La finestra di fronte
Un
film con Raul Bova e la bella Mezzogiorno. Per essere
un bel fim, lo è: senz'altro per il significato,
un po' meno per il ritmo narrativo. E' il racconto
di due vite parallele: un ex deportato, certo Simone,
perde la memoria (non sa più chi è)
così come una giovane coppia (con 9 anni di
matrimonio e due figli ) non sa più perché
sta insieme e del proprio matrimonio sta per perdere
memoria e senso. A lei-che non ne può più
di accompagnare i figli a scuola, far la spesa...
-capita l'occasione di finire tra le braccia di un
giovane amante. Trattasi dello scapolone della finestra
di fronte (Bova). La vita dell'altro è come
"l'erba del vicino": è sempre più
verde. A parte il parallelo improbabile tra l'amore
del deportato Simone (M. Girotti) per Davide (gay)
e quello della protagonista per l'amante, assunti
in un'unica trasgressione francamente strana- è
geniale il suggerimento che ne viene sulla dinamica
dell'amore: quando esso è vero è capace
di rinnovarsi, si cambia insieme...ma non partner,
se stessi! Da questo punto di vista si tratta di un
film sulla fedeltà vera: l'altro è l'altro
e non si può pretendere che corrisponda all'idea
che ce ne facciamo, cosa che untualmente accade quando
perdiamo la memoria degli inizi! All' inizio si accettava
l'altro gratuitamente, per quello che era. Perciò
il tradimento nasce e si consuma sempre come perdita
di una memoria...d'inizio!
Geniale intuizione. Infatti ciò che salva
la bella Giovanna dal consumare l'infedeltà
è la memoria della vita in famiglia costruita
in anni di quotidiana fatica e icasticamente ben espressa
dalla finestra di fronte (questa volta la propria)
dietro la quale vede - pirandellianamente - svolgersi
la vita propria, quella dei propri figli e del marito.«Perché
rinunciare?» dice l'amante...all'amante. Il
film non dà risposte. Il tradimento non ci
sarà (?) grazie alla memoria e al sussulto
di ragionevolezza in essa implicita ma non ci sarà
anche perché interviene il caso! Solo l' imprevisto
talvolta ci salva dalle nostre stesse belle intenzioni.
L'imprevisto o il caso irrompono per sorreggere e
dare una svolta impensabile alla libertà, specie
se questa è carente di ragioni (come nel caso
della protagonista). «Perché rinunciare?»
Ci vogliono ragioni
per restare fedeli. E tuttavia- quand'anche ci fossero
le ragioni per non tradire, ciò non significa
che uno poi non tradisca! la fragilità è
grande, è insita nel come siamo fatti. Ci vuole
altro...ci vuol altro direbbe don
Abbondio; fortuna, buona sorte, provvidenza?... va
bene tutto purché sia e noi non si sia lasciati
a noi stessi! perché "la sostanza della
vita è un'assoluto pericolo, una fondamentale
problematicità" (José Ortega).
Senza ragioni e "provvidenze" casuali, ogni
proposito di rinuncia finirà alle ortiche.
E' scritto sul libro del ...realismo!
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Giuseppe
Emmolo
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