

 

Incontriamo padre Blet a Roma, nella sua stanza al quarto piano della Pontificia Università Gregoriana, dove vive e prepara le sue lezioni di storia moderna. Per una fortunata circostanza tocca a noi mostrargli per primi la sua opera fresca di stampa.

L’amicizia di Pio XII per il popolo tedesco legittima la deduzione che lo vorrebbe trasformare in un amico dei nazisti e quindi in un nemico degli ebrei?

Padre Blet sorride e dà un’occhiata a una fotocopia de Le Figaro: "Questa è la stessa prima domanda di un’intervista ad uno storico protestante, molto famoso in Francia. Il fatto che il papa fosse amico dei tedeschi non significa che fosse amico dei nazisti. È vero invece il contrario. Pacelli visse per dieci anni in Germania come nunzio. Aveva amici tra i vescovi ma anche tra i laici. I vescovi suoi amici erano oppositori del regime nazista: il cardinale Konrad von Preysing, vescovo di Berlino, il cardinale Adolf Bertram, arcivescovo di Breslavia. Quest’ultimo era un po’ più prudente nell’opporsi ad Hitler, perché il nazismo è arrivato al potere in modo legale. Ma questa non era solo l’opinione di Bertram. Da ragazzo ho visto spesso citato un giornale americano che diceva: dopo tutto Hitler è stato confermato con un referendum che ha dato una maggioranza schiacciante, quindi si tratta pur sempre di democrazia".

In realtà qual era la posizione personale di Pacelli?

"Il mio libro si basa sullo sforzo di fondare tutto sui documenti. Per esempio, non ho utilizzato nemmeno le memorie di suor Pasqualina, la perpetua di Pacelli, nonostante contenessero elementi interessanti, perché non sono prove documentali. Ma farò un’eccezione - non contenuta nel libro - che mi sembra abbia un certo valore. Il padre Robert Leiber, segretario privato di Pio XII, mi raccontò di un pranzo a cui Pacelli, allora segretario di Stato, fu invitato da François Charles-Roux, ambasciatore di Francia presso la Santa Sede. Uno dei figli del diplomatico disse che era meglio avere al potere in Germania un pittore come Hitler, piuttosto che i generali prussiani. E Pacelli rispose: Voi non sapete che cosa dite. I generali prussiani hanno sicuramente i loro difetti, ma questa gente (i nazisti, ndr) è diabolica".

Questo atteggiamento risulta anche dagli atti ufficiali del cardinale Pacelli?

"Certo. Per comprendere i suoi rapporti col nazismo basta leggere le note che inviava dalla Segreteria di Stato all’ambasciatore tedesco Diego von Bergen. Sono molto energiche. Nel 1937 l’arcivescovo di Chicago parlò molto duramente di Hitler: È una cosa incredibile che un popolo intelligente sia ridotto in schiavitù da un pittore che non vale un granché. Von Bergen mandò una protesta al segretario di Stato. E Pacelli rispose: Non sono abituato a prendere posizione di fronte a dicerie, senza un testo ufficiale. Ma, d’altro canto, io domanderei che cosa fa il governo tedesco di fronte agli attacchi, alle ingiurie e alle calunnie che ogni giorno vengono riversate contro la Chiesa in Germania? Io faciliterò il compito di Vostra Eccellenza: il governo tedesco non fa niente!".

Il riferimento è agli attacchi sistematici della stampa tedesca contro la Chiesa cattolica?

"Gli storici dovrebbero andare a sfogliare i giornali tedeschi durante il pontificato di Pacelli - non solo i giornali cattolici, ma soprattutto i giornali del partito nazista - per vedere in quali toni parlano di Pio XII. Allo stesso modo, dopo l’enciclica "Mit brennender Sorge", ci sono state forti proteste. Ora è riconosciuto da tutti che Pacelli, come Segretario di Stato di Pio XI, ha preso grande parte alla stesura dell’enciclica".

Vuole chiarire quale fu il ruolo di Pacelli nella stesura della "Mit brennender Sorge", l’enciclica di Pio XI, scritta nel 1937, in cui si condannava la prassi e la filosofia del nazismo?

"Non tratto in modo ampio nel libro di questa enciclica perché fa parte del periodo in cui Pacelli era segretario di Stato. Ma è di capitale importanza. La parte dogmatica - quella che oppone la dottrina cristiana della creazione e della redenzione operata da Cristo, al neopaganesimo nazista - fu scritta dal cardinale arcivescovo di Monaco Michael von Faulhaber, su incarico di Pacelli. La redazione finale fu affidata a Kaas (presidente del partico cattolico tedesco) e al padre Leiber. Di chiarissima lettura la nota di protesta dell’ambasciatore von Bergen: Questa enciclica, come anche le note della Segreteria di Stato, mostrano che la Santa Sede non vuol capire la mentalità del nazionalsocialismo e che non ha per esso nessuna benevolenza. Dunque Bergen riconobbe che c’era la stessa mano dietro l’enciclica e le note di Pacelli".

Perché, nelle polemiche sui rapporti tra il Vaticano e il nazismo, non si parla mai di quella enciclica?

"È un espediente che consente di distinguere fra un energico Pio XI e un Pacelli debole di fronte al nazismo. Papa Achille Ratti decise la stesura della "Mit brennender Sorge". Ma poi non se ne occupò. Il padre Leiber mi raccontò che l’enciclica fu pubblicata subito dopo una sommaria lettura di Pio XI, senza apportare nessuna modifica. Forse Pacelli non scrisse nemmeno una parola dell’enciclica, ma possiamo dire con certezza che è sostanzialmente opera sua. Lui sovraintese a tutte le fasi di stesura, lui diede le indicazioni sui temi, soprattutto sull’applicazione del concordato del 1933 fra la Germania e il Vaticano. Si dovrà riconoscere - dice la "Mit brennender Sorge" - con stupore e con intima ripulsa, come dall’altra parte (il governo dei Reich, ndr) si sia eretto a norma ordinaria lo svisare arbitrariamente i patti, l’eluderli, lo svuotarli e finalmente il violarli più o meno apertamente. Poi c’è una frase durissima chiaramente indirizzata al Führer: Anche se un uomo identifichi in sé ogni sapere, ogni potere e tutta la possanza materiale della terra, non può gettare fondamento diverso, da quello che Cristo ha gettato. Colui quindi che con sacrilego disconoscimento della diversità essenziale tra Dio e la creatura, tra l’Uomo-Dio e il semplice uomo, osasse porre accanto a Cristo e ancora peggio, sopra di Lui o contro di Lui, un semplice mortale, fosse anche il più grande di tutti i tempi, sappia che è un profeta di chimere, al quale si applica spaventosamente la parola della Scrittura: ‘Colui che abita nel Cielo, ride di loro’".

Le condizioni di pace imposte alla Germania alla fine della prima guerra mondiale erano particolarmente vessatorie per l’economia tedesca. Possono aver favorito l’ascesa di Hitler?

"Erano condizioni inique e stupide. Tanto valeva che i vincitori decidessero di distruggere totalmente la Germania, piuttosto che imporre delle condizioni che portassero l’economia tedesca al tracollo. Su questo punto si era levato l’ammonimento di Pio XI. Il Vaticano è sempre stato per la pace in Europa. Sono state invece l’Inghilterra e la Francia a far crescere Hitler. Quando Hitler occupò militarmente la Renania, che doveva rimanere smilitarizzata, se un solo reggimento francese si fosse opposto, Hitler sarebbe caduto. O almeno ci sarebbe stata una congiura di generali per rovesciarlo. Poi gli hanno lasciato fare tutto: l’Anschluss (annessione) dell’Austria, il trattato di Monaco (che sancì l’incorporazione alla Germania della regione cecoslovacca dei Sudeti, ndr. Per Pio XI quella data aveva segnato non solamente la capitolazione, bensì il capitombolo delle democrazie. Hitler, grazie alla Conferenza di Monaco, riuscì ad annettersi la parte della Cecoslovacchia dove erano ubicate le fortificazioni. A quel punto poteva occupare quella nazione in tutta tranquillità, con le mani in tasca. E infatti non si sparò un solo colpo di fucile il 15 marzo del 1939, quando i tedeschi entrarono a Praga".

Quale ruolo esercitò Robert Leiber a fianco di Eugenio Pacelli?

"Il padre Leiber fu accanto a Pacelli già dagli anni dell’incarico di nunzio a Monaco di Baviera. Lo seguì alla Nunziatura di Berlino nel 1925, gli rimase accanto per il decennio di Segreteria di Stato e fino alla morte di Pio XII, avvenuta nel 1958. Era lui che faceva da tramite tra i tedeschi e Pacelli. Ma Leiber era assolutamente nascosto, non ha voluto scrivere le sue memorie. Nessuno ha mai parlato di lui. Nell’Osservatore Romano non si troverà mai traccia del suo nome. Viveva qui a Roma in una stanza della Gregoriana vicina alla mia. Ogni giorno prendeva l’autobus 64 per raggiungere il Vaticano. In questo Ateneo occupava la cattedra di Metodologia storica, nella quale gli sono succeduto. Prezioso è stato il suo contributo nella redazione degli Actes. Sono orgoglioso - nonostante non figuri ufficialmente la sua collaborazione - perché sono stato io che ho domandato di inserire in questo lavoro il padre Leiber".

La caduta della fama di Pio XII inizia con l’opera teatrale "Il Vicario" di cui Pietro Nenni, socialista ed ex rifugiato politico in Laterano, si oppose alla messa in scena.

"Quest’opera teatrale, che non valeva tecnicamente un granché, è stata subito tradotta in una quantità di lingue. Questa è una cosa macchinata dall’Est. È molto chiaro. Non nomino mai nel mio libro Rolf Hochhuth perché come storico non posso discutere con uno che fa opere teatrali. Lui ha scritto anche un’opera contro Churchill. Ma gli è costata cara, perché gli inglesi non sono il Vaticano. Nell’opera contro Churchill, questo signore accusa il primo ministro inglese di aver ordito l’assassinio di un generale polacco che in realtà è morto in un incidente aereo. Il pilota dell’aereo si è salvato. Ma nell’opera teatrale c’è scritto che dopo qualche tempo fu assassinato anche lui. È accaduto che un signore si sia entusiasmato per quest’opera sostenendo che tutto quello che c’era scritto era vero. Un bel giorno è riuscito a rintracciare il pilota vivo e vegeto nella sua villa in California. E anche il pilota gli ha fatto causa".

Ma quale senso avrebbe tutto questo accanimento?

"Uno storico inglese recentemente ha pubblicato un articolo su The Tablet per sottolineare che Stalin aveva bisogno di screditare il Vaticano e che a Pacelli non era mai stata perdonata la scomunica contro il comunismo".

Con la caduta del Muro di Berlino e il crollo dell’impero sovietico, che senso ha la recrudescenza degli attacchi alla memoria di Pio XII? Si cerca forse di screditare il presente continuando ad infangare il passato?

"Accusare Pio XII è una operazione che vuole sottolineare la sciagura nazista, le camere a gas. Ma quando lei parla di camere a gas non pensa ai gulag sovietici. I morti sono dieci volte di più. Così i governi occidentali possono permettersi di avere dei comunisti al governo. In passato si è pensato che queste accuse servissero a costringere la Santa Sede a riconoscere lo Stato d’Israele. Ma anche questo scoglio è stato superato e le calunnie invece continuano".

C’è secondo lei il tentativo di mettere i bastoni fra le ruote a Giovanni Paolo II?

"Questo intento mi sembra evidente nel libro di Cornwell. Lo storico francese intervistato da Le Figaro, pur essendo protestante, sostiene senza mezzi termini: Questa è una operazione contro la Chiesa cattolica e, nonostante sia protestante, sono solidale con essa. Cornwell porta avanti un grande inganno, sostiene di aver trovato nuovi documenti e invece non c’è proprio niente di nuovo. E quando parla dei documenti cita le fonti indirettamente da opere di altri autori. Si vede che non ha letto niente".