Pulp Fiction
saggio di Paolo-Filipe Bertoldi,
5° B Liceo Sc.
Tre
storie - Strutura
(I-II-III) - Analisi
e commento - Redenzione
(I-II-III-IV) - Becket
(I-II) - Little
Caesar - Dialoghi
(I-II) - Pop Art
(I-II) - Curiosità
(I-II) - Personale
(I-II-III) - Bibliografia
Regia:
Quentin Tarantino
Produzione: A Band Apart
Sceneggiatura: Quentin Tarantino e Roger Avary
Fotografia: Andrzej Sekula
Cast: John Travolta (Vincent Vega)
Samuel Lee-Jackson (Jules Winnfield)
Uma Thurman (Mia Wallace)
Ving Rhames (Marsellus Wallace)
Bruce Willis (Butch)
Harvey Keitel (Mr Wolf)
Premi: Palma d’Oro al Festival di Cannes 1994.
Candidato a 7 Premi Oscar 1995.
Premio Oscar a Quentin Tarantino e Roger Avary per
Miglior sceneggiatura
originale.
TRAMA
PULP FICTION: THREE STORIES ABOUT
ONE STORY 
La trama del film si basa su tre storie, più
una con funzione di cornice, che si intrecciano tra
di loro creando una struttura ad anello. Infatti l’intreccio
non si sviluppa in modo cronologico ma segue una logica
particolare, adottando strumenti tipici della narrativa
letteraria.
Il film si apre con due rapinatori che stanno facendo
colazione in un ristorante e decidono di derubarlo.
Quando i due puntano le pistole sui clienti l’immagine
si ferma e partono i titoli di testa.
1° STORIA: I due killer Vincent
Vega e Jules Winnfield devono recuperare una valigietta
rubata al loro capo Marsellus Wallace e punire i ladri.
Vincent Vega porta a cena Mia (Uma Thurman), la moglie
di Marsellus in un ristorante stile anni ’50.
Tornati a casa Mia scambia accidentalmente eroina
per cocaina e finisce in overdose; Vincent porta Mia
a casa dello spacciatore Lance (Eric Stoltz) e la
salva con un’iniezione al cuore di adrenalina.
2° STORIA: Il pugile Butch
non mantiene l’accordo con Marsellus su un incontro
di boxe truccato e decide di scappare dalla città,
ma dimentica il suo orologio d’oro, un cimelio
di famiglia dal grande valore sentimentale, nel suo
appartamento. Lì incontra Vincent e lo uccide.
Tornando al motel Butch incontra per strada Marsellus,
che lo insegue fino a finire in un negozio di pegni
dove i due condividono la più brutta esperienza
della loro vita.
3° STORIA: I due sicari devono
pulire la loro macchina e sé stessi dopo che
Vincent ha inavvertitamente sparato ad un ostaggio
e chiedono aiuto a Jimmie (Quentin Tarantino), un
amico di Jules.
Il film si conclude con Vincent e Jules che si recano
a fare colazione nello stesso ristorante della prima
scena e finiscono coinvolti nel tentativo di rapina,
che termina in maniera del tutto inaspettata.
STRUTTURA I: PRIMA LE RISPOSTE
POI LE DOMANDE 
Nella
trama di Pulp Fiction le situazioni narrate vengono
connesse in modo da invertire la consequenzialità
del rapporto causa-effetto. Questo contribuisce a
creare una forma narrativa disarticolata e frammentaria.
In questo film, infatti, il rapporto tra fabula ed
intreccio presenta spesso uno scarto evidente che
costringe lo spettatore a ricomporre l’ordine
logico della fabula; ma questo non porta ad una nuova
interpretazione o ad una maggiore comprensione, invece,
evidenzia il fatto che il film termini praticamente
con un nulla di fatto. Inoltre questa struttura crea
nello spettatore un’aspettativa che non è
rivolta al futuro che attende i personaggi, ma al
passato, a ciò che ha causato l’azione
alla quale abbiamo appena assistito. Questo espediente
dà al film una maggiore profondità temporale
e mantiene viva l’attenzione nello spettatore.
Esempi:
- Dopo aver recuperato la valigietta i due killer
si recano nel locale dove si trova Marsellus. Quando
il barista apre loro la porta sul retro li vede
vestiti con calzoncini e T-shirt e chiede loro cosa
sia successo. La risposta di Jules, che sembra rivolta
anche al pubblico, è “E’ meglio
che tu non lo sappia”. Alla fine del film
si capisce perché i due siano vestiti in
quel modo.
- Butch uccide Vincent con un mitra che trova in
cucina. Quando è per strada incontra Marsellus,
che verosimilmente era con Vincent ed è andato
a prendere qualcosa da mangiare, lo vediamo infatti
con delle bibite e delle ciambelle, e ha lasciato
la sua arma nella cucina di Butch.
- Sempre nella seconda storia Vincent non fa più
coppia con Jules. Alla fine del film, dopo aver
assistito al percorso di redenzione di Jules, comprendiamo
la sua assenza.
STRUTTURA II: SHAKESPEARE E POP ART
Lo svolgimento delle tre storie in Pulp Fiction
prevede un tracciato similare e riconducibile ad ognuna
di esse:
- situazione banale di partenza.
- imprevisto narrativo.
- breve ma intenso momento di tensione
- rientro nella situazione banale di partenza
Questo espediente narrativo si può ricondurre
a due livelli stilistici diversi e quasi opposti.
In primo luogo la struttura generale delle singole
storie ricorda le tragedie di William Shakespeare,
in cui da una situazione di armonia ed ordine si passa
ad un climax di violenza causato dal comportamento
dell’eroe tragico fino a raggiungere un momento
di massima tensione, fino a ritornare alla situazione
di partenza con la punizione dell’eroe. Questa
rivisitazione stilistica esprime il valore di fondo
dell’idea centrale del film, presente in ogni
storia: la redenzione. Infatti, contrariamente a quanto
succede nelle opere shakespeariane, all’eroe
viene concessa una possibilità di cambiamento
morale e l’elemento della morte come punizione
è riservata solo a chi non approfitta di questa
opportunità.
L’altro livello stilistico presente in Pulp
Fiction è quello legato alla Pop Art, in particolare
alle opere di Andy Warhol, che spesso si basano sulla
ripetizione a stampa dello stesso soggetto con piccole
modifiche, come il colore. Nel film avviene la stessa
cosa e questo contribuisce a dare alle storie una
loro indipendenza all’interno di una visione
più ampia e articolata.
Infine questo accorgimento stilistico rende meno
astratto l’idea e il messaggio che il film vuole
trasmettere allo spettatore, che non deve interpretare
metaforicamente quello che vede, ma ha la possibilità
di cogliere le analogie delle storie e dalla ripetizione
memorizzare in modo più consapevole ed immediato
il messaggio del film.
STRUTTURA III: RESERVOIR DOGS E PULP FICITON
Pulp
Fiction presenta molte analogie strutturali con il
precedente film di Tarantino
Reservoir Dogs( Le Iene-Cani da Rapina). In primo
luogo le prime due scene presentano entrambe la medesima
situazione: In RD vediamo otto gangster che parlano
in un caffetteria e dopo i titoli di testa vediamo
due dei gangster in un auto. PF si apre con due rapinatori
che parlano in un ristorante e dopo i titoli di testa
vediamo i due sicari protagonisti che parlano in un
auto. Inoltre la parte finale è anch’essa
uguale nei due film. Infatti ci sono quattro personaggi
che si puntano la pistola uno contro l’altro
con una struttura piramidale. In RD la scena termina
con la morte di tutti quanti in una apoteosi di tensione
e violenza, come è giusto che sia. Invece in
PF, che parla di redenzione e possibilità di
cambiamento, la scena finale termina in modo pacifico
e rilassato. Questo gioco di ripetizione stilistica
è fine a sé stesso e mostra come situazioni
simili possano risolversi in modo completamente opposti.
ANALISI E COMMENTO 
Il tema centrale di Pulp Fiction è la redenzione.
Questo tema è tipico dei film noir, ma in questo
film viene analizzato e caratterizzato in modo totalmente
nuovo ed originale. Il mondo del crimine organizzato
spesso è descritto come una società
a parte, con moralità ed eticità proprie,
basata su rituali e schemi mentali fortemente cristallizzati
e rigidi, da cui è difficile uscire. Per questo
si presta bene come ambientazione per storie incentrate
sull’evoluzione caratteriale di un personaggio
e sulla redenzione. Inoltre, di solito l’idea
di fondo dei gangster-movie è la punizione
di chi cerca di uscire dal gruppo o dalla famiglia.
Invece in Pulp Fiction vediamo come ad essere punito
non è chi esce, ma chi rimane all’interno
del mondo criminale. Infine questa apatia viene descritta
come un gravissimo peccato che deve essere duramente
punito.
REDENZIONE I: EPIFANIA
E REDENZIONE 
Il
processo di redenzione comincia con una rivelazione
o epifania. In una situazione banale e quotidiana
i personaggi sono testimoni di un fatto strano che
li porta a riflettere. Da questa riflessione nasce
la consapevolezza del proprio stato di imperfezione
(o peccato) e la necessità di cambiamento.
Infine questa necessità viene messa in atto
con un gesto simbolico o concreto. Alla fine di questo
percorso il personaggio si redime e cancella le proprie
colpe. Nelle tre storie che compongono Pulp Fiction
sono presenti tutti questi elementi, che a volte vengono
dilatati e a volte compressi in brevi inquadrature.
Inoltre si nota come ci sia un inversione dei ruoli
durante questa metamorfosi, chi è carnefice
diventa vittima e viceversa. Infine in questo processo
è importante la dialettica dei personaggi con
sé stessi e con gli altri. Infatti dallo svolgersi
della storia capiamo che la via della redenzione non
è facile ed illuminata; invece richiede forza
di volontà e determinazione per percorrerla.
- I due sicari Vincent Vega e Jules Winnfield devono
recuperare una valigietta che appartiene al loro
capo ed uccidere chi l’ha rubata. Nell’appartamento
i due uccidono due dei personaggi presenti. Improvvisamente
dal bagno esce un altro personaggio armato che scarica
sui due sicari tutto il caricatore della sua pistola.
I due rimangono miracolosamente illesi. Jules crede
di aver assistito ad un miracolo, mentre Vincent
crede che sia stata una fortunata coincidenza. Jules,
nonostante Vincent tenti di persuaderlo, decide
di cambiare vita e di abbandonare il mondo del crimine,
non prima però di portare a termine il suo
incarico e così restituisce la valigietta
a Marsellus. Nel ristorante dove i due si fermano
a fare colazione prima di recarsi dal capo, incontrano
i due rapinatori. Uno di loro, Pumpkin, vuole la
valigietta di Jules. Invece di ucciderlo Jules lo
aiuta e gli regala il suo portafoglio con dentro
un bel po’ di soldi. Pur avendo condiviso
la stessa esperienza, Vincent non si redime e per
questo viene ucciso da Butch.
- Inavvertitamente Mia Wallace scambia dell’eroina,
che trova nel cappotto di Vincent, per cocaina e
finisce in overdose. Vincent sa che se Mia muore
Marsellus lo punirà, così tenta disperatamente
di salvarla e chiede aiuto a Lance. Alla fine Mia
si salva e anche lei intraprende il suo viaggio
verso la redenzione. Vincent invece vuole solo che
Marsellus non venga a sapere di questo incidente
e ancora una volta non riesce a trarre nessun vantaggio
dall’esperienza vissuta.
- Butch incontra Marsellus e finiscono in un negozio
di pegni dove Zed e Maynard li tengono prigionieri
per sodomizzarli. Fortunosamente Butch riesce a
liberarsi. Invece di scappare ha un ripensamento
e torna indietro a salvare Marsellus. Così
tra i due viene stabilita la pace e Butch si purifica
del tradimento ai danni di Marsellus.
- I due rapinatori Pumpkin e Honey Bunny vengono
beneficiati dal cambiamento di Jules per intraprendere
a loro volta il cammino della redenzione; è
emblematica la loro uscita dal ristorante uno abbracciato
all’altro, e il loro dirigersi verso la luce
del mattino che entra dalla porta del ristorante.
REDENZIONE II: VINCENT VEGA E JULES WINNFIELD
Tutti
i personaggi in Pulp Fiction agiscono ed interagiscono
tra di loro in coppia:
- I due sicari Vincent Vega e Jules Winnfield
- Vincent e Mia Wallace
- Lance e sua moglie
- Butch e la sua amante
- Butch e Marsellus
- Zed e Maynard
- Pumpkin e Honey Bunny
La costante presenza di un alter ego è fondamentale
per lo svolgimento della vicenda; il confronto continuo
con il proprio doppio spinge il singolo personaggio
a riflettere su sé stesso e sulle sue azioni.
Invece quando uno dei personaggi si ritrova solo diventa
vittima del destino e questo può portare alla
sua morte.
Vincent Vega è il protagonista. E’
l’unico personaggio che compare in tutte le
storie ed è anche il meglio caratterizzato.
Tuttavia la sua personalità è piatta,
non subisce dei cambiamenti, nonostante le vicende
di cui è testimone. Se nel film Vincent non
riceve il dono della redenzione, ne riceve un altro,
altrettanto significativo dal punto di vista religioso:
la resurrezione. Infatti Vincent muore a metà
del film, ma “torna in vita” nell’ultimo
episodio, grazie alla struttura narrativa ideata da
Tarantino. Questo ritorno è fine a sé
stesso, ma dà al film un’atmosfera di
misticismo e religiosità, che emerge anche
da altri elementi presenti nel film, ma di cui questo
è il più forte ed evidente.
«JULES: Stavo qui a pensare.
VINCENT:A cosa?
JULES: Al miracolo a cui abbiamo assistito.
VINCENT: Al miracolo a cui tu hai assistito! Io ho
assistito ad un avvenimento strano.
JULES: Ma che è un miracolo Vincent?
VINCENT: Un atto di Dio.
JULES: E che è un atto di Dio?
VINCENT: Quando Dio rende possibile l’impossibile.
Ma stamattina non era uno di questi casi.
JULES: Ah, Vincent, non vedi che queste stronzate
non contano, perché giudichi la cosa nel modo
sbagliato… Ammettiamo che Dio abbia fermato
quei proiettili o trasformato la Coca in Pepsi, o
trovato le chiavi della mia macchia, non si giudicano
cose del genere sulla base dell’utilità.
Ora se questo fatto che ci è capitato si stato
o no secondo tutte le regole un miracolo è
insignificante. Ma quello che ha significato è
che io ho sentito il tocco di Dio. Dio c’era
coinvolto.
VINCENT: Per quale motivo?
JULES: Eh… è questo che mi fotte il cervello.
Non lo so. Ma non posso fare finta di niente.
Jules Winnfield è il doppio di Vincent Vega.
E’ un personaggio a tutto tondo, che durante
la storia compie un processo di formazione e muta.
Jules, come Vladimir di Waiting for Godot, è
quello che cerca sempre di capire, che vuole comprendere
il vero significato delle cose e questo lo porta alla
redenzione. La sua vicenda l’esempio perfetto
del percorso di catarsi e redenzione».
«JULES
(a Pumpkin): Dunque, esaminiamo la situazione: normalmente
le vostre budella si ritroverebbero sparpagliate nel
locale, ma per caso mi avete trovato in un periodo
di transizione, perciò non voglio uccidervi,
voglio aiutarvi. […] Leggi la Bibbia Ringo?
PUMPKIN: Non regolarmente.
JULES: Bhè… c’è un passo
che conosco a memoria, Ezechiele 25-17: “Il
cammino dell’uomo timorato è minacciato
da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti
e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia
colui, che ne nome della carità e della buona
volontà, conduce i deboli attraverso la valle
delle tenebre, perché egli è in realtà
il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli
smarriti. E farò scendere la vendetta su di
loro con grandissima giustizia e furiosissimo sdegno
su colore che si proveranno ad ammorbare ed infine
a distruggere il mio popolo e tu saprai che il mio
nome è quello del Signore quando farò
calare la mia vendetta su di te. “ Ora sono
anni che ripeto questa stronzata e se la sentivi significava
che eri fatto. Non mi sono mai chiesto cosa volesse
dire, pensavo soltanto che fosse una cosa fica da
dire a sangue freddo a uno prima di ammazzarlo, ma
questa mattina ho visto una cosa che mi ha fatto riflettere.
Vedi, adesso penso…magari vuol dire che tu sei
l’uomo malvagio e io sono l’uomo timorato
e il signor 9 mm qui, lui è il pastore che
protegge il mio timorato sedere nella valle delle
tenebre. Oppure vuol dire che tu sei l’uomo
timorato e io sono il pastore ed è il mondo
ad essere malvagio ed egoista forse… Questo
mi piacerebbe, ma questa cosa non è la verità,
la verità è che tu sei il debole e io
sono la tirannia degli uomini malvagi, ma ci sto provando
Ringo, ci sto provando con grande fatica a diventare
il pastore».
REDENZIONE III: GRACE
Nell’episodio L’Orologio d’Oro,
il pugile Butch, dopo aver fatto pace con Marsellus
a cui ha salvato la vita, parte da Los Angeles in
sella al chopper di Zed che si chiama Grace(Grazia).
E’ Zed che la chiama così e sui lati
del serbatoio si può leggere GRACE scritto
con lettere viola. La redenzione di Butch coincide
con la grazia che gli concede Marsellus. Infatti Butch
ha commesso nei confronti di Marsellus i peggiori
crimini concepibili nel mondo dei gangster, li stessi
per cui sono stati puniti i quattro uomini che hanno
rubato la valigietta: l’inganno e il tradimento.
Butch inganna Marsellus perché non rispetta
l’accordo stipulato su un incontro truccato
che doveva perdere e che invece vince. Infatti, dopo
che si era sparsa la voce che l’incontro era
truccato le quotazioni di Butch sono salite alle stelle
e lui aveva deciso di approfittarne. Marsellus vuole
a tutti i costi vendicarsi ma abbandona i suoi propositi
quando Butch lo salva.
Durante l’inseguimento Butch è sul punto
di uccidere Marsellus, ma dopo che i due hanno condiviso
un’esperienza insieme, decide di salvare Marsellus,
sapendo che rischia la vita, perché non sa
come reagirà Marsellus.
La redenzione di Butch evidenzia come da una rivelazione
iniziale, la comprensione di non poter abbandonare
un essere umano a torture a cui lui è sfuggito
per caso, porti all’accettazione di eventuali
rischi in cui può incorrere durante il raggiungimento
della redenzione.
REDENZIONE IV: LA SITUAZIONE BONNIE
La terza storia, intitolata La Situazione Bonnie,
può essere interpretata come una allegoria
di tutto il processo di redenzione che viene descritto
nel resto del film. Infatti vediamo Vincent che uccide
inavvertitamente Marvin, uno dei quattro uomini presenti
nell’appartamento, con un colpo alla testa che
fa schizzare sangue e cervello dappertutto. Così
i due devono pulirsi e chiedono aiuto a Jimmie, un
amico di Jules. Questo lavaggio rappresenta la purificazione
che i personaggi hanno compiuto nel corso del film.
BECKETT I: SILENZIO 
«MIA:
Non odi tutto questo?
VINCENT: Odio cosa?
MIA: I silenzi che mettono a disagio. Perché
sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate
per sentirci più a nostro agio?
VINCENT: Non lo so. E’ un’ottima domanda.
MIA: E’ solo allora che sai di aver trovato
qualcuno davvero speciale, quando puoi chiudere quella
cazzo di bocca per un momento e condividere il silenzio
in santa pace».
Come i protagonisti di Waiting for Godot di Samuel
Beckett, i personaggi di Pulp Fiction sono privi di
certezze e sentono incessantemente il bisogno di parlare
per sapere di esistere. Inoltre il silenzio viene
sempre associato al momento della morte, così
i sicari tentano di esorcizzare la morte riempiendo
il silenzio con le parole. La scena in cui Butch uccide
Vincent non ha alcuna battuta, i due si guardano e
Butch preme il grilletto.
Infine il silenzio è collegato anche con
il desiderio, che però significa anch’esso
morte. Vincent vuole possedere Mia ma sa che non può
farlo perché Marsellus lo ucciderebbe e vuole
anche dimostrare al suo capo di essere leale. Quindi
è spaventato dai momenti di silenzio che calano
tra lui e Mia, che cerca sempre di evitare.
BECKETT II: TEMPO
Uno dei cliché dei gangster-movie è
la puntualità dei personaggi. Anche se mortalmente
feriti arrivano sempre all’appuntamento in orario
o in ritardo. Invece in Pulp Fiction spesso i personaggi
arrivano in anticipo; e come tutti quanti cercano
di far passare il tempo chiacchierando, come fanno
Vladimir ed Estragon in Waiting for Godot. I personaggi
sono sempre preoccupati dello scorrere del tempo,
che arbitrariamente può essere molto o poco,
come nella Situazione Bonnie. I due sicari sono atterriti
dallo scorrere del tempo e il loro continuo parlare
è anche un modo per confortarsi a vicenda della
fragilità della loro vita, che il passare del
tempo rende evidente.
LITTLE CAESAR: PULP FICTION E LA
TRADIZIONE DEI GANGSTER MOVIE 
Nel 1930 uscì il film di Mervyn Le Roy Little
Caesar, considerato l’archetipo di tutti i gangster-movie
moderni, in quanto conteneva tutti quei elementi che
sarebbero stati ripresi e sfruttati dai film successivi.
Pulp Fiction si colloca nel filone del film noir in
modo nuovo ed originale. Infatti in esso sono presenti
alcuni elementi tipici del genere, che però
vengono reinterpretati e rinnovati. Ad esempio la
struttura gerarchica del mondo del crimine, i temi
della redenzione e della lealtà, il tradimento
e la sua punizione e, non meno importanti, il tema
della danza e l’associazione gangster-ballerino.
Invece scardina altri archetipi del genere: alla figura
misteriosa e taciturna del criminale contrappone quella
logorroica dei due sicari. Inoltre inserisce in contesto
quotidiano e banale le vicende dei gangster, quasi
ad umiliarli.
Infine la figura del boss viene anche qui rivestita
da un alone di mistero e imperscrutabilità.
Infatti Marsellus Wallace viene sempre ripreso da
dietro, ma questa è anche un’anticipazione
del fatto che sarà preso da dietro nella scena
della sodomizzazione. Il boss che si sporca le mani
a fare cose pericolose è un altro elemento
di differenza ed innovazione tra Pulp Fiction e il
resto del genere gangster al quale appartiene.
DIALOGHI I: DIALOGHI VEROSIMILI
E DIALOGHI NECESSARI 
Necessario:
tutto ciò che è indispensabile alla
chiarezza dell’intreccio.
Verosimile: tutto ciò che i personaggi potrebbero
dire tra di loro senza preoccuparsi di informare il
pubblico.
In Pulp Fiction questa distinzione è assolutamente
inefficace; i discorsi che i personaggi proferiscono
sono assolutamente fini a sé stessi, non rispondono
a un’esigenza narrativa ma ad un bisogno psicologico
di chi parla. Inoltre nel corso del film ci rendiamo
conto che alcune battute verosimili ed inutili, siano
in realtà strettamente necessarie:
- il dialogo in cui Jules racconta a Vincent la
storia di Tony Rocky Horror acquista un suo peso
quando Vincent è con Mia e sa che Marsellus
è molto geloso.
- lo scambio di battute nel locale tra Butch e
Vincent sembra assolutamente inutile, ma quando
i due si incontrano di nuovo diventa necessario
perché capiamo il motivo per cui Butch uccide
Vincent. Inoltre i ruoli si sono invertiti: la prima
volta è Vincent lo spavaldo e Butch il succube;
invece adesso è Vincent ad essere vittima
e Butch si trova in una posizione superiore dalla
quale compie la sua vendetta.
Quindi nella sceneggiatura del film spesso i dialoghi
sono un ibrido tra le due categorie o addirittura
non appartengono a nessuna delle due.
DIALOGHI II: IL GATTO E IL TOPO
Pulp Fiction è un film violento. La violenza
è presente nelle scene crude e nel linguaggio
volgare che caratterizzano il film. Ma la vera violenza
presentata nel film è quella psicologica: nella
scena in cui i due sicari devono recuperare la valigietta,
entrano in una stanza dove ci sono tre uomini, il
loro compito sarebbe quello di farsi dire dove si
trova la valigietta, uccidere i tre presenti ed andarsene
con il maltolto. Invece no: Jules instaura un discorso
logorroico dove scaturisce tutto il suo piacere nel
sentirsi superiore alle sue vittime, il godimento
sadico di un malvagio che tortura psicologicamente
un debole, come fa il gatto con il topo prima di mangiarselo.
Una di queste vittime tenta di alzarsi, ma Jules lo
costringe a risedersi e ad assistere passivo alla
sua manifestazione di superiorità. In questa
situazione Jules appare in tutta la sua malvagità
e potenza distruttiva, ma tutto ciò ha un significato.
Infatti, in questo modo, possiamo renderci conto della
sua metamorfosi e della sua redenzione.
POP ART I: JACK RABBIT SLIM’S

VINCENT:
Se non li vedessi muoversi, mi sembrerebbe di essere
in un museo delle cere.
Il Jack Rabbit Slim’s è il ristorante
dove Mia e Vincent vanno a cenare. L’interno
del locale è un omaggio a tutti i prodotti
della cultura pop americana degli anni 50’:
i camerieri indossano costumi di personaggi famosi(James
Dean, Marilyn Monroe, Buddy Holly, Zorro,…),
alle pareti sono appese le locandine dei B-movie dell’epoca,….Infatti
nel locale si consuma la più autentica celebrazione
della visionarietà pop e del kitsch più
sfacciato. Questa ambientazione storica non è
funzionale al film ma presenta una serie di citazioni
ed analogie del tutto fini a sé stesse, sono
un puro divertimento del regista, che vuole sorprendere
il pubblico con la sua abilità di artista.
POP ART II: CULTURA POP E PULP FICTION
Il termine pulp indica un genere di riviste stampate
su carta rozza e mal rilegata, per abbassare le spese
di produzione, in cui venivano pubblicate storie poliziesche
e noir, storie a fumetti, ecc.… La dimensione
popolare è fondamentale per questo genere fin
dalle sue origini e anche Hammett e Chandler, scrittori
hard-boiled, mossero i primi passi all’interno
delle riviste pulp. In Pulp Fiction ritroviamo tutti
questi elementi: il gusto di mescolare influenze di
alta letteratura(vedi Shakespeare e Beckett) con elementi
bassi e volgari, l’esaltazione dei prodotti
della cultura popolare, la scelta di prodotti già
confezionati e riutilizzati(vedi le canzoni della
colonna sonora), ecc.… Il colore è un
altro elemento fondamentale che Pulp Fiction prende
dalla Pop Art. Il forte impatto visivo del film è
dovuto anche al fatto della scelta di colori puri
e nitidi e del gioco di luce sui volti dei personaggi
che non sono mai completamente in ombra né
in luce. Infine Pulp Fiction è considerato
il prodotto per eccellenza della cultura pop, ma acquista
un suo valore artistico ed espressivo grazie all’abilità
registica e alla qualità della sceneggiatura.
CURIOSITA’ I: ERRORI 
Quando Jules parla con Marvin nell’appartamento,
prima che dal bagno esca il quarto uomo con la pistola,
sulla parete si vedono già i segni dei proiettili
che devono essere ancora sparati.
Nel bagagliaio della macchina vediamo il cadavere
di Marvin con la testa. Ma viene spesso specificato
che Marvin non ha più la testa, e considerato
le condizioni della macchina dopo lo sparo è
evidente che c’è qualcosa che non quadra.
CURIOSITA’ II: UMA THURMAN
Uma
Thurman è considerata l’attrice con le
mani e i piedi più sensuali del mondo. La loro
bellezza e fascino derivano dal fatto che sono grandi
ed allungati. Le sue mani sono sinuose come quelle
di un pianista, con tratti molto delicati. I piedi,
fatto che normalmente è considerato un difetto,
sono piuttosto grandi ma ben fatti e questo li rende
sexy. Nel film si nota come Tarantino sottolinei con
frequenza questa bellezza, considerando anche il discorso
sui massaggi ai piedi che i due sicari fanno a proposito
della loro sensualità. La prima cosa che vediamo
di Mia, dopo il naso e la bocca, sono i piedi; anche
nella scena della gara di twist(famosissima e super-citata)
l’attenzione viene focalizzata sul movimento
dei piedi e delle mani di Uma.
PERSONALE I: UN FIUME IMPETUOSO
DA UNO STRACCIO BAGNATO 
Ho cercato di essere il più oggettivo possibile.
Ho raccolto materiale da varie fonti, ma ho sempre
rielaborato quello che ho letto, pensando al film
e al fatto che l’analisi non fosse troppo studiata
e prolissa, nel suo tentativo di trovare significati
e metafore nascoste dove non ci sono. Quindi, a parte
la sezione sulla tradizione dei film noir, non mi
sono mai fidato completamente e ho sempre cercato
riscontro nel film, che ho visto almeno un migliaio
di volte.
Il fatto interessante è che Pulp Fiction
presenta la sua idea senza metafore ma con qualcosa
di concreto. Lo spettatore non deve compiere nessuna
interpretazione perché il messaggio è
assolutamente evidente. Anche quello che ho scritto
è facilmente riscontrabile nel film.
PERSONALE II: ESTETICA
Il
prof. Zambelli si è lamentato del fatto che
io e i miei compagni di 5b non abbiamo ancora contribuito
quest’anno al miglioramento del sito ORAREL.
Quindi ho deciso di scrivere questa recensione da
inserire nella sezione ESTETICA. La cinematografia
può essere considerata la forma suprema dell’arte,
perché può sfruttare tutte le forme
estetiche dell’arte: letteratura, musica e pittura.
In Pulp Fiction questo è molto evidente, tenendo
presente la cura con cui sono state realizzate la
sceneggiatura, la colonna sonora e le riprese. Perciò
mi è sembrato logico inserire un elemento prezioso
come questo film nella sezione ESTETICA. Inoltre in
esso sono presenti chiari elementi tipici della religione
e nonostante la sua crudezza è sicuramente
indicato per questo sito, trattando e analizzando
un tema religioso fondamentale come la redenzione.
PERSONALE III: PERCHE’ VEDERE PULP FICTION
"Quando si va a vedere Pulp Fiction non si entra
semplicemente in un cinema, ci si infila nella tana
del Bianco Coniglio".
New York Times*
I film di Tarantino, in particolare Pulp Fiction,
sono gli unici degli anni ‘90 che non presentano
una situazione, ma raccontano una storia.
Newsweek**
Pulp Fiction fu unanimemente accolto dalla critica
come una boccata di aria fresca, una ventata di novità
in confronto al cinema del tempo. In un sondaggio
del 1995 organizzato da alcune riviste del settore,
che ha coinvolto non solo il pubblico, ma anche critici
e giornalisti, Pulp Fiction è stato votato
il 7° miglior film della storia del cinema, nonostante
fosse in circolazione solamente da un anno.
E’ sicuramente un film interessante e merita
di essere visto.
Bibliografia: 
- Jami Bernard:Quentin Tarantino: l’uomo
e i film, Lindau 1996.
- Daniela Terribili: Quentin Tarantino: il cinema
degenere, Bulzoni Editori 1999.
- James Mottram: Public Enemies: The Ganster Movie
A-Z, Colorcraft 1998.
* Da un articolo scritto dopo la prima proiezione
al Festival di Cannes nel 1994.
**Sul numero di Ottobre 2002, in un articolo su Kill
Bill, l’ultimo lavoro di Tarantino.
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