Il futuro vescovo di Crema, Carlo
Manziana fu arrestato il 1° gennaio 1944 per la sua
attività antinazista. Dalle carceri di Brescia e di Verona
venne caricato su uno di quei famosi «treni della
morte»con destinazione ora Auschwitz ora Buchenwald
ora Dachau. In quest'ultimo campo vi trascorse 15 mesi.
D.: E' vero che la Santa Sede
avrebbe potuto fare più di quello che ha fatto per salvare
gli ebrei dai lager?
R.: "Non credo.
A Dachau vennero imprigionati oltre 1600 sacerdoti polacchi,
assieme al loro vescovo. Pensa che la Santa Sede non si sia
mossa per salvarli? Non c'era proprio nulla da fare. Di quei
1600 se ne salvarono poche centinaia. Si fa presto a dire
che una protesta diplomatica avrebbe sortito effetti positivi.
Sì, magari per qualche mese ma poi quelle belve si sarebbero
scatenate con rinnovata ferocia contro le popolazioni e contro
gli umili. Non dimentichi un particolare davvero illuminante:
a Dachau i bambini figli delle SS odiavano i detenuti. Nel
campo erano alloggiate le famiglie delle SS, per cui i bambini
tutti i giorni erano a contatto con le nostre sofferenze.
Ebbene, ricordo come fosse ieri i volti di quelle creature
tanto giovani eppure già piene di odio nei nostri confronti"
Ernst Nolte è lo storico
tedesco che con l'italiano De Felice ha contribuito a riscrivere
la storia degli eventi di questo secolo sulla base di nuovi
documenti e ricerche smantellando molta storiografia superficiale
e soprattutto di parte o faziosa.
D.: Professore, si può parlare
di colpe della Chiesa?
R.:
Chi ha il diritto di affermare che colpevole è chiunque
allora non si espresse del tutto negativamente sul nazismo?
La verità è che nel 1933 ci fu tutta una serie di persone,
movimenti e partiti che si dimostrarono relativamente amichevoli.
Sono davvero pochi quelli che possono puntare il dito, tra
questi certamente le principali vittime: gli ebrei, i quali
possono permettersi di affermare che chiunque abbia avuto
rapporti col nazismo si è reso colpevole. Eppure guardi, anche
qui si dimostra quanto sia complessa la storia: persino gli
stessi ebrei, nel 1933, in buona parte non si espressero in
modo tanto negativo contro il nazionalsocialismo. Al contrario,
si può anzi trovare tutta una serie di dichiarazioni di Alti
rappresentanti della comunità ebraica tedesca che sia pure
con riserve - addirittura davano ragione al nazismo, soprattutto
per quanto riguardo l'anticomunismo. Se non si ha bene presente
questo aspetto, si è fin dall'inizio sulla strada sbagliata.
D.: Dunque se
tanti non furono decisamente ostili al nazismo fu anzitutto
per l' anticomunismo...
R.:
Sì, ma non solo. Anche per il suo nazionalismo tedesco:
il partito nazista fu quello che con maggior vigore si oppose
al Trattato di pace o come si diceva allora al diktat di
pace di Versailles. E non si deve dimenticare che a criticare
quel trattato furono anche inglesi come John Maynard Keynes.
In altre parole nel 1933 il nazionalsocialismo potè apparire
come un movimento che aveva aspetti discutibili e nel contempo
disponeva anche di buoni spunti...In Germania ma anche fuori
dai confini tedeschi in quegli anni non c'era praticamente
nessun gruppo che non mostrasse almeno qualche forma di affinità
con il nazismo. Questo vale per tanti socialdemocratici che
ritrovavano un'affinità nell'anticomunismo. Ciò non toglie
nulla al fatto che i socialdemocratici per il resto furono
ostili al nazismo e questo vale anche per la chiesa. Per me
è un trucchetto banale quello di sottolineare a fini polemici
esclusivamente i punti di affinità, dimenticando quelli di
avversione.
D.: Parliamo allora di questi
punti di avversione...
R.:
La Chiesa Cattolica non ignorava certo gli aspri toni
antiromani , anticristiani dei nazisti i quali le rimproveravano
di dimenticare l'essenzialità dell'elemento
razziale. Pensi all'Enciclica Con ardente preoccupazione,
la cui lettura pubblica fu vietata...In generale però almeno
all'inizio non fu una lotta per la sopravvivenza. All'epoca
la Chiesa non solo quella cattolica lottava per la sopravvivenza
ALTROVE - molti lo dimenticano volentieri e cioè nell'URSS.
Era questa la preoccupazione più pressante.
D.: Queste preoccupazioni
potrebbero aver spinto la Chiesa alla moderazione nella critica...
R.: Sì. Io direi
che questo elemento fu decisivo per il successivo atteggiamento
di PIO XII. Se il pontefice rifiutò di emettere una pubblica
condanna del nazismo, fu per un motivo ben preciso: non
voleva attaccare alle spalle la grande guerra sul fronte orientale,
contro l'Unione Sovietica, una guerra che NON SENZA RAGIONE
egli considerava una guerra di difesa non tanto del nazismo
quanto dell'intero popolo tedesco. Resta naturalmente
che in effetti tutti - e non solo i cattolici - a lungo sottovalutarono
il fatto che il nazismo, oltre ad un aspetto guerrafondaio,
presentava una chiara tendenza ad annientare fisicamente qualsiasi
avversario, una tendenza che sfociò nei campi di sterminio.
D.: Tutti?
R.: Sì, tutti.
Parlo anche delle vittime: persino quando già si trovavano
nei lager, fino all'ultimo molti ebrei non si resero conto
pienamente della volontà sterminatrice del nazismo. Del resto
ancora nel 1944 il nome di Auschwitz era ignoto agli alleati.
Ecco perchè trovo ingenue, se non maligne, le accuse
rivolte contro la Chiesa ma anche contro i conservatori o
i socialdemocratici, di aver ignorato nel 1933 quel che
in realtà non si sapeva ancora nel 1944!
[ l' intervista
al vescovo Carlo Manziana è di Giampiero Beltotto e quella
a Ernst Nolte è di Giovanni Del Re; entrambe sono apparse
su Avvenire]
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