CATECHISMO
DELLA CHIESA CATTOLICA
PARTE TERZA
LA VITA IN CRISTO
SEZIONE SECONDA
I DIECI COMANDAMENTI
CAPITOLO SECONDO
«AMERAI IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO»
ARTICOLO 5
IL QUINTO COMANDAMENTO
« Non uccidere » (Es 20,13).
« Avete inteso che fu detto agli antichi:
"Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto
a giudizio". Ma io vi dico: Chiunque si adira
con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio
» (Mt 5,21-22).
2258 « La vita umana è sacra
perché, fin dal suo inizio, comporta l'azione
creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione
speciale con il Creatore, suo unico fine. Solo Dio
è il Signore della vita dal suo inizio alla sua
fine: nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare
a sé il diritto di distruggere direttamente un essere
umano innocente ». 168
I.
Il rispetto della vita umana
La testimonianza della storia sacra
2259 La Scrittura, nel racconto
dell'uccisione di Abele da parte del fratello Caino,
169 rivela, fin dagli inizi della storia umana,
la presenza nell'uomo della collera e della cupidigia,
conseguenze del peccato originale. L'uomo è diventato
il nemico del suo simile. Dio dichiara la scelleratezza
di questo fratricidio: « Che hai fatto? La voce
del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!
Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera
della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello
» (Gn 4,10-11).
2260 L'Alleanza tra Dio e l'umanità
è intessuta di richiami al dono divino della vita
umana e alla violenza omicida dell'uomo:
« Del sangue vostro anzi, ossia della
vostra vita, io domanderò conto [...]. Chi sparge
il sangue dell'uomo, dall'uomo il suo sangue sarà
sparso, perché ad immagine di Dio egli ha fatto
l'uomo » (Gn 9,5-6).
L'Antico Testamento ha sempre ritenuto
il sangue come un segno sacro della vita. 170
Questo insegnamento è necessario in ogni tempo.
2261 La Scrittura precisa la
proibizione del quinto comandamento: « Non far morire
l'innocente e il giusto » (Es 23,7). L'uccisione
volontaria di un innocente è gravemente contraria
alla dignità dell'essere umano, alla « regola d'oro
» e alla santità del Creatore. La legge che vieta
questo omicidio ha una validità universale: obbliga
tutti e ciascuno, sempre e dappertutto.
2262 Nel discorso della montagna
il Signore richiama il precetto: « Non uccidere
» (Mt 5,21); vi aggiunge la proibizione dell'ira,
dell'odio, della vendetta. Ancora di più: Cristo
chiede al suo discepolo di porgere l'altra guancia,
171 di amare i propri nemici. 172
Egli stesso non si è difeso e ha ingiunto a Pietro
di rimettere la spada nel fodero. 173
La legittima difesa
2263 La legittima difesa delle
persone e delle società non costituisce un'eccezione
alla proibizione di uccidere l'innocente, uccisione
in cui consiste l'omicidio volontario. « Dalla difesa
personale possono seguire due effetti, il primo
dei quali è la conservazione della propria vita;
mentre l'altro è l'uccisione dell'attentatore ».
174 « Nulla impedisce che vi siano due effetti
di uno stesso atto, dei quali uno sia intenzionale
e l'altro preterintenzionale ». 175
2264 L'amore verso se stessi
resta un principio fondamentale della moralità.
È quindi legittimo far rispettare il proprio diritto
alla vita. Chi difende la propria vita non si rende
colpevole di omicidio anche se è costretto a infliggere
al suo aggressore un colpo mortale:
« Se uno nel difendere la propria
vita usa maggior violenza del necessario, il suo
atto è illecito. Se invece reagisce con moderazione,
allora la difesa è lecita [...]. E non è necessario
per la salvezza dell'anima che uno rinunzi alla
legittima difesa per evitare l'uccisione di altri:
poiché un uomo è tenuto di più a provvedere alla
propria vita che alla vita altrui ». 176
2265 La legittima difesa, oltre
che un diritto, può essere anche un grave dovere,
per chi è responsabile della vita di altri. La difesa
del bene comune esige che si ponga l'ingiusto aggressore
in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi
detentori dell'autorità hanno il diritto di usare
anche le armi per respingere gli aggressori della
comunità civile affidata alla loro responsabilità.
2266 Corrisponde ad un'esigenza
di tutela del bene comune lo sforzo dello Stato
inteso a contenere il diffondersi di comportamenti
lesivi dei diritti dell'uomo e delle regole fondamentali
della convivenza civile. La legittima autorità pubblica
ha il diritto ed il dovere di infliggere pene proporzionate
alla gravità del delitto. La pena ha innanzi tutto
lo scopo di riparare il disordine introdotto dalla
colpa. Quando è volontariamente accettata dal colpevole,
essa assume valore di espiazione. La pena poi, oltre
che a difendere l'ordine pubblico e a tutelare la
sicurezza delle persone, mira ad uno scopo medicinale:
nella misura del possibile, essa deve contribuire
alla correzione del colpevole.
2267 L'insegnamento tradizionale
della Chiesa non esclude, supposto il pieno accertamento
dell'identità e della responsabilità del colpevole,
il ricorso alla pena di morte, quando questa fosse
l'unica via praticabile per difendere efficacemente
dall'aggressore ingiusto la vita di esseri umani.
Se, invece, i mezzi incruenti sono sufficienti
per difendere dall'aggressore e per proteggere la
sicurezza delle persone, l'autorità si limiterà
a questi mezzi, poiché essi sono meglio rispondenti
alle condizioni concrete del bene comune e sono
più conformi alla dignità della persona umana.
Oggi, infatti, a seguito delle possibilità
di cui lo Stato dispone per reprimere efficacemente
il crimine rendendo inoffensivo colui che l'ha commesso,
senza togliergli definitivamente la possibilità
di redimersi, i casi di assoluta necessità di soppressione
del reo « sono ormai molto rari, se non addirittura
praticamente inesistenti ». 177
L'omicidio volontario
2268 Il quinto comandamento proibisce
come gravemente peccaminoso l'omicidio diretto
e volontario. L'omicida e coloro che volontariamente
cooperano all'uccisione commettono un peccato che
grida vendetta al cielo. 178
L'infanticidio, 179 il fratricidio,
il parricidio e l'uccisione del coniuge sono crimini
particolarmente gravi a motivo dei vincoli naturali
che infrangono. Preoccupazioni eugenetiche o di
igiene pubblica non possono giustificare nessuna
uccisione, fosse anche comandata dai pubblici poteri.
2269 Il quinto comandamento proibisce
qualsiasi azione fatta con l'intenzione di provocare
indirettamente la morte di una persona. La
legge morale vieta tanto di esporre qualcuno ad
un rischio mortale senza grave motivo, quanto di
rifiutare l'assistenza ad una persona in pericolo.
Tollerare, da parte della società umana,
condizioni di miseria che portano alla morte senza
che ci si sforzi di porvi rimedio, è una scandalosa
ingiustizia e una colpa grave. Quanti nei commerci
usano pratiche usuraie e mercantili che provocano
la fame e la morte dei loro fratelli in umanità,
commettono indirettamente un omicidio, che è loro
imputabile. 180
L'omicidio involontario non è
moralmente imputabile. Ma non si è scagionati da
una colpa grave qualora, senza motivi proporzionati,
si è agito in modo tale da causare la morte, anche
senza l'intenzione di provocarla.
L'aborto
2270 La vita umana deve essere
rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento
del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza,
l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti
della persona, tra i quali il diritto inviolabile
di ogni essere innocente alla vita. 181
« Prima di formarti nel grembo materno,
ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce,
ti avevo consacrato » (Ger 1,5).
« Non ti erano nascoste le mie ossa
quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle
profondità della terra » (Sal 139,15).
2271 Fin dal primo secolo la
Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto
provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane
invariabile. L'aborto diretto, cioè voluto come
un fine o come un mezzo, è gravemente contrario
alla legge morale:
« Non uccidere il bimbo con l'aborto,
e non sopprimerlo dopo la nascita ». 182
« Dio, padrone della vita, ha affidato
agli uomini l'altissima missione di proteggere
la vita, missione che deve essere adempiuta in
modo degno dell'uomo. Perciò la vita, una volta
concepita, deve essere protetta con la massima
cura; e l'aborto come pure l'infanticidio sono
abominevoli delitti ». 183
2272 La cooperazione formale
a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa
sanziona con una pena canonica di scomunica questo
delitto contro la vita umana. « Chi procura l'aborto,
se ne consegue l'effetto, incorre nella scomunica
latae sententiae », 184 « per il fatto
stesso d'aver commesso il delitto » 185
e alle condizioni previste dal diritto. 186
La Chiesa non intende in tal modo restringere il
campo della misericordia. Essa mette in evidenza
la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile
causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e
a tutta la società.
2273 Il diritto inalienabile
alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta
un elemento costitutivo della società civile
e della sua legislazione:
« I diritti inalienabili della persona
dovranno essere riconosciuti e rispettati da parte
della società civile e dell'autorità politica; tali
diritti dell'uomo non dipendono né dai singoli individui,
né dai genitori e neppure rappresentano una concessione
della società e dello Stato: appartengono alla natura
umana e sono inerenti alla persona in forza dell'atto
creativo da cui ha preso origine. Tra questi diritti
fondamentali bisogna, a questo proposito, ricordare:
il diritto alla vita e all'integrità fisica di ogni
essere umano dal concepimento alla morte ».
187
« Nel momento in cui una legge positiva
priva una categoria di esseri umani della protezione
che la legislazione civile deve loro accordare,
lo Stato viene a negare l'uguaglianza di tutti davanti
alla legge. Quando lo Stato non pone la sua forza
al servizio dei diritti di ciascun cittadino, e
in particolare di chi è più debole, vengono minati
i fondamenti stessi di uno Stato di diritto. [...]
Come conseguenza del rispetto e della protezione
che vanno accordati al nascituro, a partire dal
momento del suo concepimento, la legge dovrà prevedere
appropriate sanzioni penali per ogni deliberata
violazione dei suoi diritti ». 188
2274 L'embrione, poiché fin dal
concepimento deve essere trattato come una persona,
dovrà essere difeso nella sua integrità, curato
e guarito, per quanto è possibile, come ogni altro
essere umano.
La diagnosi prenatale è moralmente
lecita, se « rispetta la vita e l'integrità dell'embrione
e del feto umano ed è orientata alla sua salvaguardia
o alla sua guarigione individuale [...]. Ma essa
è gravemente in contrasto con la legge morale quando
contempla l'eventualità, in dipendenza dai risultati,
di provocare un aborto: una diagnosi [...] non deve
equivalere a una sentenza di morte ». 189
2275 « Si devono ritenere leciti
gli interventi sull'embrione umano a patto che rispettino
la vita e l'integrità dell'embrione, non comportino
per lui rischi sproporzionati, ma siano finalizzati
alla sua guarigione, al miglioramento delle sue
condizioni di salute o alla sua sopravvivenza individuale
». 190
« È immorale produrre embrioni umani
destinati a essere sfruttati come "materiale biologico"
disponibile ». 191
« Alcuni tentativi d'intervento sul
patrimonio cromosomico o genetico non sono terapeutici,
ma mirano alla produzione di esseri umani selezionati
secondo il sesso o altre qualità prestabilite. Queste
manipolazioni sono contrarie alla dignità personale
dell'essere umano, alla sua integrità e alla sua
identità » 192 unica, irrepetibile.
L'eutanasia
2276 Coloro la cui vita è minorata
o indebolita richiedono un rispetto particolare.
Le persone ammalate o handicappate devono essere
sostenute perché possano condurre un'esistenza per
quanto possibile normale.
2277 Qualunque ne siano i motivi
e i mezzi, l'eutanasia diretta consiste nel mettere
fine alla vita di persone handicappate, ammalate
o prossime alla morte. Essa è moralmente inaccettabile.
Così un'azione oppure un'omissione che,
da sé o intenzionalmente, provoca la morte allo
scopo di porre fine al dolore, costituisce un'uccisione
gravemente contraria alla dignità della persona
umana e al rispetto del Dio vivente, suo Creatore.
L'errore di giudizio, nel quale si può essere incorsi
in buona fede, non muta la natura di quest'atto
omicida, sempre da condannare e da escludere.
193
2278 L'interruzione di procedure
mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate
rispetto ai risultati attesi può essere legittima.
In tal caso si ha la rinuncia all'« accanimento
terapeutico ». Non si vuole così procurare la morte:
si accetta di non poterla impedire. Le decisioni
devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza
e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno
legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole
volontà e gli interessi legittimi del paziente.
2279 Anche se la morte è considerata
imminente, le cure che d'ordinario sono dovute ad
una persona ammalata non possono essere legittimamente
interrotte. L'uso di analgesici per alleviare le
sofferenze del moribondo, anche con il rischio di
abbreviare i suoi giorni, può essere moralmente
conforme alla dignità umana, se la morte non è voluta
né come fine né come mezzo, ma è soltanto prevista
e tollerata come inevitabile. Le cure palliative
costituiscono una forma privilegiata della carità
disinteressata. A questo titolo devono essere incoraggiate.
Il suicidio
2280 Ciascuno è responsabile
della propria vita davanti a Dio che gliel'ha donata.
Egli ne rimane il sovrano Padrone. Noi siamo tenuti
a riceverla con riconoscenza e a preservarla per
il suo onore e per la salvezza delle nostre anime.
Siamo amministratori, non proprietari della vita
che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo.
2281 Il suicidio contraddice
la naturale inclinazione dell'essere umano a conservare
e a perpetuare la propria vita. Esso è gravemente
contrario al giusto amore di sé. Al tempo stesso
è un'offesa all'amore del prossimo, perché spezza
ingiustamente i legami di solidarietà con la società
familiare, nazionale e umana, nei confronti delle
quali abbiamo degli obblighi. Il suicidio è contrario
all'amore del Dio vivente.
2282 Se è commesso con l'intenzione
che serva da esempio, soprattutto per i giovani,
il suicidio si carica anche della gravità dello
scandalo. La cooperazione volontaria al suicidio
è contraria alla legge morale.
Gravi disturbi psichici, l'angoscia
o il timore grave della prova, della sofferenza
o della tortura possono attenuare la responsabilità
del suicida.
2283 Non si deve disperare della
salvezza eterna delle persone che si sono date la
morte. Dio, attraverso le vie che egli solo conosce,
può loro preparare l'occasione di un salutare pentimento.
La Chiesa prega per le persone che hanno attentato
alla loro vita.
II.
Il rispetto della dignità delle persone
Il rispetto dell'anima altrui: lo
scandalo
2284 Lo scandalo è l'atteggiamento
o il comportamento che induce altri a compiere il
male. Chi scandalizza si fa tentatore del suo prossimo.
Attenta alla virtù e alla rettitudine; può trascinare
il proprio fratello alla morte spirituale. Lo scandalo
costituisce una colpa grave se chi lo provoca con
azione o omissione induce deliberatamente altri
in una grave mancanza.
2285 Lo scandalo assume una gravità
particolare a motivo dell'autorità di coloro che
lo causano o della debolezza di coloro che lo subiscono.
Ha ispirato a nostro Signore questa maledizione:
« Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli,
[...] sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa
al collo una macina girata da asino, e fosse gettato
negli abissi del mare » (Mt 18,6). 194
Lo scandalo è grave quando a provocarlo sono coloro
che, per natura o per funzione, sono tenuti ad insegnare
e ad educare gli altri. Gesù lo rimprovera agli
scribi e ai farisei: li paragona a lupi rapaci in
veste di pecore. 195
2286 Lo scandalo può essere provocato
dalla legge o dalle istituzioni, dalla moda o dall'opinione
pubblica.
Così, si rendono colpevoli di scandalo
coloro che promuovono leggi o strutture sociali
che portano alla degradazione dei costumi e alla
corruzione della vita religiosa, o a « condizioni
sociali che, volutamente o no, rendono ardua o praticamente
impossibile una condotta di vita cristiana, conformata
ai precetti del Sommo Legislatore ». 196
La stessa cosa vale per i capi di imprese i quali
danno regolamenti che inducono alla frode, per i
maestri che « esasperano » 197 i loro
allievi o per coloro che, manipolando l'opinione
pubblica, la sviano dai valori morali.
2287 Chi usa i poteri di cui
dispone in modo tale da spingere ad agire male,
si rende colpevole di scandalo e responsabile del
male che, direttamente o indirettamente, ha favorito.
« È inevitabile che avvengano scandali, ma guai
a colui per cui avvengono » (Lc 17,1).
Il rispetto della salute
2288 La vita e la salute fisica
sono beni preziosi donati da Dio. Dobbiamo averne
ragionevolmente cura, tenendo conto delle necessità
altrui e del bene comune.
La cura della salute dei cittadini
richiede l'apporto della società perché si abbiano
condizioni d'esistenza che permettano di crescere
e di raggiungere la maturità: cibo e indumenti,
abitazione, assistenza sanitaria, insegnamento di
base, lavoro, previdenza sociale.
2289 Se la morale richiama al
rispetto della vita corporea, non ne fa tuttavia
un valore assoluto. Essa si oppone ad una concezione
neo-pagana, che tende a promuovere il culto del
corpo, a sacrificargli tutto, a idolatrare la
perfezione fisica e il successo sportivo. A motivo
della scelta selettiva che tale concezione opera
tra i forti e i deboli, essa può portare alla perversione
dei rapporti umani.
2290 La virtù della temperanza
dispone ad evitare ogni sorta di eccessi,
l'abuso dei cibi, dell'alcool, del tabacco e dei
medicinali. Coloro che, in stato di ubriachezza
o per uno smodato gusto della velocità, mettono
in pericolo l'incolumità altrui e la propria sulle
strade, in mare, o in volo, si rendono gravemente
colpevoli.
2291 L'uso della droga causa
gravissimi danni alla salute e alla vita umana.
Esclusi i casi di prescrizioni strettamente terapeutiche,
costituisce una colpa grave. La produzione clandestina
di droghe e il loro traffico sono pratiche scandalose;
costituiscono una cooperazione diretta, poiché spingono
a pratiche gravemente contrarie alla legge morale.
Il rispetto della persona e la ricerca
scientifica
2292 Le sperimentazioni scientifiche,
mediche o psicologiche, sulle persone o sui gruppi
umani, possono concorrere alla guarigione dei malati
e al progresso della salute pubblica.
2293 La ricerca scientifica di
base e anche la ricerca applicata costituiscono
un'espressione significativa della signoria dell'uomo
sulla creazione. La scienza e la tecnica sono preziose
risorse quando vengono messe al servizio dell'uomo
e ne promuovono lo sviluppo integrale a beneficio
di tutti; non possono tuttavia, da sole, indicare
il senso dell'esistenza e del progresso umano. La
scienza e la tecnica sono ordinate all'uomo, dal
quale traggono origine e sviluppo; esse, quindi,
trovano nella persona e nei suoi valori morali l'indicazione
del loro fine e la coscienza dei loro limiti.
2294 È illusorio rivendicare
la neutralità morale della ricerca scientifica e
delle sue applicazioni. D'altra parte, i criteri
orientativi non possono essere dedotti né dalla
semplice efficacia tecnica, né dall'utilità che
può derivarne per gli uni a scapito degli altri,
né, peggio ancora, dalle ideologie dominanti. La
scienza e la tecnica richiedono, per il loro stesso
significato intrinseco, l'incondizionato rispetto
dei criteri fondamentali della moralità; devono
essere al servizio della persona umana, dei suoi
inalienabili diritti, del suo bene vero e integrale,
in conformità al progetto e alla volontà di Dio.
2295 Le ricerche o sperimentazioni
sull'essere umano non possono legittimare atti in
se stessi contrari alla dignità delle persone e
alla legge morale. L'eventuale consenso dei soggetti
non giustifica simili atti. La sperimentazione sull'essere
umano non è moralmente legittima se fa correre rischi
sproporzionati o evitabili per la vita o l'integrità
fisica e psichica dei soggetti. La sperimentazione
sugli esseri umani non è conforme alla dignità della
persona se, oltre tutto, viene fatta senza il consenso
esplicito del soggetto o dei suoi aventi diritto.
2296 Il trapianto di organi
è conforme alla legge morale se i danni e i
rischi fisici e psichici in cui incorre il donatore
sono proporzionati al bene che si cerca per il destinatario.
La donazione di organi dopo la morte è un atto nobile
e meritorio ed è da incoraggiare come manifestazione
di generosa solidarietà. Non è moralmente accettabile
se il donatore o i suoi aventi diritto non vi hanno
dato il loro esplicito consenso. È inoltre moralmente
inammissibile provocare direttamente la mutilazione
invalidante o la morte di un essere umano, sia pure
per ritardare il decesso di altre persone.
Il rispetto dell'integrità corporea
2297 I rapimenti e la presa
di ostaggi fanno regnare il terrore e, con la
minaccia, esercitano intollerabili pressioni sulle
vittime. Essi sono moralmente illeciti. Il terrorismo
minaccia, ferisce e uccide senza discriminazione;
esso è gravemente contrario alla giustizia e alla
carità. La tortura, che si serve della violenza
fisica o morale per strappare confessioni, per punire
i colpevoli, per spaventare gli oppositori, per
soddisfare l'odio, è contraria al rispetto della
persona e della dignità umana. Al di fuori di prescrizioni
mediche di carattere strettamente terapeutico, le
amputazioni, mutilazioni o sterilizzazioni
direttamente volontarie praticate a persone
innocenti sono contrarie alla legge morale.
198
2298 Nei tempi passati, da parte
delle autorità legittime si è fatto comunemente
ricorso a pratiche crudeli per salvaguardare la
legge e l'ordine, spesso senza protesta dei Pastori
della Chiesa, i quali nei loro propri tribunali
hanno essi stessi adottato le prescrizioni del diritto
romano sulla tortura. Accanto a tali fatti deplorevoli,
però, la Chiesa ha sempre insegnato il dovere della
clemenza e della misericordia; ha vietato al clero
di versare il sangue. Nei tempi recenti è diventato
evidente che tali pratiche crudeli non erano né
necessarie per l'ordine pubblico, né conformi ai
legittimi diritti della persona umana. Al contrario,
esse portano alle peggiori degradazioni. Ci si deve
adoperare per la loro abolizione. Bisogna pregare
per le vittime e per i loro carnefici.
Il rispetto dei morti
2299 Ai moribondi saranno prestate
attenzioni e cure per aiutarli a vivere i loro ultimi
momenti con dignità e pace. Saranno sostenuti dalla
preghiera dei loro congiunti. Costoro si faranno
premura affinché i malati ricevano in tempo opportuno
i sacramenti che preparano all'incontro con il Dio
vivente.
2300 I corpi dei defunti devono
essere trattati con rispetto e carità nella fede
e nella speranza della risurrezione. La sepoltura
dei morti è un'opera di misericordia corporale;
199 rende onore ai figli di Dio, templi dello
Spirito Santo.
2301 L'autopsia dei cadaveri
può essere moralmente ammessa per motivi di inchiesta
legale o di ricerca scientifica. Il dono gratuito
di organi dopo la morte è legittimo e può essere
meritorio.
La Chiesa permette la cremazione, se
tale scelta non mette in questione la fede nella
risurrezione dei corpi. 200
III.
La difesa della pace
La pace
2302 Richiamando il comandamento:
« Non uccidere » (Mt 5,21), nostro Signore
chiede la pace del cuore e denuncia l'immoralità
dell'ira omicida e dell'odio.
L'ira è un desiderio di vendetta.
« Desiderare la vendetta per il male di chi va punito
è illecito »; ma è lodevole imporre una riparazione
« al fine di correggere i vizi e di conservare il
bene della giustizia ». 201 Se l'ira
si spinge fino al proposito di uccidere il prossimo
o di ferirlo in modo brutale, si oppone gravemente
alla carità; è un peccato mortale. Il Signore dice:
« Chiunque si adira contro il proprio fratello,
sarà sottoposto a giudizio » (Mt 5,22).
2303 L'odio volontario
è contrario alla carità. L'odio del prossimo è un
peccato quando l'uomo vuole deliberatamente per
lui il male. L'odio del prossimo è un peccato grave
quando deliberatamente si desidera per lui un grave
danno. « Ma io vi dico: amate i vostri nemici e
pregate per i vostri persecutori, perché siate figli
del Padre vostro celeste... » (Mt 5,44-45).
2304 Il rispetto e lo sviluppo
della vita umana richiedono la pace. La pace
non è la semplice assenza della guerra e non può
ridursi ad assicurare l'equilibrio delle forze contrastanti.
La pace non si può ottenere sulla terra senza la
tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione
tra gli esseri umani, il rispetto della dignità
delle persone e dei popoli, l'assidua pratica della
fratellanza. È la « tranquillità dell'ordine ».
202 È « frutto della giustizia » (Is 32,17)
ed effetto della carità. 203
2305 La pace terrena è immagine
e frutto della pace di Cristo, il « Principe
della pace » (Is 9,5) messianica. Con il
sangue della sua croce, egli ha distrutto in se
stesso l'inimicizia, 204 ha riconciliato
gli uomini con Dio e ha fatto della sua Chiesa il
sacramento dell'unità del genere umano e della sua
unione con Dio. 205 « Egli è la nostra
pace » (Ef 2,14). E proclama: « Beati gli
operatori di pace » (Mt 5,9).
2306 Coloro che, per la salvaguardia
dei diritti dell'uomo, rinunciano all'azione violenta
e cruenta e ricorrono a mezzi di difesa che sono
alla portata dei più deboli, rendono testimonianza
alla carità evangelica, purché ciò si faccia senza
pregiudizio per i diritti e i doveri degli altri
uomini e delle società. Essi legittimamente attestano
la gravità dei rischi fisici e morali del ricorso
alla violenza, che causa rovine e morti. 206
Evitare la guerra
2307 Il quinto comandamento proibisce
la distruzione volontaria della vita umana. A causa
dei mali e delle ingiustizie che ogni guerra provoca,
la Chiesa con insistenza esorta tutti a pregare
e ad operare perché la bontà divina ci liberi dall'antica
schiavitù della guerra. 207
2308 Tutti i cittadini e tutti
i governanti sono tenuti ad adoperarsi per evitare
le guerre.
« Fintantoché esisterà il pericolo della
guerra e non ci sarà un'autorità internazionale
competente, munita di forze efficaci, una volta
esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento,
non si potrà negare ai governi il diritto di una
legittima difesa ». 208
2309 Si devono considerare con
rigore le strette condizioni che giustificano una
legittima difesa con la forza militare. Tale
decisione, per la sua gravità, è sottomessa a rigorose
condizioni di legittimità morale. Occorre contemporaneamente:
— che il danno causato dall'aggressore
alla nazione o alla comunità delle nazioni sia durevole,
grave e certo;
— che tutti gli altri mezzi per porvi
fine si siano rivelati impraticabili o inefficaci;
— che ci siano fondate condizioni di
successo;
— che il ricorso alle armi non provochi
mali e disordini più gravi del male da eliminare.
Nella valutazione di questa condizione ha un grandissimo
peso la potenza dei moderni mezzi di distruzione.
Questi sono gli elementi tradizionali
elencati nella dottrina detta della « guerra giusta
».
La valutazione di tali condizioni di
legittimità morale spetta al giudizio prudente di
coloro che hanno la responsabilità del bene comune.
2310 I pubblici poteri, in questo
caso, hanno il diritto e il dovere di imporre ai
cittadini gli obblighi necessari alla difesa
nazionale.
Coloro che si dedicano al servizio della
patria nella vita militare sono servitori della
sicurezza e della libertà dei popoli. Se rettamente
adempiono il loro dovere, concorrono veramente al
bene comune della nazione e al mantenimento della
pace. 209
2311 I pubblici poteri provvederanno
equamente al caso di coloro che, per motivi di coscienza,
ricusano l'uso delle armi; essi sono nondimeno tenuti
a prestare qualche altra forma di servizio alla
comunità umana. 210
2312 La Chiesa e la ragione umana
dichiarano la permanente validità della legge
morale durante i conflitti armati. « Né per
il fatto che una guerra è ormai disgraziatamente
scoppiata, diventa per questo lecita ogni cosa tra
le parti in conflitto ». 211
2313 Si devono rispettare e trattare
con umanità i non-combattenti, i soldati feriti
e i prigionieri.
Le azioni manifestamente contrarie al
diritto delle genti e ai suoi principi universali,
non diversamente dalle disposizioni che le impongono,
sono crimini. Non basta un'obbedienza cieca a scusare
coloro che vi si sottomettono. Così lo sterminio
di un popolo, di una nazione o di una minoranza
etnica deve essere condannato come peccato mortale.
Si è moralmente in obbligo di far resistenza agli
ordini che comandano un « genocidio ».
2314 « Ogni atto di guerra che
indiscriminatamente mira alla distruzione di intere
città o di vaste regioni e dei loro abitanti, è
delitto contro Dio e contro la stessa umanità e
con fermezza e senza esitazione deve essere condannato
». 212 Un rischio della guerra moderna
è di offrire l'occasione di commettere tali crimini
a chi detiene armi scientifiche, in particolare
atomiche, biologiche o chimiche.
2315 L'accumulo delle armi
sembra a molti un modo paradossale di dissuadere
dalla guerra eventuali avversari. Costoro vedono
in esso il più efficace dei mezzi atti ad assicurare
la pace tra le nazioni. Riguardo a tale mezzo di
dissuasione vanno fatte severe riserve morali. La
corsa agli armamenti non assicura la pace.
Lungi dall'eliminare le cause di guerra, rischia
di aggravarle. L'impiego di ricchezze enormi nella
preparazione di armi sempre nuove impedisce di soccorrere
le popolazioni indigenti; 213 ostacola
lo sviluppo dei popoli. L'armarsi ad oltranza
moltiplica le cause di conflitti ed aumenta
il rischio del loro propagarsi.
2316 La produzione e il commercio
delle armi toccano il bene comune delle nazioni
e della comunità internazionale. Le autorità pubbliche
hanno pertanto il diritto e il dovere di regolamentarli.
La ricerca di interessi privati o collettivi a breve
termine non può legittimare imprese che fomentano
la violenza e i conflitti tra le nazioni e che compromettono
l'ordine giuridico internazionale.
2317 Le ingiustizie, gli eccessivi
squilibri di carattere economico o sociale, l'invidia,
la diffidenza e l'orgoglio che dannosamente imperversano
tra gli uomini e le nazioni, minacciano incessantemente
la pace e causano le guerre. Tutto quanto si fa
per eliminare questi disordini contribuisce a costruire
la pace e ad evitare la guerra:
« Gli uomini, in quanto peccatori,
sono e saranno sempre sotto la minaccia della
guerra fino alla venuta di Cristo; ma, in quanto
riescono, uniti nell'amore, a vincere il peccato,
essi vincono anche la violenza, fino alla realizzazione
di quella parola divina: "Forgeranno le loro spade
in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non
alzerà più la spada contro un altro popolo, non
si eserciteranno più nell'arte della guerra" (Is
2,4) ». 214
In sintesi
2318 Dio « ha in mano
l'anima di ogni vivente e il soffio di ogni carne
umana » (Gb 12,10).
2319 Ogni vita umana, dal
momento del concepimento fino alla morte, è sacra,
perché la persona umana è stata voluta per se stessa
ad immagine e somiglianza del Dio vivente e santo.
2320 L'uccisione di un essere
umano è gravemente contraria alla dignità della
persona e alla santità del Creatore.
2321 La proibizione dell'omicidio
non abroga il diritto di togliere, ad un ingiusto
aggressore, la possibilità di nuocere. La legittima
difesa è un dovere grave per chi ha la responsabilità
della vita altrui o del bene comune.
2322 Fin dal concepimento
il bambino ha diritto alla vita. L'aborto diretto,
cioè voluto come un fine o come un mezzo, è una
pratica « vergognosa », 215
gravemente contraria alla legge morale. La Chiesa
condanna con la pena canonica di scomunica questo
delitto contro la vita umana.
2323 Dal momento che deve
essere trattato come una persona fin dal concepimento,
l'embrione deve essere difeso nella sua integrità,
curato e guarito come ogni altro essere umano.
2324 L'eutanasia volontaria,
qualunque ne siano le forme e i motivi, costituisce
un omicidio. È gravemente contraria alla dignità
della persona umana e al rispetto del Dio vivente,
suo Creatore.
2325 Il suicidio è gravemente
contrario alla giustizia, alla speranza e alla carità.
È proibito dal quinto comandamento.
2326 Lo scandalo costituisce
una colpa grave quando chi lo provoca con azione
o con omissione deliberatamente spinge altri a peccare
gravemente.
2327 Si deve fare tutto ciò
che è ragionevolmente possibile per evitare la guerra,
dati i mali e le ingiustizie di cui è causa. La
Chiesa prega: « Dalla fame, dalla peste e
dalla guerra liberaci, Signore ».
2328 La Chiesa e la ragione
umana dichiarano la permanente validità della legge
morale durante i conflitti armati. Le pratiche contrarie
al diritto delle genti e ai suoi principi universali,
deliberatamente messe in atto, sono crimini.
2329 La corsa agli armamenti
è una delle piaghe più gravi dell'umanità e danneggia
in modo intollerabile i poveri. 216
2330 « Beati gli operatori
di pace, perché saranno chiamati figli di Dio
» (Mt 5,9).
(168)Congregazione
per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae,
Introductio, 5: AAS 80 (1988) 76-77.
(169) Cf Gn 4,8-12.
(170) Cf Lv 17,14.
(171) Cf Mt 5,22-26.38-39.
(172) Cf Mt 5,44.
(173) Cf Mt 26,52.
(174)San Tommaso d'Aquino,
Summa theologiae, II-II, q. 64, a. 7, c:
Ed. Leon. 9, 74.
(175)San Tommaso d'Aquino,
Summa theologiae, II-II, q. 64, a. 7, c:
Ed. Leon. 9, 74.
(176)San Tommaso d'Aquino,
Summa theologiae, II-II, q. 64, a. 7, c:
Ed. Leon. 9, 74.
(177)Giovanni Paolo II,
Lett. enc. Evangelium vitae, 56: AAS 87 (1995)
464.
(178) Cf Gn 4, 10.
(179) Cf Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 51: AAS
58 (1966) 1072.
(180) Cf Am 8,4-10.
(181) Cf Congregazione
per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae,
1, 1: AAS 80 (1988) 79.
(182)Didaché 2,
2: SC 248, 148 (Funk 1, 8); cf Lettera dello
Pseudo Barnaba 19, 5: SC 172, 202 (Funk 1, 90);
Lettera a Diogneto 5, 6: SC 33, 62 (Funk
1, 398); Tertulliano, Apologeticum, 9, 8:
CCL 1, 103 (PL 1, 371-372).
(183)Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 51: AAS
58 (1966) 1072.
(184)CIC canone 1398.
(185) CIC canone 1314.
(186) Cf CIC canoni 1323-1324.
(187)Congregazione per
la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae,
3: AAS 80 (1988) 98-99.
(188)Congregazione per
la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae,
3: AAS 80 (1988) 99.
(189)Congregazione per
la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae,
1, 2: AAS 80 (1988) 79-80.
(190)Congregazione per
la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae,
1, 3: AAS 80 (1988) 80-81.
(191)Congregazione per
la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae,
1, 5: AAS 80 (1988) 83.
(192) Congregazione per
la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae,
1, 6: AAS 80 (1988) 85.
(193) Cf Sacra Congregazione
per la Dottrina della Fede, Dich. Iura et bona:
AAS 72 (1980) 542-552.
(194) Cf 1 Cor 8,10-13.
(195) Cf Mt 7,15.
(196)Pio XII, Messaggio
radiofonico (1o giugno 1941): AAS 33 (1941) 197.
(197) Cf Ef 6,4;
Col 3,21.
(198) Cf Pio XI, Lett.
enc. Casti connubii: DS 3722-3723.
(199) Cf Tb 1,16-18.
(200) Cf CIC canone 1176,
§ 3.
(201)San Tommaso d'Aquino,
Summa theologiae, II-II, q. 158, a. 1, ad
3: Ed. Leon. 10, 273.
(202)Sant'Agostino, De
civitate Dei, 19, 13: CSEL 402, 395 (PL 41,
640).
(203) Cf Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 78: AAS
58 (1966) 1101.
(204) Cf Ef 2,16;
Col 1,20-22.
(205) Cf Concilio Vaticano
II, Cost. dogm. Lumen gentium, 1: AAS 57
(1965) 5.
(206) Cf Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 78: AAS
58 (1966) 1101-1102.
(207) Cf Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 81: AAS
58 (1966) 1105.
(208)Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 79: AAS
58 (1966) 1103.
(209) Cf Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 79: AAS
58 (1966) 1103.
(210) Cf Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 79: AAS
58 (1966) 1103.
(211)Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 79: AAS
58 (1966) 1103.
(212)Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 80: AAS
58 (1966) 1104.
(213) Cf Paolo VI, Lett.
enc. Populorum progressio, 53: AAS 59 (1967)
283.
(214)Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 78: AAS
58 (1966) 1102.
(215) Cf Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 27: AAS
58 (1966) 1048.
(216) Cf Concilio Vaticano
II, Cost. past. Gaudium et spes, 81: AAS
58 (1966) 1105.
|