Le Crociate
di Giuseppe
Emmolo Ridley
Scott è uno che i film li sa fare (Blade
Ranner - Il gladiatore). Già
dalla 1° inquadratura il film promette bene. Anche
il mix di immagini girate ed elaborazione computeristica
non disturba più di tanto. Sound ed effetti
speciali sono esaltanti. Il contenuto? non è
all'altezza dell' uso del mezzo.
Niente da dire sulla tecnica narrativa: introdurre
al contesto storico attraverso la microstoria di un
cavaliere, certo Goffredo, che torna a casa per rivedere
il figlio dopo tanti anni fa da che era partito per
la crociata (sec. XII). Il film appare condizionato
dalla attualità politica e dal ripensamento
in corso dei rapporti tra Occidente e mondo islamico,
al punto da risultare un film politico più
che storico.
Il
rilievo più critico da fare a Ridley è
di muoversi su un humus umano e ideale che stravolge
l'epoca storica delle Crociate. E sì che i
medievali di Cristo e di Allah erano "bestiali,
carnali, egoisti, interessati e ottusi come mai lo
furono prima...": non ci piove ! e tuttavia quei
pendagli da forca che si ammazzavano per "l'aiuola
che ci fa sì feroci" ( direbbe Dante per
indicare un pezzetto di terra o una città )
proprio quelli lì avevano il senso del destino
cioè che niente - neppure la ingordigia e il
peccato - poteva mettere in crisi.
Tutti
avevano il senso di Dio, che non è lontano,
che è dentro i fatti che accadono e le violenze
... e che si giostra tra le azioni buone e malvage
degli uomini, tra la loro libertà e la ...
Sua! E' così che i medievali sentivano Dio,
come giudice e come padre (che perdona), come «l'
altro» da noi e... fra noi. Di questo nel film
c'è una tenue traccia ma...perbacco! era il
il leit motiv storico!!! compare di esso solo qualcosa
e pure di striscio: i medievali avevano un sano timore
di Dio, sapevano chi era, lo concepivano «per
quello che era» veramente! Noi moderni non riusciamo
più a concepire quel tipo umano, la sappiamo
solo giudicare moralisticamente.
Il
film di Scott riflette una morale scontata, buonista,
secondo la migliore tradizione della pedagogia americana
alla Dewey. Lapalisse: i luoghi santi sono di tutti,
Gerusalemme deve essere agibile da cristiani, musulmani
ed ebrei. Già! Come vero! Però...come?
Ridley sembra dire "siate saggi e moderati, siate
buoni" (...sic) "Tutti sulla terra - anche
a Gerusalemme- abbiamo il diritto di vivere e vivere
insieme e in pace" (doppio sic!) Ci vogliono
etica pacifista e buona volontà: ma un po'
di ragioni, vivaddio, no? E quando il gioco si fa
duro, cioè la cattiveria umana e il calcolo
sono gratuiti come il male, non ci vorrebbe forse
una identità forte e certa? L'utopia indubbiamente
è la nostra tentazione: caro Scott, non siamo
ancora nell'epoca messianica dell'agnello che gioca
con il leoncello o del bimbo che ficca le mani nella
buca dell'aspide... ma tanto meno ci servono sirene
e imbonitori! Hai ben detto: si depongano ostilità
e spirito bellicoso tra culture e popoli! Ma i buoni
sentimenti senza identità e ragioni forti (storia
docet) sono un bendarsi gli occhi e non vedere il
baratro. Per questo ci saremmo attesi nel film più
argomentazioni serrate, dialoghi pieni di pathos e
colpi di scena...
La
riscostruzione d'ambiente e di costumi pur emozionante
non spiega quella umana, quella dei contrasti fra
gli uomini che resta deludente e fuorviante. Né
l'impostazione filantropica infatti (non è
uomo chi non rende migliore il mondo - Gerusalemme
è di tutti ), né la superiorità
dell'intelligenza sulle passioni (Saladin non attacca
se prima non si assicura i pozzi d'acqua, lui sì
ha una strategia, ha testa), né la pura tolleranza
(il Re cristiano appestato) ci fanno capire il tipo
umano medievale che voleva il trionfo della Croce
o quello saraceno che voleva il trionfo della Mezzaluna.
Entrambi erano certi di un Destino - magari sbagliando
alla grande - a differenza di noi che sappiamo solo
fare i moralisti e gli scandalizzati, inorridire e
deprecare certe pagine di storia passata, illudendoci
della bontà dei nostri giorni, salvo noi stessi
fare di peggio... con l'anestesia dell'omologazione
abortista e quant'altro!
C'è chi ha giudicato il film troppo moderato
ed equidistante nel giudizio di condanna sia dei crociati
che dei saraceni. C'è poi il solito microcefalo
che ha trovato il film troppo buono verso i crociati,
i quali - a suo dire - non sono stati presentati per
quello che veramente erano l'incarnazione del male
assoluto. Ma qui siamo al classico stupido che anziché
guardare la luna…
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