Nativity
di Giuseppe
Emmolo
Fa
capire che il dramma della vita non è stato
risparmiato né a Maria né a Giuseppe.
La sceneggiatura del film è semplice, quasi
scontata – si sa come va a finire ! –
se non fosse per quei primi piani, le immagini del
deserto, i giochi di luce, i volti stupendi degli
attori berberi che fanno di Nativity un presepe vivente,
nel senso originario del presepe della tradizione.
Il ritmo narrativo non esiste, tutto è sospeso
nel tempo, per quanto la ricostruzione storica, intelaiatura
di fondo, sia presente e precisa.
Questo film ha una sua forza in quanto è centrato
sul mistero, sull’ l’idea cristiana di
mistero: “ Nulla è impossibile a Dio.
Questa è l’espressione positiva del riconoscimento
cristiano del Mistero. Il cuore
dell’uomo è costituito da questo riconoscimento
del mistero, perciò nulla è impossibile
” (Giussani 1).
Questi Maria e Giuseppe, diretti dalla stessa regista
di Scoprendo Forrester, mettono sì, in conto
il dramma come essenza della vita (lo sposo di Maria
è scelto da Gioacchino e Anna!) ma nello stesso
tempo anche la capacità di Dio di sconvolgerci
con eventi inaspettati, impossibili …ma in grado
di risolvere qualsiasi situazione impossibile. “La
grandezza di Maria non sta nell’esser diventata
madre di Dio, perché questa è la grandezza
di Dio, ma nell’aver detto “sì”
al grande incontro che le ha toccato il cuore”
(Giussani 2).
Come
fa una donna a restare incinta se “non conosco
uomo”? Eppure… chi è stato educato
al senso religioso sa bene che nella vita di normale
c’è poco e quindi che il mettere in conto
l’impossibile…è ragionevole! Dio
sfonda la vita come calcolo, i miti pacifisti, le
situazioni precotte. Questi magi inoltre in questo
film sono interessanti non perché appena uomini
di scienza ma perché mendicanti della ragione
come categoria della possibilità. Ad un certo
punto vien detto da uno dei magi “Dio si è
fatto carne”: lineare semplice ...possibile
solo se la ragione sta alla realtà! E volutamente
i primi piani si ripetono su Maria stupefatta al vedere
che il mondo intero gira intorno alla grotta, lei
che dice “io sono niente”. “E’
soltanto se Dio viene in terra che uno ha una contentezza
tale… per cui uno può amare chiunque
altro” (Giussani 3).
In
quello sguardo di Maria si intravede lo stupore anche
di colei che ne conserva la memoria nel tempo e che
di quell’evento ne è il prolungamento,
la Chiesa. La cosa più disarmante del mondo?
l’identificazione dell’azione di Dio con
quella ragazzina da “niente”! come del
resto con la Chiesa! Esiste qualcosa di più
impensabili al mondo del fatto che Dio possa dimorare
in una quindicenne da niente? No, è inaudito!
(1) Sulle tracce di Cristo
(2) ibidem
(3) Una presenza che cambia
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