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Il Codice da Vinci: FAQ
- Risposta ad alcune domande frequenti
di Massimo Introvigne
tratto da www.cesnur.org
Il Codice Da Vinci è solo un romanzo: perché
criticarlo come se fosse un’opera storica?
Chi pone questa domanda di solito non ha letto la pagina de Il
Codice Da Vinci intitolata Informazioni storiche, dove l’autore
Dan Brown afferma che «tutte le descrizioni [...] di documenti
e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà»
e si fondano in particolare sul fatto che «nel 1975, presso
la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte
alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets» con la storia
del Priorato di Sion.
Forse in risposta alle molte controversie, a partire dalla sesta
ristampa la pagina Informazioni storiche - pagina 9 dell’edizione
italiana Mondadori - era sparita, sostituita da una pagina 9 interamente
bianca: ma naturalmente rimaneva nell’edizione inglese, e
nelle prime sei tirature italiane in possesso di un numero relativamente
ristretto di «fortunati». Forse dopo che chi scrive
ha fatto reiteratamente notare la curiosa sparizione di pagina 9
in Italia nel corso di trasmissioni radiofoniche e televisive, questa
è «miracolosamente» ricomparsa.
Ma queste pergamene, note come Les Dossiers Secrets, esistono
davvero?
Presso la Bibliothèque Nationale di Parigi sono stati non
«scoperti» ma depositati nel 1967, non nel 1975, Les
Dossiers secrets de Henri Lobineau. Non si tratta di pergamene ma
di testi che parlano del modo di interpretare certe pergamene, le
quali non erano allora né sono adesso alla Biblioteca Nazionale
di Parigi, ma erano state consegnate da Pierre Plantard (1920-2000),
insieme a un suo manoscritto, a un autore di libri popolari sui
«misteri della Francia», Gérard de Sède
(1921-2004), che avrebbe poi rielaborato e pubblicato il manoscritto
come L’Or de Rennes ou la Vie insolite de Bérenger
Saunière, curé de Rennes-le-Château (Julliard,
Parigi 1967). Oggi le pergamene (ammesso che si tratti proprio di
quelle) sono in possesso di Jean-Luc Chaumeil, un controverso autore
francese di libri sull'esoterismo che afferma di averle ricevute
da Plantard negli anni 1970, mentre Les Dossiers secrets si trovano
ancora alla Biblioteca Nazionale di Parigi.
Le pergamene e i Dossier secrets sono autentici documenti
sulla storia dell’antico Priorato di Sion?
È assolutamente certo che sia Les Dossiers secrets sia le
pergamene sono documenti falsi compilati nello stesso anno 1967,
e tutte le persone coinvolte nella falsificazione lo hanno ammesso,
sia pure dopo qualche anno. Gérard de Sède, che li
ha fatti conoscere per primo nel suo libro L’Or de Rennes
in un’opera pubblicata vent’anni dopo li definiva «apocrifi»
ispirati da un «sensazionalismo mercantile» (G. de Sède,
Rennes-le-Château. Le dossier, les impostures, les phantasmes,
les hypothèses, Robert Laffont, Parigi 1988, p. 107), e sosteneva
perfino di avere disseminato ne L’Or de Rennes sufficienti
indizi perché un lettore attento potesse leggere tra le righe
che si trattava di falsi (ibid., p. 108). Secondo Gérard
de Sède le pergamene erano state fabbricate da Philippe de
Chérisey (1925-1985), un marchese attore di sceneggiati televisivi
e appassionato di enigmistica. In effetti, de Chérisey non
solo ha ripetutamente ammesso di avere confezionato queste pergamene,
sia in lettere sia in testi pubblicati a stampa (Circuit, presso
l’Autore, Liegi 1968; L’Or de Rennes pour un Napoléon,
presso l’Autore, Parigi 1975; L’Énigme de Rennes,
Parigi 1978), ma a partire già dall’8 ottobre 1967
(come attesta una lettera del suo avvocato B. Boccon-Gibod, cortesemente
trasmessa a chi scrive dal ricercatore inglese Paul Smith) si è
mosso - sostanzialmente senza ottenere soddisfazione fino alla morte
- perché gli venisse riconosciuto il compenso pattuito e
mai pagato da Pierre Plantard e dallo stesso de Sède. Infine,
anche il terzo dei tre moschettieri coinvolti nella mistificazione,
Pierre Plantard, ha ammesso che i documenti sono falsi. Nell’aprile
1989 sul numero 1 della seconda serie della sua rivista Vaincre
Plantard si fa intervistare e dichiara che Les Dossier secrets (che
sono firmati da un certo «Philippe Toscan du Plantier»)
sono documenti falsi fabbricati da Philippe de Chérisey e
da Philippe Toscan du Plantier, che sarebbe stato un suo giovane
discepolo che agiva però sotto l’influsso dell’LSD
(Noël Pinot, «L’Interview de M. Pierre Plantard
de Saint-Clair», Vaincre [2a serie], n. 1, aprile 1989, pp.
5-6). È possibile che in realtà non esistesse nessun
«Philippe Toscan du Plantier» e che co-autore dei falsi
con de Chérisey sia Plantard stesso. Ma l’essenziale
è che tutti e tre gli autori dei Dossier secrets e degli
altri «documenti» depositati negli stessi anni alla
Biblioteca Nazionale di Parigi abbiano ammesso la loro natura di
falsi, pubblicamente e per iscritto.
Ma che cosa contenevano di tanto interessante Les Dossiers
secrets e perché secondo Dan Brown confermano l’essenziale
de Il Codice Da Vinci?
Secondo Les Les Dossiers secrets de Henri Lobineau (tra parentesi,
anche «Henri Lobineau» è un nome inventato dai
tre moschettieri di cui sopra) i legittimi pretendenti al trono
di Francia sono tuttora i Merovingi, detronizzati nel 751 dai Carolingi.
E, contrariamente a quanto si crede, i Merovingi non sono estinti
ma hanno discendenti ancora viventi, l’ultimo dei quali era
nel 1967 Pierre Plantard, che dunque era l’unico vero pretendente
al ruolo di re di Francia (s’intende, in caso di un’improbabile
restaurazione monarchica). Per proteggere dai Carolingi e poi da
altri nemici i discendenti dei Merovingi sarebbe nata una società
segreta, il Priorato di Sion, che - sempre secondo i documenti falsi
depositati alla Biblioteca Nazionale di Parigi negli anni 1960 -
avrebbe avuto come Gran Maestri alchimisti ed esoteristi come Nicolas
Flamel (ben noto anche ai lettori dei romanzi della serie Harry
Potter, ma personaggio storico nato nel 1330 e morto nel 1418),
Robert Fludd (1574-1637) e il principale originatore della leggenda
dei rosacroce, Johann Valentin Andreae (1586-1654), nonché
scienziati come Leonardo da Vinci (1452-1519) e Isaac Newton (1642-1727).
Gli ultimi Gran Maestri sarebbero stati gli scrittori Charles Nodier
(1780-1844) e Victor Hugo (1802-1885), il musicista Claude Debussy
(1862-1918), il poeta e drammaturgo Jean Cocteau (1889-1963) e monsignor
François Ducaud-Bourget (1897-1984), un sacerdote legato
allo scisma di monsignor Marcel Lefebvre (1905-1991), che avrebbe
trasmesso la carica a Plantard. Per puro caso la verità sul
Priorato di Sion e le famose pergamene, nascoste nella chiesa parrocchiale
di un un paesino francese di meno di cento abitanti nel dipartimento
dell’Aude, ai piedi dei Pirenei orientali, Rennes-le-Château,
sarebbero state scoperte nel 1897 dal parroco del paese, Berenger
Saunière (1852-1917), che grazie alla conoscenza del segreto
sarebbe entrato in relazione con gli ambienti esoterici e politici
dell’epoca e sarebbe diventato favolosamente ricco.
Un momento: nel Codice Da Vinci il punto essenziale è
che i Merovingi, protetti dal Priorato di Sion, non sono solo i
legittimi pretendenti al trono di Francia ma sono i discendenti
dei figli nati dal matrimonio fra Gesù Cristo e Maria Maddalena.
Di questo Les Dossiers secrets e gli altri documenti non parlano?
No, non ne parlano affatto. La parte della storia relativa a Gesù
Cristo e a Maria Maddalena nasce tra il 1969 e il 1970, quando della
vicenda del Priorato di Sion comincia a interessarsi un attore inglese
che aveva recitato nello sceneggiato televisivo The Avengers (in
Italia Agente speciale) negli anni 1960 con il nome di Henry Soskin,
ed era poi diventato regista di documentari su soggetti misteriosi
con il nome di Henry Lincoln. Questo attore e documentarista inglese
entra in contatto con il trio de Chérisey - Plantard - de
Sède e decide di riscrivere la storia de L’Or de Rennes
in una forma più adatta al pubblico di lingua inglese, presentandola
prima in tre documentari trasmessi dalla BBC tra il 1972 e il 1979
e poi in un libro pubblicato nel 1982 con l’aiuto di Michael
Baigent e Richard Leigh The Holy Blood and the Holy Grail (tradotto
in italiano nello stesso anno come Il Santo Graal, Mondadori, Milano).
Lincoln si rende conto che a chi spetti il titolo di pretendente
al trono di Francia è di scarso interesse per il pubblico
inglese. Nello stesso tempo era stato introdotto da Plantard nel
piccolo mondo delle organizzazioni esoteriche francesi dove aveva
conosciuto Robert Ambelain (1907-1997), una figura notissima di
questo ambiente. Nel 1970 Ambelain aveva pubblicato Jésus
ou Le mortel secret des templiers (Robert Laffont, Parigi), dove
sosteneva che Gesù Cristo aveva una compagna, pur non essendo
legalmente sposato, e identificava questa «concubina»
in Salomé. Lincoln mette insieme la storia del matrimonio
di Gesù, che ricava da Ambelain, con quella dei Merovingi
di Plantard e «rivela» che i Merovingi protetti dal
Priorato di Sion sono importanti, ben al di là della rivendicazione
del trono di Francia, perché discendono da Gesù Cristo
e dalla Maddalena.
Ma Lincoln sapeva che i documenti erano falsi?
Sì: non solo perché nell’ambiente delle organizzazioni
esoteriche dove si era introdotto in Francia lo sapevano più
o meno tutti, ma perché glielo aveva detto Philippe de Chérisey,
come risulta da lettere di quest’ultimo (alcune riprodotte
in Pierre Jarnac, Les Archives de Rennes-le-Château. Tome
2, Belisane, Nizza 1988). In effetti il punto debole de Il Santo
Graal è proprio che troppe persone conoscono l’origine
spuria dei documenti su cui si fonda. Così, dopo avere trattato
direttamente con de Chérisey dietro le spalle di Plantard,
poi avere rinnegato anche il marchese-attore, nel 1986 Lincoln e
soci procedono brutalmente alla «bonifica» o «de-plantardizzazione»
del Priorato di Sion con The Messianic Legacy (in italiano L’eredità
messianica, Tropea, Milano 1996). Presentano come grande scoperta
quello che in un certo ambiente francese tutti sanno: Plantard è
un mistificatore (anche se forse non soltanto un mistificatore)
e molti dei documenti sono falsi. Ma altri, insistono gli inglesi,
sono veri: forse non è Plantard l’ultimo discendente
di Gesù Cristo e il vero Priorato di Sion non è il
suo, ma comunque esistono discendenti del matrimonio fra Gesù
Cristo e la Maddalena, lo sono stati i Merovingi, e c’è
un «vero» Priorato di Sion che sta dietro a molte vicende
contemporanee: la P2, lo scandalo del Banco Ambrosiano, lo scisma
di monsignor Lefebvre, le vicende della mafia italiana e tante altre,
in un tour de force che fa girare la testa al lettore e le cui componenti
hanno in comune solo un’avversione quasi patologica al «Vaticano»
e alla Chiesa cattolica.
E Il Codice Da Vinci deriva da Il Santo Graal?
Ne deriva tanto direttamente che due degli autori de Il Santo Graal,
Baigent e Leigh - offesi anche perché Brown, a loro dire,
avrebbe aggiunto le beffe al danno chiamando il cattivo della storia
Leigh di nome e Teabing (un’anagramma di Baigent) di cognome
- hanno avviato nell’ottobre 2004 un’azione legale contro
Dan Brown accusandolo di avere nella sostanza copiato il loro libro
(dove ci sono già il collegamento con la cappella di Rosslyn,
la chiesa di Saint-Sulpice, l’idea che il Santo Graaal sia
il Sang réal, cioè una persona che ha in sé
il sangue di Gesù Cristo). Lincoln «ha deciso di non
partecipare all’azione per la violazione del diritto d’autore
a causa delle sue cattive condizioni di salute, ma dichiara di sostenerla»
(Elizabeth Day, «Da Vinci Code Bestseller Is Plagiarism, Authors
Claim», The Sunday Telegraph, 3 ottobre 2004). Il 6 aprile
2006 Brown ha vinto il caso per una ragione tecnica: in base alla
legge inglese è lecito utilizzare per un romanzo materiale
tratto da un’opera “storica”, non importa se di
pessima qualità, e Baigent, Leigh e Lincoln hanno sempre
sostenuto che il loro era un saggio “storico” e non
un’opera di fiction. Peraltro la sentenza (di cui si veda
il testo integrale) ha confermato sia che Il Codice da Vinci si
è ampiamente ispirato a Il Santo Graal, sia che quest’ultimo
si basa sulla “complessa mistificazione” di Plantard.
Si legga anche la significativa “autobiografia” depositata
da Dan Brown come memoria nel processo.
Non potrebbe avere ragione L’eredità messianica,
nel senso che documenti falsi sono stati fabbricati per corroborare
una storia vera? Cominciando dall’inizio, il Priorato di Sion
esiste?
Esiste certamente. È stato fondato il 7 maggio 1956 ad Annemasse
da Pierre Plantard con statuti regolarmente depositati presso la
Sotto-Prefettura di Saint-Julien-en-Genevois con il nome completo
di Priorato di Sion - C.I.R.C.U.I.T. (Cavalleria di Istituzione
e Regola Cattolica e di Unione Indipendente Tradizionalista). Gli
statuti all’articolo 3 danno anche conto delle origini del
nome, il quale deriva non da Gerusalemme ma dal Monte Sion, una
montagnola presso Annemasse, dove si intende realizzare «un
PRIORATO che servirà da centro di studio, meditazione, riposo
e preghiere» per uno dei tanti ordini esoterici che proliferavano
in Francia all’epoca. Del resto, il Priorato di Sion riprendeva
lo schema di altre organizzazioni che Plantard aveva fondato fin
da quando aveva 17 anni nel 1937 con il nome rispettivamente di
Union Française, Rénovation Nationale Française
e Alpha Galates. Con queste organizzazioni il Priorato di Sion aveva
in comune interessi politici (monarchici: Plantard era partito da
un interesse per l’Action Française, ancorché
ad Annemasse si occupasse soprattutto di sostenere un progetto di
realizzazione di case popolari) e il fatto di non avere mai superato
la dozzina di membri. Comunque, il Priorato di Sion fondato nel
1956 ad Annemasse esiste ancora oggi, come minuscola organizzazione
nel variegato panorama degli ordini iniziatici francesi.
Ma il Priorato di Sion non è stato fondato da Goffredo
di Buglione (1060-1100)?
Negli anni 1960, quando preparava la falsificazione dei Dossiers
secrets, Plantard - che, come sappiamo, aveva tratto il nome «Priorato
di Sion» da una montagnola sopra Annemasse dove pensava nel
1956 di installare una casa per ritiri spirituali - ha ritrovato
nella storia delle Crociate (cui si è più volte ispirato
per le sue fantasie) una «Abbazia di Nostra Signora del Monte
Sion» fondata nel 1099 a Gerusalemme appunto da Goffredo,
divenuto re di Gerusalemme in seguito alla Prima Crociata. La comunità
di monaci dell’abbazia (e non «priorato», dal
momento che il superiore è chiamato abate e non priore) in
Palestina continua a esistere fino al 1291, quando è travolta
dall’avanzata musulmana. I pochi monaci sopravvissuti si rifugiano
in Sicilia, dove la loro comunità si estingue nel XIV secolo.
Si tratta di una normale comunità monastica senza alcun collegamento
con i Templari, la Maddalena o segreti esoterici il cui «recupero»
da parte di Plantard si risolve nel semplice riferimento a un nome.
E i vari personaggi famosi - Leonardo da Vinci, Newton,
Victor Hugo - non hanno avuto relazioni con il Priorato di Sion?
Certamente no: né con quello di Plantard, fondato nel 1956,
e neppure con l’abbazia di monaci fondata in Palestina, estinta
nel XIV secolo. In realtà Plantard ha ricavato il suo elenco
di Gran Maestri del Priorato di Sion dall'elenco di presunti Imperator,
cioè capi supremi, e "membri eminenti" dell'AMORC,
l'Antico e Mistico Ordine Rosae Crucis, fondato nel 1915 negli Stati
Uniti da Harvey Spencer Lewis (1883-1939) e con esponenti della
cui branca francese Plantard era in contatto fin dagli anni 1940.
Tranne Cocteau e monsignor Ducaud-Bourget tutti i nomi di Gran Maestri
del Priorato di Sion si ritrovano, vedi caso, in genealogie mitiche
costruite da esponenti dell'AMORC (alcuni dei quali hanno peraltro
in seguito lasciato lo stesso AMORC). In verità tutte le
organizzazioni esoteriche fondate dal XVIII secolo a oggi si dotano
di genealogie mitiche che risalgono ai Templari, a Noè, a
san Giovanni o a Salomone e passano per personaggi famosi della
storia, della letteratura e dell’arte. In genere i loro membri
meno sprovveduti sono consapevoli del carattere meramente simbolico
e mitico di queste genealogie.
Ma Leonardo non ha lasciato tracce della sua conoscenza
del segreto del Priorato di Sion ne L’ultima cena, dove il
personaggio raffigurato alla destra di Gesù Cristo sembra
proprio una donna?
L’idea è stata definita «assurda» da una
delle maggiori specialiste contemporanee di Leonardo, la professoressa
Judith Veronica Field, docente alla University of London e presidentessa
della Leonardo Da Vinci Society (cfr. Gary Stern, «Expert
Dismiss Theories in Popular Book», The Journal News, 2 novembre
2003). Poiché tuttavia nei quadri ognuno vede quello che
vuole vedere, più o meno suggestionato dalle letture che
ha fatto, è importante segnalare che se il personaggio raffigurato
da Leonardo alla destra di Gesù Cristo sia una donna o un
uomo non è poi così importante per tutta la questione
che ci occupa. Né è necessario tornare sulla vexata
quaestio se Leonardo fosse eterosessuale, omosessuale o bisessuale,
su cui ormai esiste una vasta letteratura, e se il suo gusto per
forme maschili talora effeminate non costituisca a suo modo un elemento
di cui tenere conto in questa discussione. Chi si affanna a discutere
di questo problema si lascia sfuggire l’essenziale. Ammettendo
- per assurdo - che Leonardo pensasse che la persona seduta alla
destra di Gesù Cristo nell’Ultima Cena fosse una donna,
ci si deve ancora chiedere in che modo questo dimostri che: (a)
egli credeva che quella donna fosse la Maddalena; (b) il fatto che
Leonardo lo credesse prova che sia vero; (c) la Maddalena ha partecipato
all’Ultima Cena perché era la moglie di Gesù
Cristo; (d) i due hanno avuto figli; (e) i quali avrebbero dovuto
governare la Chiesa; (e) e per preservare questa verità è
nato un ordine occulto, il Priorato di Sion; (f) del quale faceva
parte Leonardo. Come si vede, la strada da percorrere è molto,
molto lunga. Di tutti questi passaggi non solo non ci sono prove
ma si sa con certezza chi, quando, dove e come ha inventato la leggenda
del Priorato di Sion.
E le pergamene trovate dal parroco Saunière a Rennes-le-Château
e portate ad esaminare a Parigi, in un viaggio in seguito al quale
il parroco è diventato miliardario?
Non sono mai esistite pergamene (benché il parroco, nel
corso di lavori nella chiesa parrocchiale, abbia trovato diversi
reperti archeologici, esposti nel Museo di Rennes-le-Château
e che non hanno niente a che fare con la Maddalena né con
il Priorato di Sion) e Saunière, che ha tenuto taccuini minutissimi
di che cosa faceva e quali somme spendeva giorno per giorno (anch’essi
consultabili al Museo di Rennes-le-Château), non è
mai stato a Parigi in vita sua. Non è neanche diventato miliardario,
pur avendo potuto acquistare alcune proprietà e costruirvi
una villetta e una torre-biblioteca. Questa non favolosa ma reale
agiatezza è stata spiegata nel corso di processi canonici
intentati a Saunière dal vescovo di Carcassonne, monsignor
Paul Félix Beuvain de Beauséjour (1839-1930), i cui
atti sono pure consultabili. Dal 1896, Saunière prende la
strada - illegale dal punto di vista del diritto canonico e di quello
civile, ma non inventata da lui e per nulla misteriosa - del «traffico
di Messe». Tra il 1896 e il 1915 dai suoi taccuini si ricavano
elementi per concludere che egli ha ricevuto onorari per almeno
centomila Messe: cinquemila o seimila Messe all’anno negli
anni d’oro. La documentazione esiste: parte da lettere e annunci
dove un «sacerdote povero» domanda onorari per la celebrazione
di Messe spediti a conventi e privati o pubblicati su riviste pie
in tutta la Francia, nonché in Germania, Svizzera, Spagna,
Italia, passa per liste di centinaia di donatori più volte
sollecitati e arriva ai bollettini postali e ai conti tenuti mese
per mese. L’obiezione, secondo la quale in un’epoca
in cui non era tollerato (a differenza di oggi) cumulare diverse
intenzioni per una sola Messa era impossibile che Saunière
potesse celebrare cinquemila o seimila messe all’anno non
mette in dubbio il traffico, ma semplicemente l’onestà
del sacerdote: ed è un’obiezione che si risponde da
sola. Molto semplicemente, il parroco di Rennes-le-Château
intascava regolarmente onorari per Messe che non avrebbe mai celebrato.
Ma a Rennes-le-Château non ci sono strani simboli
lasciati da Saunière, di tipo diabolico o massonico, che
confermano le sue frequentazioni esoteriche?
Si tratta di pure fantasie. I lavori per il rifacimento della chiesa
parrocchiale sono stati commissionati da Saunière nel 1896
a una ditta famosa, la H. Giscard Père et Fils di Tolosa,
che è la sola responsabile del progetto. La H. Giscard, fondata
nel 1885 e in cui lavorano diversi membri della famiglia Giscard,
è una ditta che ha servito numerose parrocchie nonché
il Carmelo di Lisieux. La sua sede è oggi trasformata in
museo, ma il pronipote del fondatore, Joseph Giscard, continua a
lavorare come scultore. Lo stile convenzionale dei Giscard è
famoso in Francia e solo l’ignoranza di alcuni dei diffusori
della leggenda di Rennes-le-Château ha potuto scambiare per
sinistri o diabolici simboli che si trovano in molte altre chiese:
così il diavolo che sorregge l’acquasantiera (un diavolo,
evidentemente, sconfitto dall’acqua santa) o la scritta sopra
il portale della parrocchiale Terribilis est locus iste (Genesi
28, 17) che deriva dalla visione della scala di Giacobbe. Il tradizionalista
vescovo di Carcassonne monsignor Félix-Arsène Billard
(1829-1901), che viene a vedere la nuova chiesa in occasione di
una missione popolare, nel giorno di Pentecoste 1897, certamente
non ci trova nulla da ridire: e chi vede nella Via Crucis della
parrocchiale simboli «massonici» dovrebbe riflettere
sul fatto che molti simboli utilizzati dalla massoneria sono stati
corporativi e cattolici ben prima di diventare massonici. I Giscard
nell’Ottocento sono piuttosto noti, e apprezzati nel mondo
cattolico, per il loro stile (fin troppo) convenzionale, del tutto
privo di singolarità e di sorprese.
Si dice anche che il pittore Nicolas Poussin (1594-1655)
abbia raffigurato nel suo famoso quadro I pastori d’Arcadia
una tomba che si trova a Rennes-le-Château, dando così
un segnale della sua appartenenza al Priorato di Sion e della conoscenza
dei suoi segreti…
In un certo senso, fra le tante mistificazioni di Rennes-le-Château
questa è la più divertente. La cosiddetta «tomba
di Arques» di cui si parla è stata fatta costruire
nel 1932 (sostituendo una tomba precedente costruita nel 1903 e
che non assomigliava neppure vagamente a quella de I pastori d’Arcadia)
da Louis Bertram Lawrence (1884-1954), un imprenditore americano
di origine francese. Vi sono state sepolte Emily Rivarès
Lawrence (1863-1932) e Marie Rivarès (1843-1922), rispettivamente
madre e nonna dell’imprenditore, nonché due gatti imbalsamati
della stessa Marie Rivarès. Tutti i documenti amministrativi
relativi a queste costruzioni e ricostruzioni sono tuttora esistenti.
La tomba si può anche ritenere vagamente ispirata al quadro
seicentesco di Poussin, del resto molto noto. Nel 1988 è
stata demolita dall’attuale proprietario con l’autorizzazione
del competente consiglio comunale, quello di Peyrolles, stufo di
vederla profanata da vandali alla ricerca di segreti del Priorato
di Sion. Comunque sia, Poussin non poteva certo riprodurre nel XVII
secolo una tomba costruita nel 1932.
Ammettendo che quella del Priorato di Sion sia una mistificazione,
non ci sono prove nei Vangeli «apocrifi» o «gnostici»
che Gesù Cristo avesse sposato la Maddalena, e che la prima
comunità cristiana non pensasse affatto che fosse Dio? E
non ha la Chiesa cattolica per questo arbitrariamente scelto solo
quattro Vangeli «innocui» come canonici al Concilio
di Nicea del 325, appoggiata dalla forza delle armi dell’imperatore
Costantino (280-337)?
Niente affatto: ci sono testi del primo secolo cristiano dove Gesù
Cristo è chiaramente riconosciuto come Dio. All’epoca
del Canone Muratoriano - che risale circa al 190 d.C. - il riconoscimento
dei quattro Vangeli come canonici e l’esclusione dei testi
gnostici era un processo che si era sostanzialmente completato,
novant’anni prima che Costantino nascesse. Quanto alla Maddalena,
lo gnostico Vangelo di Tomaso, che piace tanto a Dan Brown, ben
lungi dall’essere un testo proto-femminista ne fonda la grandezza
sul fatto che «[...] si fa maschio». A Simon Pietro
che obietta «Maria deve andare via da noi! Perché le
femmine non sono degne della Vita», Gesù risponde:
«Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché
ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Perché
ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli»
(Vangelo di Tomaso, 114). Certo, vi è qui una nozione gnostica
di androginia che non va presa necessariamente alla lettera: ma
siamo comunque ben lontani dal femminismo. Né si parla di
figli di Gesù Cristo e della Maddalena.
Brown insiste pure su un brano del cosiddetto «Vangelo di
Filippo», dove si leggerebbe che «la Maddalena era la
compagna del Salvatore. Cristo la amava più degli altri discepoli
e la baciava sulla bocca». Gli specialisti fanno osservare
che non esiste a rigore nessun «Vangelo di Filippo»
(questo titolo è stato attribuito da studiosi moderni a un
testo che di titolo è privo), che la parola copta (questa
la lingua in cui ci è pervenuto il testo, anche se Dan Brown
pensa erroneamente che si tratti di aramaico) tradotta con «compagna»
ha una pluralità di significati, e che in corrispondenza
della parola «bocca» nel testo c’è una
lacuna, per cui la frase suona «la baciava su…»,
e «sulla bocca» è una congettura desunta dal
fatto che altri personaggi nello stesso testo e in testi della stessa
epoca ricevono «baci sulla bocca», a indicare una stretta
comunanza spirituale. Ma queste obiezioni da specialisti non sono
neppure necessarie a fronte del fatto che il cosiddetto «Vangelo
di Filippo» è piuttosto un catechismo gnostico di scuola
valentiniana del tardo II o del III secolo. Come tale, non aspira
a trasmettere informazioni reali sul Gesù storico ma solo
a dire che cosa deve credere un buon gnostico valentiniano che,
a questo punto della storia, fa già parte di una religione
diversa e separata dal cristianesimo della «Grande Chiesa».
Una lettura completa del cosiddetto «Vangelo di Filippo»
mostra la contrapposizione radicale che questa scuola gnostica,
agli antipodi di Dan Brown e de Il Codice Da Vinci, stabiliva fra
il nostro mondo com’è, creato da un Dio minore e malvagio,
e l’ideale mondo degli gnostici. Le caratteristiche più
evidenti del carattere decaduto e malvagio di questo mondo sono
la sessualità e la procreazione. Il rapporto che Gesù
ha nel testo con i discepoli e con la Maddalena è un rapporto
del tutto privo di caratteri sessuali, e il «bacio»
che ne è il simbolo sta precisamente a indicare questo mondo
alternativo.
Il Codice Da Vinci lascia anche intendere che l’Opus
Dei è una «setta» che è entrata in conflitto
con la Chiesa in quanto a conoscenza della verità sul Priorato
di Sion. C’è qualcosa di vero?
Anzitutto, nessuno può ricattare altri sulla base della
«verità sul Priorato di Sion», che è ben
nota e documentata: si tratta di una mistificazione che passa da
Plantard a de Sède, da de Sède a Lincoln, e da Lincoln
a Dan Brown. Quanto all’Opus Dei (dove tra l’altro non
ci sono «monaci», a differenza di quanto pensa Dan Brown),
si tratta di un’istituzione non solo canonicamente approvata
e lodata dalla Chiesa cattolica, ma il suo fondatore, Josemaría
Escrivá (1902-1975), è stato canonizzato come santo
dal Papa nel 2002. Le «informazioni» di Dan Brown provengono
da un’associazione di ex-membri e altre persone ostili all’Opus
Dei, l’Opus Dei Awareness Network, esplicitamente menzionata
nel romanzo, che è collegata al più vasto «movimento
anti-sette» (le cui discutibili tesi sono ampiamente criticate
altrove su questo sito) e le cui faziose opinioni non sono in alcun
modo condivise dalla gerarchia cattolica.
Ma come può un cumulo di sciocchezze avere quaranta
milioni di lettori?
La questione è complessa sul piano sociologico. Rimandando
a un mio libro di prossima pubblicazione una trattazione più
ampia, mi limito a suggerire che incontra e mette insieme due tipi
di mode molto diffuse: quella dei complotti e delle società
segrete che dominerebbero il mondo, e quella di un anti-cattolicesimo
sempre più manifesto e virulento.
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