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Quando si nasce davvero
Il Sole 24ore - 13 Marzo 2005
di Evandro Agazzi
Da tempo ho sostenuto che lo statuto di persona
spetta anche all'embrione, difendendo in un saggio (L 'essere umano
come persona uscito in italiano nel 1983 e poi anche in inglese)
la tesi che un individuo umano è persona in forza della sua
natura e non già della effettiva capacità dì
esercitare certe funzioni. capacita delle quali potrebbe essere
privato per varie circostanze. Tale saggio faceva sempre riferimento
a un essere costituito come individuo e non toccava il problema
del riconoscimento di tale individualità. Proprio su questo
voglio ora soffermarmi.
La nozione filosofica di individuo non coincide con quella di senso
comune, secondo cui essa è sinonimo di essere umano In senso
filosofico e individuo un ente che e 'ben individuato" in quanto
possiede un substrato materiale e una struttura chiaramente riconoscibili
(pertanto è individuo un mucchio di mattoni, un muro di mattoni,
una capanna di mattoni, un nocciolo di ciliegia, un passero). Il
problema delicato è quello di vedere se un individuo può
conservare la sua identità pur subendo cambiamenti (e, io
oso affermare,anche mutamenti sostanziali). Penso di si e ritengo
che il criterio per constatare questa permanenza sia quello della
reidentificazione.
Mi spiego: io sono oggi un individuo fatto in una certa maniera,
ma non ho difficoltà ad affermare che ero io il bambino che
stava in braccio a mia mamma all'età di pochi giorni che
ero io il feto ospitato nel grembo di mia madre prima che nascessi,
e ciò anche se non posso fare affidamento sulla mia memoria
per compiere tali asserzioni. Lo posso fare perché le conoscenze
biologiche attuali consentono di ritenere garantite queste "reidentificazioni"di
me stesso nel passato. Ma fin dove possono giungere? L'embriologia
moderna ci fornisce informazioni significative avendo chiarito che
l'uovo fecondato (lo zigote) può talora scindersi dando luogo,
anzi che a un solo embrione, a due o più gemelli, e ciò
significa che, a quello stadio, pur avendo una individualità
di cellule fecondata della specie umana, lo zigote non ha ancora
quella di un individuo umano, tant’è vero che in certi
casi può dar luogo a due o più individui umani. Consolo
m,a fino a un certo stadio delle successive suddivisioni cellulari,le
cellule derivate dallo zigote sono “totipotenti” ossia
possono esprimere ognuna il programma genetico completo di un individuo
umano o possono invece dar luogo allo sviluppo di particolari tessuti,il
che significa che in esse non ancora univocamente ed esclusivamente
iscritto il piano costruttivo di un embrione.
Solo dopo l’impianto della blastocisti nella parete uterina
si distinguono nettamente la componente embrionale da quella extraembrionale,mentre
appaiono una o più stri primitive che indicano ciascuna il
piano costruttivo di un singolo individuo o più individui
geneticamente identici.
Questi dati mostrano che mentre identità genetica è
stabilita fin dalla fecondazione dell’ovulo,essa non è
sufficiente per garantire una identità individuale ( i gemelli
monozigoti hanno il medesimo patrimonio genetico, ma sono distinti).In
altra parole se io ho un fr4atello gemello monozigote, non posso
regredire e affermare idealmente quello ero io fino alla fase dello
zigote.
Per di più è noto che, nella fase di esistenza di
cellule totipotenti, non è solo possibile la formazione di
più individui ma anche la formazione di un solo individuo
mediante la fusione di cellule geneticamente diverse. Abbiamo evitato
di menzionare termini cronologici ( che possono essere diversamente
fissati dal punto di vista biologico), ma appare ben fondato sostenere
che almeno fino al sesto giorno dopo la fecondazione,mentre l'identità
genetica è fissata,quella individuale non lo è ancora:
si e in presenza di materiale biologico di tipo umano, ma non ancora
di individui nel senso pieno. Quindi, pur essendo disposti ad ammettere
che le caratteristiche della piena umanità si possano affermare
dal momento in cui è costituita l’identità individuale
di un organismo appartenente alla specie umana,dobbiamo riconoscere
che ciò non accede sia dal momento della fecondazione,ma
richiede lo spazio di alcuni giorni. Pertanto le diverse questioni
etiche che riguardano il rispetto dell’embrione (implicitamente
considerato come un individuo umano a pieno titolo) non riguardano
tale fase iniziale.
Per questa fase ( diversamente caratterizzata del punto di vista
dei tempi) è stata coniata l’espressione pre-embrione
o proto embrione che, da aprte di alcuni è stata liquidata
come un espediente ad hoc introdotto come espediente ad hoc introdotto
per difendere certe posizioni permissive.
In realtà esse è stata recepita anche dal Medical
Research Council in un rapporto del del 1985-86, ma era implicitamente
presente anche prima.
Per esempio; Maritain cita un classico manuale di A. Gidoud Questo
rapporto e A. Lelière (Eléments d’ embriologie,Parigi
1965 pagg 65-81) in cui si parla di embrione «una volta che
esso sia ben delimitato (verso il diciottesimo giorno) dopo le prime
differenziazioni che l'hanno abbozzato». Quindi, assai posso
prima che divampassero le dispute sullo statuto ontologico dell’embrione
in senso proprio solo a a partire da tempo abbastanza lontano dalla
fecondazione.
Se si accettano le analisi precedenti sì puo continuare a
condividere (come ioi stesso condivido) il principio morale del
rispetto dell'embrione, riconoscendo allo stesso tempo che non si
può applicare questa nozione ai primi tempi dello sviluppo
dello zigote. In quella fase iniziale. non siamo di fronte a semplice
materiale di laboratorio, tuttavia si possono considerare con criteri
meno restrittivi di quelli previsti dalla legge n. 40 le pratiche
di procreazione assistita, la possibilità di crioconservare
questi pre-embrioni', di sottoporli a esame selettivo pre-impianto,
di utilizzarli anche a fini di ricerca scientifica. Ma queste sono
questioni che esigono approfondimenti sui quali ci proponiamo di
ritornare.
Evandro Agazzi
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