"…ho nel cuore un grande dolore
e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso
anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli,
miei consanguinei secondo la carne. Essi sono Israeliti
e possiedono l’adozione a figli, la gloria, le alleanze,
la legislazione, il culto, le promesse, i patriarchi; da
essi proviene Cristo secondo la carne, egli che è sopra
ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen" (S. Paolo
ai Romani 9,2-5)
La palude delle menzogne
Mentre da fonte ebraica si stima che
la Chiesa abbia messo in salvo 850.000 ebrei, continua a
tenere banco l’accusa contro Eugenio Pacelli per i suoi
presunti silenzi.
I documenti ufficiali, le note diplomatiche,
le istruzioni e gli interventi diretti del Pontefice dimostrano
l’esatto contrario.
A 41 anni dalla morte, il linciaggio
morale di Pio XII non conosce soste.
Lo storico gesuita Pierre Blet, in
una lunga intervista al nostro giornale, racconta inediti
retroscena
Bianco Padre che da Roma/ ci
sei meta luce e guida/ su ciascun di noi confida/
su noi tutti puoi contar/ siamo arditi della fede/
siamo araldi della croce/ al tuo cenno alla tua voce/
un esercito ha l'Altar. |
Queste rime ingenue, ma di una semplicità
comprensibile nell’Italia degli anni Cinquanta, sono state
cantate dai ragazzi dell’Azione Cattolica per esprimere
la devozione a Pio XII, il Bianco Padre che ha protetto
la Chiesa e instancabilmente cercato di impedire la guerra,
senza fermarsi nemmeno di fronte alle più cocenti delusioni.
I ragazzi degli Anni
Cinquanta
Nel corso dei decenni, i ragazzi degli
Anni Cinquanta, nati durante o prima della Seconda Guerra
Mondiale, hanno incominciato a nutrire il sospetto che il
Bianco Padre avesse macchiato di sangue innocente la sua
veste candida. Il sospetto, però, non iniziò a serpeggiare
subito. Quando le truppe alleate entrarono in una Roma finalmente
liberata, Eugenio Pacelli venne proclamato difensore della
città. Pur potendo scappare in luoghi più sicuri, si era
infatti rifiutato di abbandonare la città eterna al suo
destino.
Defensor Civitatis
Perfino la toponomastica conserva traccia
di quel momento memorabile. La piazza su cui sfocia via
della Conciliazione, antistante il colonnato del Bernini,
è intitolata proprio a Pio XII, Defensor Civitatis. Le organizzazioni
ebraiche, in più occasioni e in modo concreto - finanziando
le opere di carità del Papa - avevano riconosciuto l’inesausta
attività della Santa Sede per sottrarre quanti più figli
di Israele dagli artigli diabolici del nazismo.
Le stime ascrivono la salvezza di centinaia
di migliaia di persone al coraggio di Pio XII e alle precise
istruzioni impartite alle Nunziature di tutta l’Europa e
ai conventi maschili e femminili (nei quali fu sistematicamente
infranta, per volere del Papa, la clausura). "Secondo
lo storico Emilio Pinchas Lapide, già console generale di
Israele a Milano - scrive Antonio Gaspari nel libro "Nascosti
in convento" - la Santa Sede, i nunzi e la Chiesa cattolica
hanno salvato da morte certa tra i 700.000 e gli 850.000
ebrei".
Calunnia in salsa
teatrale
Occorrerà attendere gli Anni Sessanta
(dopo la morte di Pio XII, avvenuta il 9 ottobre del 1958)
perché la ragnatela della calunnia venga gettata addosso
a un uomo non più in grado di difendersi. Un romanziere
austriaco da quattro soldi, Rolf Hochhuth, scrisse una pièce
teatrale intitolata "Il Vicario" in cui la figura
di Pacelli veniva trascinata nella polvere. La pièce non
andò in scena, per la contrarietà di personalità del mondo
laico come Pietro Nenni, che di Pacelli aveva esperimentato
- nascosto in Laterano con la tonaca talare - la generosa
ospitalità quando la pelle dei partigiani non valeva un
soldo.
1999: Hitler’s Pope
A cicliche ondate, le calunnie ritornano.
Ultimo nella lista dei detrattori di Pio XII è un volume
di John Cornwell dal titolo eloquente: "Hitler’s Pope:
the secret history of Pius XII". Dietro la suggestione
della secret history, arriva un’altra bordata di insulti.
Se l’ipotesi che Pio XII sia stato il Papa di Hitler non
può che essere cestinata perché priva di senso e di riscontri,
un’altra accusa ha logorato la memoria di Eugenio Pacelli:
la mancanza di una pubblica condanna del nazismo. Da questa
accusa vogliamo partire in una riflessione sulla tragedia
che investì l’Europa e il Mondo dal 1939 al 1945.
Parlare fa rima con
morire
Il 20 luglio del 1942 i vescovi olandesi
rendono note, in una lettera pastorale, le proteste sollevate
insieme ai capi delle Chiese riformate contro la deportazione
degli ebrei. La vendetta nazista cala come una mannaia meno
di una settimana dopo. Il 26 luglio, 156 ebrei cattolici
vengono rastrellati e condotti nei campi di sterminio. Fra
questi anche la filosofa tedesca Edith Stein - divenuta
suora carmelitana - canonizzata nel 1998 da Giovanni Paolo
II e proclamata compatrona d’Europa un mese fa.
Il prezzo da pagare per ogni pubblica
protesta contro la barbarie nazista era terribile. "Ogni
parola da Noi rivolta a questo scopo alle competenti autorità,
e ogni Nostro pubblico accenno - dice Pio XII nel discorso
ai cardinali del 2 giugno 1943 - dovevano essere da Noi
seriamente ponderati e misurati nell’interesse dei sofferenti
stessi, per non rendere, pur senza volerlo, più grave e
insopportabile la loro situazione".
Verità sepolte in biblioteca
A far piena luce sull’impegno di Pio
XII in favore della pace e in soccorso di tutte le vittime
della guerra, è stato appena tradotto in italiano un documentatissimo
saggio del padre gesuita Pierre Blet.
Nato nel 1918 in Normandia, padre Blet
è l’ultimo sopravvissuto dei quattro autori di un’opera
monumentale: i dodici volumi degli Actes et Documents du
Saint-Siège relatifs à la Seconde Guerre mondiale. "…l’esperienza
dei quindici anni trascorsi dall’uscita dell’ultimo volume
mostra che il contenuto, se non l’esistenza stessa di questa
pubblicazione - scrive padre Blet - non sono ancora noti
a molti di coloro che parlano e scrivono sulla Santa Sede
durante la guerra".
Wojtyla: "Leggete
il libro di Blet"
Per colmare questa lacuna, padre Blet
ha scritto una sorta di riassunto-introduzione agli Actes,
pubblicato nel 1997 dalla Librairie Académique Perrin: Pio
XII e la Seconda Guerra Mondiale negli archivi vaticani.
L’opera, che ha ricevuto, fra i tanti, il plauso di Giovanni
Paolo II (che la indica a tutti coloro che vogliano approfondire
sulla base dei fatti e non delle interpretazioni arbitrarie
quel doloroso periodo storico), è stata tradotta in italiano
da Emilia Paola Pacelli e Rita di Castro e data alle stampe
lo scorso settembre dalle edizioni San Paolo.
RINGRAZIAMENTI
Molte persone si sono messe gentilmente
e con prontezza a disposizione di questo lavoro. Un particolare
ringraziamento alle Figlie di San Paolo di Sassari e di
Roma (Castro Pretorio), a Marco Roncalli (relazioni esterne
Edizioni San Paolo), alla signora Emilia Paola Pacelli (traduttrice,
insieme a Rita di Castro, del volume di padre Blet), al
padre Vittorio Marcozzi e alla signora Sofia Cavalletti,
per i loro personali ricordi di Eugenio Zolli, ad Antonio
Gaspari per aver messo a disposizione un brano del suo libro,
ai colleghi Giuseppe Meloni (che mi ha aiutato col francese
e ha corretto con pazienza le bozze di questo lavoro) e
Salvatore Madau (che ha rimesso a posto le mie foto maldestre).
Un vivissimo ringraziamento al padre Pierre Blet per la
sua lezione di verità.
Soli Deo honor et gloria