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Interviste : al Vescovo di Crema e allo storico Nolte 

di Giuseppe Emmolo

Il futuro vescovo di Crema, Carlo Manziana fu arrestato il 1° gennaio 1944 per la sua attività antinazista. Dalle carceri di Brescia e di Verona venne caricato su uno di quei famosi «treni della morte»con destinazione ora Auschwitz ora Buchenwald ora Dachau. In quest'ultimo campo vi trascorse 15 mesi.

D.: E' vero che la Santa Sede avrebbe potuto fare più di quello che ha fatto per salvare gli ebrei dai lager?

R.: "Non credo. A Dachau vennero imprigionati oltre 1600 sacerdoti polacchi, assieme al loro vescovo. Pensa che la Santa Sede non si sia mossa per salvarli? Non c'era proprio nulla da fare. Di quei 1600 se ne salvarono poche centinaia. Si fa presto a dire che una protesta diplomatica avrebbe sortito effetti positivi. Sì, magari per qualche mese ma poi quelle belve si sarebbero scatenate con rinnovata ferocia contro le popolazioni e contro gli umili. Non dimentichi un particolare davvero illuminante: a Dachau i bambini figli delle SS odiavano i detenuti. Nel campo erano alloggiate le famiglie delle SS, per cui i bambini tutti i giorni erano a contatto con le nostre sofferenze. Ebbene, ricordo come fosse ieri i volti di quelle creature tanto giovani eppure già piene di odio nei nostri confronti" 


Ernst Nolte è lo storico tedesco che con l'italiano De Felice ha contribuito a riscrivere la storia degli eventi di questo secolo sulla base di nuovi documenti e ricerche smantellando molta storiografia superficiale e soprattutto di parte o faziosa.

D.: Professore, si può parlare di colpe della Chiesa?

R.: Chi ha il diritto di affermare che colpevole è chiunque allora non si espresse del tutto negativamente sul nazismo? La verità è che nel 1933 ci fu tutta una serie di persone, movimenti e partiti che si dimostrarono relativamente amichevoli. Sono davvero pochi quelli che possono puntare il dito, tra questi certamente le principali vittime: gli ebrei, i quali possono permettersi di affermare che chiunque abbia avuto rapporti col nazismo si è reso colpevole. Eppure guardi, anche qui si dimostra quanto sia complessa la storia: persino gli stessi ebrei, nel 1933, in buona parte non si espressero in modo tanto negativo contro il nazionalsocialismo. Al contrario, si può anzi trovare tutta una serie di dichiarazioni di Alti rappresentanti della comunità ebraica tedesca che sia pure con riserve - addirittura davano ragione al nazismo, soprattutto per quanto riguardo l'anticomunismo. Se non si ha bene presente questo aspetto, si è fin dall'inizio sulla strada sbagliata.

D.: Dunque se tanti non furono decisamente ostili al nazismo fu anzitutto per l' anticomunismo...

R.: Sì, ma non solo. Anche per il suo nazionalismo tedesco: il partito nazista fu quello che con maggior vigore si oppose al Trattato di pace o come si diceva allora al diktat di pace di Versailles. E non si deve dimenticare che a criticare quel trattato furono anche inglesi come John Maynard Keynes. In altre parole nel 1933 il nazionalsocialismo potè apparire come un movimento che aveva aspetti discutibili e nel contempo disponeva anche di buoni spunti...In Germania ma anche fuori dai confini tedeschi in quegli anni non c'era praticamente nessun gruppo che non mostrasse almeno qualche forma di affinità con il nazismo. Questo vale per tanti socialdemocratici che ritrovavano un'affinità nell'anticomunismo. Ciò non toglie nulla al fatto che i socialdemocratici per il resto furono ostili al nazismo e questo vale anche per la chiesa. Per me è un trucchetto banale quello di sottolineare a fini polemici esclusivamente i punti di affinità, dimenticando quelli di avversione.

D.: Parliamo allora di questi punti di avversione...

R.: La Chiesa Cattolica non ignorava certo gli aspri toni antiromani , anticristiani dei nazisti i quali le rimproveravano di dimenticare l'essenzialità dell'elemento razziale. Pensi all'Enciclica Con ardente preoccupazione, la cui lettura pubblica fu vietata...In generale però almeno all'inizio non fu una lotta per la sopravvivenza. All'epoca la Chiesa non solo quella cattolica lottava per la sopravvivenza ALTROVE - molti lo dimenticano volentieri e cioè nell'URSS. Era questa la preoccupazione più pressante.

D.: Queste preoccupazioni potrebbero aver spinto la Chiesa alla moderazione nella critica...

R.: Sì. Io direi che questo elemento fu decisivo per il successivo atteggiamento di PIO XII. Se il pontefice rifiutò di emettere una pubblica condanna del nazismo, fu per un motivo ben preciso: non voleva attaccare alle spalle la grande guerra sul fronte orientale, contro l'Unione Sovietica, una guerra che NON SENZA RAGIONE egli considerava una guerra di difesa non tanto del nazismo quanto dell'intero popolo tedesco. Resta naturalmente che in effetti tutti - e non solo i cattolici - a lungo sottovalutarono il fatto che il nazismo, oltre ad un aspetto guerrafondaio, presentava una chiara tendenza ad annientare fisicamente qualsiasi avversario, una tendenza che sfociò nei campi di sterminio.

D.: Tutti?

R.: Sì, tutti. Parlo anche delle vittime: persino quando già si trovavano nei lager, fino all'ultimo molti ebrei non si resero conto pienamente della volontà sterminatrice del nazismo. Del resto ancora nel 1944 il nome di Auschwitz era ignoto agli alleati. Ecco perchè trovo ingenue, se non maligne, le accuse rivolte contro la Chiesa ma anche contro i conservatori o i socialdemocratici, di aver ignorato nel 1933 quel che in realtà non si sapeva ancora nel 1944!

[ l' intervista al vescovo Carlo Manziana è di Giampiero Beltotto e quella a Ernst Nolte è di Giovanni Del Re; entrambe sono apparse su Avvenire]