
Magdalene
Recluse con la colpa in
corpo di Roberto Escobar
I Magdalen's Institutes
di Vittorio Messori
Conferenza stampa
del regista Peter Mullan
Conferenza stampa di Peter Mullan
30 agosto 2002
Intervista al regista di "Magdalene"
di Valerio Salvi
È
la volta dell'attore Peter Mullan, giunto qui a Venezia
in veste di regista con il suo "Magdalene"
seriamente candidato alla vittoria finale.
Questo film è autobiografico o comunque
riprende delle esperienze personali?
Si, è evidente. Non lo posso considerare strettamente
autobiografico, piuttosto tratta di vicende che sono
accadute intorno a me. Io sono cattolico, o meglio
mia madre mi ha consegnato alla chiesa quando avevo
due settimane di vita; mio padre era alcolista e quando
mi è capitato di vedere un documentario sulle
case "Magdalene" ho subito capito cosa significhi
essere prigionieri a livello mentale.
Quando ero piccolo ho lavorato per una suora irlandese
che ci chiedeva sempre di pregare, ma che era una
delle persone più crudeli che abbia mai conosciuto,
pur avendo un sorriso che definirei da cherubino.
Il lato "cattivo" della Chiesa è
la sua assenza di dubbi su ciò che è
giusto o sbagliato, sono convinti di essere benedetti
da Dio. La suora in questione non capiva che era crudele,
vedeva la compassione come una debolezza. Questo è
il vero problema della Chiesa, ha dimenticato la compassione
e dovrebbe riconsiderare ciò che ha fatto nel
XX secolo (e ciò che sta facendo ora) e magari
chiedere scusa.
Questo tipo di film non funziona se non hai una
buona regia ed una solida sceneggiatura. Come si è
regolato con il cast, e poi ha incontrato delle opposizioni?
Mio
fratello si è occupato del "casting".
Ha visto circa 1.200 attrici e da quelle ne abbiamo
selezionate alcune papabili. Sono quindi subentrato
io ed ho utilizzato un approccio che definirei alla
"Ken Loach" (che mi ha insegnato molto);
molto relax da comportarsi naturalmente. Io penso
che per il successo di un attore conti per il 90%
la fiducia in se stessi e per il restante 10% la sua
capacità recitativa. In questo caso specialmente,
dove utilizzo delle attrici giovani, queste devono
essere sempre a loro agio. Ho preferito quindi girare
il film in sequenza (sempre secondo la scuola "Loach")
così che il loro viaggio emotivo risultasse
più facile. Avevo un pò paura che si
deprimessero, ma la sera andavano al pub a bere, quindi
non ci sono stati problemi.
Per quanto riguarda l'opposizione al film, mi è
particolarmente rimasto impresso un episodio: volevamo
mettere un annuncio su un quotidiano di Dublino in
cui cercavamo delle superstiti delle case "Magdalene"
per avere delle loro impressioni. Mi ha chiamato la
direzione del quotidiano dicendomi che rifiutavano
di pubblicare l'annuncio poichè conteneva due
parole che lo rendevano troppo pericoloso, "Magdalene"
e "superstiti". Ho avuto la netta sensazione
di trovarmi nella Russia del KGB. Erano tutti spaventati.
Viste le reazioni abbiamo deciso, con la produzione,
di girare il tutto in Scozia anzichè in Irlanda.
Questo non significa che avevamo contro gli irlandesi,
l'Irish Film Board ci ha anche finanziati e la censura
ci ha trattato piuttosto bene, anche se ha ribadito
che cinque anni fa questa pellicola non sarebbe mai
uscita in Irlanda.
Ha avuto dei problemi a far capire alle sue attrici
quel livello di sofferenza?
Io ho detto loro che avrebbero dovuto pensare di essere
nate venti anni fa, ma senza dare un'interpretazione
troppo "storica". Le attrici sono comunque
irlandesi e conoscono il potere della chiesa nelle
loro vite.
Tutti siamo stati repressi in un modo o nell'altro,
quanto il film e' irlandese e quanto universale?
Io
volevo realizzare una storia universale non una condanna
specifica contro la Chiesa Cattolica. Girando mi sono
reso conto che non c'è differenza tra le varie
religioni; molte pensano che le donne teen-agers siano
pericolose per la religione (vedi i Talebani ad esempio).
Ho scelto l'Irlanda in quanto è, ma soprattutto
è stato, uno stato teocratico. Il concetto
di convento come business è tipicamente cattolico,
il loro modo di vedere la religione come fonte dio
potere temporale e quindi economico...
La pellicola è quasi una "fiction",
ma con uno stile documentaristico. Quanto c'è
di realismo?
Io non volevo realizzare un documentario, sarebbe
stato noioso. Io vedo le suore come delle vittime;
sono delle donne nubili controllate da uomini che
a loro volta controllano altre donne. La figura sicuramente
più realistica era quella di Crispina, una
ragazza ritardata. Molte delle ragazze nei conventi
erano ritardate, quindi a rischio di "atti sconvenienti",
erano soprattutto scomode per le loro famiglie e comode
per il convento.
Le altre storie sono simili alle testimonianze che
ho raccolto, ma non ho voluto essere pedissequo, anche
perchè alcune realtà sarebbero state
troppo crude ed eccessive per il pubblico.
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