IN DIFESA DEGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE
di Antonio
Di Lieto
Questo scritto
è una risposta, punto per punto, alle principali
critiche che generalmente vengono mosse alla presenza
degli insegnanti di Religione Cattolica nella scuola
pubblica, ed alla legge che recentemente ne ha autorizzato
l’immissione in ruolo.
Come se fosse un indice, eccovi
allora le accuse alle quali ho provato a rispondere:
PRINCIPALI ACCUSE CONTRO LA PRESENZA
DEGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE NELLA SCUOLA STATALE:
1) L’Insegnamento della
Religione nelle scuole pubbliche è anticostituzionale.
2) È una offesa alla laicità dello Stato.
3) Anche se è permesso dalle leggi, è ingiusto.
4) Quindi, da chi non lo condivide, può essere
legittimamente combattuto.
5) Non è giusto che sia pagato con i soldi dello
Stato.
6) E’ discriminante nei confronti delle altre religioni.
7) E’ frutto di un ingiusto privilegio della Chiesa
Cattolica
8) Dovrebbe essere tolto del tutto, oppure sostituito
con la ‘storia delle religioni'.
9) Non è giusto che gli insegnanti di Religione
Cattolica, pagati dallo Stato, vengano selezionati e controllati
dalla Chiesa.
10) Non è giusto che, se un insegnante di religione
cattolica divorzia dalla moglie e si risposa, si veda
revocata dal vescovo l’idoneità ad insegnare.
PRINCIPALI ACCUSE
CONTRO L'IMMISSIONE IN RUOLO
DEGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE CATTOLICA:
11) Questa immissione in
ruolo “è uno schiaffo alla laicità
e dignità dello Stato” (Mauro Romanelli-Verdi)
12) "Per gli altri precari della scuola invece, neanche
uno straccio di immissione in ruolo!” (Enrico Panini-
segretario CGIL scuola)
13) "Con questa legge basta che venga tolta l'idoneità
da parte dell' autorità diocesana, per far diventare
un docente di religione cattolica insegnante di ruolo
in un'altra materia". (Massimo Di Menna, segretario
di Uil Scuola)
14) Era invece più giusto togliere alla Chiesa
ogni meccanismo di controllo sugli insegnanti di religione.
15) Grazie a questa legge, piano piano quasi tutti gli
insegnanti della scuola pubblica saranno nominati dal
vescovo. Anche quelli delle altre materie!
16) Grazie a questa legge gli insegnanti di religione
cattolica potranno prendere il posto degli altri insegnanti.
17) ''La legge appena approvata e' iniqua” (Enrico
Panini – CGIL Scuola)
Bene, a queste
17 accuse,
ho cercato di dare con più pacatezza possibile,
punto per punto,
una risposta.
PREMESSA
Il 15 Luglio 2003 il Parlamento
italiano ha approvato lo statuto giuridico degli Insegnanti
di Religione Cattolica, una categoria di lavoratori ai
quali, pur operando nella scuola italiana da sempre, la
legge prima impediva il passaggio in ruolo. Si tratta
di quasi 13.000 persone con il titolo di Magistero in
Scienze Religiose (40 esami + tesi), per l’80% laici,
quindi padri e madri di famiglia, in maggioranza in età
avanzata (50 anni in media), che da decenni si vedono
scadere e rinnovare il contratto ogni anno, spesso subendo
riduzioni di orario, se non a volte la perdita del posto:
insomma privi di qualsiasi stabilità occupazionale.
Come spesso accade quando
si parla di religione, ed in particolare di religione
cattolica, le reazioni alla legge hanno avuto un carattere
fortemente ideologico. Quasi tutta la sinistra, che pure
dovrebbe schierarsi in difesa della stabilità occupazionale
dei lavoratori, non ha trattato gli Insegnanti di Religione
Cattolica da persone che lavorano. Infatti, invece di
gioire di fronte alla loro stabilizzazione occupazionale,
ha gridato allo scandalo.
L’intento di questo
mio è scritto è proprio quello di riportare
il dibattito su toni pacati, cercando di dimostrare con
serenità (per quanto è possibile) che le
accuse di illegittimità rivolte, sia alla presenza
degli Insegnanti di Religione Cattolica nella scuola pubblica,
sia al loro passaggio in ruolo, sono infondate.
LEGITTIMITA’ DELL’INSEGNAMENTO
DELLA RELIGIONE CATTOLICA
NELLE SCUOLE STATALI
1) ACCUSA n.1:
L’Insegnamento di Religione
Cattolica nelle scuole pubbliche è anticostituzionale.
RISPOSTA n.1:
Assolutamente no, anzi come
vedremo, proprio dalla Costituzione trae legittimità.
L’Insegnamento della Religione Cattolica nella scuola
pubblica infatti, è previsto dal Concordato che
lo Stato ha stipulato con la Chiesa. La c.d. legge di
revisione del Concordato (del 1985) lo dice espressamente:
“La Repubblica Italiana, riconoscendo il valore
della cultura religiosa e tenendo conto che i princìpi
del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del
popolo italiano, continuerà ad assicurare l’insegnamento
della religione cattolica nelle scuole pubbliche”
(Legge della Repubblica n.121 del 25/3/85).
Mi dispiace per chi non è
d’accordo, ma questa è legge dello Stato,
votata da un parlamento, democraticamente eletto. È
un accordo che lo Stato e la Chiesa hanno stipulato liberamente
e democraticamente, quindi pienamente legittimo. Sulla
costituzionalità di questa legge poi (e più
in generale del Concordato), nessuno può avanzare
dubbi. Proprio la Costituzione Italiana infatti, all’art.7
dice espressamente: “I rapporti tra Stato e Chiesa
sono regolati dai patti Lateranensi”, quindi dal
Concordato. Tutti i contenuti del Concordato allora, quindi
anche l’Insegnamento della Religione Cattolica nelle
scuole pubbliche, non sono anticostituzionali. Anzi, sono
legittimati proprio dall’art.7 della Costituzione!
2) ACCUSA N.2:
L’Insegnamento della
Religione nelle scuole statali viola il principio di laicità
dello Stato.
RISPOSTA N.2:
Non è affatto vero.
La laicità dello Stato di cui parla la nostra Costituzione
infatti, non è laicismo: non significa che i Concordati
tra Stato e Chiesa sono illegittimi (come alcuni vorrebbero
far credere), in quanto violazione dell’autonomia
dello Stato. Non è certamente questa, la laicità
di cui parla la nostra Costituzione.
L’art.7 infatti, è
vero dice: “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono
indipendenti e sovrani”, ma come abbiamo visto,
subito dopo aggiunge: “I rapporti tra Stato e Chiesa
sono regolati dai patti Lateranensi”, cioè
dal Concordato. Leggendolo all’inverso allora, significa:
“I Patti Lateranensi (i Concordati), che regolano
i rapporti tra Stato e Chiesa, non sono una violazione
della indipendenza e della sovranità dello Stato!”.
Più chiaro di così si muore.
Il nostro Stato insomma può
stipulare i Concordati con la Chiesa (ed infatti lo fa),
e facendolo, secondo l’art.7 della Costituzione
non perde affatto la sua laicità-indipendenza,
anzi la manifesta. Come quando io firmo liberamente un
accordo: non perdo la mia indipendenza, ma la esercito.
Anche la presenza degli insegnanti
di Religione Cattolica nelle scuole pubbliche quindi,
che dal Concordato è prevista, non è affatto
una violazione illegittima della laicità-sovranità
dello Stato. Anzi è lo Stato stesso che, siglando
il Concordato, autorizza la Chiesa a mandare insegnanti
di Religione nelle sue scuole. Nel farlo non rinuncia
alla sua laicità-sovranità (almeno di quella
di cui parla la Costituzione). Anzi, la esercita!
3) ACCUSA n.3:
Le leggi che autorizzano l’Insegnamento
della Religione Cattolica nella scuola statale, anche
se valide, sono ingiuste. Ricordano molto quelle che imponevano
una unica religione di Stato a tutti i cittadini.
RISPOSTA n.3:
È vero che anche le
leggi valide possono essere ingiuste (come nell’esempio
citato in cui uno Stato impone una religione a tutti),
ma nel caso dell’insegnamento della religione cattolica
nelle scuole pubbliche c’è una differenza
determinante: questo insegnamento non è imposto
a nessuno e lo frequenta solo chi lo desidera (il 93%
degli studenti italiani!). Con essa lo Stato quindi non
forza la coscienza dei suoi cittadini, ma offre un servizio
solo a quelli che lo desiderano (che tral'altro sono in
maggioranza nettissima). Dove sarebbe l’ingiustizia?
4) ACCUSA n.4:
Chi non condivide l’esistenza dell’Insegnamento
della Religione Cattolica nella scuola, ha tutto il diritto
di gridarne l’illegittimità.
RISPOSTA n.4:
No. Chi non condivide l’esistenza
dell’Insegnamento della Religione Cattolica nella
scuola statale, dovrebbe avere l’onestà di
dire: “Non sono d’accordo con la presenza
degli Insegnanti di Religione Cattolica nelle scuole statali,
ma siccome essa è stata voluta ed autorizzata dallo
Stato, a seguito di un Concordato votato da un Parlamento
eletto democraticamente, ne riconosco la legittimità.
Inoltre questo insegnamento non è imposto a nessuno
(anzi è scelto dal 93% degli studenti), quindi
pur non condividendolo, lo rispetto”. Ed invece
purtroppo, non è affatto così.
Chi è contrario alla
religione nelle scuole, molto spesso pretende che il 93%
degli studenti che invece è favorecole, pur essendo
in maggioranza nettissima, rinunci a questo servizio.
Tante persone lo scelgono e lo vogliono, eppure dovrebbero
non usufruirne, solo perché loro non sono d’accordo!
Chi sarebbe allora, l’intollerante?
5) ACCUSA n.5:
Non è giusto che gli
insegnanti di Religione Cattolica debbano essere pagati
con i soldi dello Stato, e quindi con i soldi delle tasse
che pago io!
RISPOSTA n.5:
Invece è giusto: tu
vivi in uno stato democratico, e devi accettare che i
soldi pubblici vengano spesi non solo per le cose che
vuoi tu, ma anche per le cose che vogliono gli altri.
Non sei l’unico a pagare le tasse, quindi non puoi
essere l’unico a decidere come spendere i soldi
pubblici !
6) ACCUSA n.6:
La presenza dell’Insegnamento
della Religione Cattolica nelle scuole pubbliche, è
discriminante nei confronti delle altre religioni.
RISPOSTA n.6:
Non è affatto vero
che, chi non è cattolico, si senta discriminato
dalla presenza dell’Insegnamento della Religione
Cattolica nelle scuole pubbliche. Innanzitutto perché
non è obbligato a frequentarlo. Poi perché
non è escluso che nelle scuole statali possano
chiamati anche insegnanti di altre religioni, se se ne
determinassero le condizioni numeriche. Ma soprattutto
perché non è affatto vero che la presenza
di una religione, discrimina o scandalizza chi di quella
religione non è. E questo non solo nella scuola,
ma ovunque.
Se ad esempio vado a visitare
la moschea di Roma o del Cairo, credete davvero che resterei
scandalizzato? E perché? Allo stesso modo se un
marocchino vede l’ora di religione o passa da una
Chiesa o nota un crocifisso in un uffucio, credete davvero
che si senta discriminato? Penserà semplicemente:
“Quella è un’altra religione, che non
è la mia”. Tutto qua.
Chi allora predica l’abolizione
dei crocifissi dai luoghi pubblici, per rispetto ai mussulmani,
non si rende conto che offende proprio questi ultimi:
li considera incapaci di accettare le altre religioni!
Se i crocifissi negli uffici creassero davvero discriminazione,
allora bisognerebbe demolire anche le chiese (perché
un mussulmano passandoci vicino, non si senta discriminato)
o per lo stesso motivo vietare di portare i crocifissi
al collo per strada! Aberrante!
Insomma, la presenza dei simboli
religiosi in luogo pubblico, non è discriminatoria
per chi è di un’altra religione. Anzi, è
una libera espressione della propria identità religiosa.
Se questo vale per i crocifissi in luogo pubblico, per
le Chiese in luogo pubblico, per le catenine al collo
in luogo pubblico, vale anche per l’Insegnamento
della Religione nelle scuole pubbliche: sono espressioni
di libertà religiosa che non sono imposti a nessuno,
non sono un’offesa per nessuno, non creano quindi
nessuna discriminazione.
7) ACCUSA n.7:
Anche se non è imposto,
nella scuola è sempre presente l’insegnamento
di una religione sola: questo è innegabilmente
un privilegio!
RISPOSTA n.7:
Certo, ma ci vuole poco a
dimostrare che si tratta di un ‘privilegio’
per così dire ‘legittimo’, come quello
del padre con 5 figli che percepisce assegni familiari
maggiori di quello che ne ha 2. Si tratta cioè
di un ‘privilegio’ per così dire motivato,
dettato dai numeri, quindi giusto.
Quella cattolica infatti è
l’unica religione, che in Italia ha i numeri per
essere insegnata nelle scuole pubbliche. Gli studenti
islamici per esempio, sono pochissimi (basta pensare che
solo il 93% sono cattolici!): lo Stato non potrebbe certo
pagare un Insegnante di Islamismo solo per due o tre bambini
mussulmani. Solo alla Religione Cattolica quindi lo Stato
può consentire di insegnare la propria religione
a scuola, e questo non perché la consideri ‘migliore’
delle altre, ma perché è l’unica che
ha i numeri per farlo. Questo non può essere definito
un ingiusto privilegio: è la realtà!
Non si può negare poi,
che come dice la già citata legge di revisione
del Concordato del 1985, “i princìpi del
cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo
italiano”. I valori cattolici cioè, a differenza
di quelli islamici, fanno parte della storia e della cultura
italiana. Come si possono studiare personaggi come Dante,
Mazzini o Manzoni (tanto per citare i più famosi),
senza riferirli al cattolicesimo? Dove sono invece questi
letterati italiani che si sono ispirati, ad esempio, all’islamismo?
Insomma, la cultura italiana si è sempre riferita
(nel bene e nel male) al cattolicesimo, e solo rapportandola
a quest’ultimo, si può veramente comprendere.
Anche questo non è un privilegio ingiusto: è
un dato di fatto!
A proposito di privilegi inoltre,
non bisogna dimenticare che gli insegnanti di religione
cattolica, oltre ad essere all’80% laici, hanno
conseguito il titolo di Magistero in Scienze Religiose
(40 esami + tesi), quindi hanno sostenuto forse più
esami dei loro colleghi delle altre materie (che ad es.
nella scuola materna ed elementare sono quasi tutti solo
diplomati). Allora, dove sarebbe questo privilegio?
Ah! Forse nel fatto che, prima
di questa legge, gli insegnanti di religione erano forse
l’unica categoria di dipendenti pubblici, che per
legge non poteva passare mai di ruolo. Ah, ora ho capito,
devo ammetterlo: questo è davvero un privilegio!
7) ACCUSA n.8:
Sarebbe più giusto
se l’Insegnamento della Religione Cattolica venisse
tolto del tutto dalla scuola, oppure sostituito con la
‘storia delle religioni’.
RISPOSTA n.8:
Se democraticamente il Parlamento
italiano optasse per una di queste due soluzioni, non
ci sarebbe niente di male. È una questione di scelte,
tutte ugualmente legittime (come quella attuale). Per
attuare questi cambiamenti però bisognerebbe trovare
una maggioranza parlamentare favorevole a modificare radicalmente
il Concordato. Il popolo italiano invece, attraverso i
suoi organi democratici, ha sempre scelto a favore l’insegnamento
della religione cattolica nelle scuole statali. Se ha
fatto scelte diverse da quelle che avresti fatto tu, quindi,
non è giusto indignarsi: devi rassegnarti e rispettarle,
visto che sono legittime.
Ci sarebbe comunque un’altra
possibilità di cambiamento, che a me piace molto
di più: quella di trasformare l’’ora
di religione cattolica’ in ‘ora di bibbia’.
Specialmente in Italia infatti, rispetto ad es. ai paesi
anglosassoni, le Scritture sono conosciute poco e male.
I nostri ragazzi escono dalla scuola dopo aver studiato
l’Eneide e la Divina Commedia a fondo, e non sanno
quasi niente della Bibbia! Si tratta di una carenza soprattutto
culturale, prima che religiosa, e quindi che spetterebbe
soprattutto alla scuola, colmare.
Ovviamente la materia così
potrebbe perdere il suo carattere confessionale, acquistando
un carattere interconfessionale. Gli insegnanti cioè
potrebbero essere sia cattolici, valdesi, ecc. (purché
formati in un Istituto biblico), anche se dovrebbero cercare
di essere il più possibile obiettivi, nel presentare
le diverse interpretazioni. Avendo un carattere fortemente
culturale e non confessionale poi, si potrebbe anche renderla
obbligatoria per tutti, con i voti, insomma con la stessa
dignità delle altre.
È una strada, tra le
tante. Comunque, il fatto che ci siano tante altre possibilità
legittime, non significa che quella attuale sia illegittima
o discriminatoria.
9) ACCUSA n.9:
Non è legittimo che
gli insegnanti di Religione Cattolica, pagati dallo Stato,
vengano formati, selezionati e controllati dalla Chiesa.
RISPOSTA n.9:
Invece è pienamente
leggittimo. Non si tratta di una intromissione della Chiesa
nella sovranità dello Stato, visto che proprio
lo Stato ha espressamente delegato questo compito, attraverso
il Concordato, alla Chiesa. E nel farlo non ha rinunciato
alla sua sovranità, ma l’ha esercitata. Anche
in questo caso comunque, se si optasse per altre soluzioni,
non ci sarebbe niente di male. Ma da qui a dire la soluzione
attuale sia illegittima, è a dir poco una esagerazione.
D’altronde era questa
la soluzione più ovvia: come avrebbe potuto, uno
Stato laico, formare gli insegnanti di religione? A quali
università di teologia statale avrebbe potuto mandarli?
Quale organismo statale avrebbe dovuto verificarne e controllarne
la fedeltà al cattolicesimo? Il preside? Mi sembra
ovvio questo può essere competenza solo dei vescovi.
Se questo controllo fosse
tolto alla Chiesa d’altronde, visto che lo Stato
non ha competenza per esercitarlo, gli insegnanti di Religione
Cattolica non sarebbero controllati da nessuno. Potrebbero
insegnare filosofie orientali, yoga, magia nera, e nessuno
potrebbe dire niente.
Insomma, se si accetta che
l’insegnamento sia di religione CATTOLICA, si deve
accettare anche i vescovi CATTOLICI ne controllino la
CATTOLICITA’. Non potendolo fare nessun’altro,
mi pare che non ci sia altra alternativa che delegare
– come ha fatto lo Stato italiano – questo
controllo alla Chiesa. Altre soluzioni sono ipotizzabili,
ma questa attuale, oltra ad essere la più ovvia,
essendo autorizzata dal Concordato, è pienamente
legittima.
10) ACCUSA n.10:
Non è giusto che, se
un insegnante di religione cattolica divorzia dalla moglie
e si risposa con un’altra donna, si veda tolta dal
vescovo – come avviene ora – l’idoneità
ad insegnare.
RISPOSTAn.10:
Dal punto di vista della Chiesa,
se un insegnante di religione CATTOLICA si separa e si
risposa, essendo venuta meno la sua CATTOLICITA’,
non può più insegnare religione CATTOLICA.
Quindi i vescovi attuano un provvedimento di sospensione
dell’insegnante, revocandogli l’idoneità
(cosa che comunque è successa solo in pochissimi
casi, mi pare appena il 2%). Se questo sia giusto se ne
può discutere, certo è che è pienamente
legittimo, visto che la revoca dell’idoneità
da parte del vescovo è prevista esplicitamente
dal Concordato. Certamente è ingiusto invece –
e questo lo dicono anche i vescovi - che queste persone,
come avviene oggi, finiscano in mezzo alla strada.
Come si può risolvere
la questione allora? Dopo infinite e spesso strumentali
discussioni, la nuova legge è riuscita a risolverla
così: il vescovo potrà continuare a controllare
la CATTOLICITA’ degli insegnanti di religione CATTOLICA
(revocandogli l’idoneità se lo ritiene opportuno),
ma in questo caso gli insegnanti di ruolo, non finiranno
in mezzo ad una strada. Saranno trattati come tutti gli
insegnanti di ruolo in esubero, e quindi messi in mobilità,
cioè utilizzati in altro modo a seconda dei loro
titoli. Mi sembra una soluzione equa, che tiene conto
delle esigenze di tutti.
Soprattutto con la nuova legge
quindi, il fatto che il vescovo possa togliere l’idoneità
agli insegnanti di religione cattolica separati e risposati,
non determina alcuna situazione di ingiustizia. Questi
insegnanti infatti, avendo perso la loro cattolicità,
giustamente cesseranno di fare gli insegnanti di religione
cattolica, ma allo stesso tempo, essendo messi in mobilità,
giustamente non andranno a finire in mezzo alla strada.
L’IMMISSIONE
IN RUOLO DEGLI INSEGNANTI DI RELIGIONE
NELLE SCUOLE STATALI È LEGITTIMA
Dopo aver cercato di dimostrare
la piena legittimità della presenza degli insegnanti
di Religione Cattolica nella scuola statale, ora vorrei
parlare della legittimità della loro immissione
in ruolo. Ho scelto di farlo provando a rispondere, sempre
a mò di botta e risposta, ad alcune delle principali
accuse che ho letto in questi giorni sui giornali.
11) ACCUSA n.11:
Su LA STAMPA del 6/12/2002
Mauro Romanelli, responsabile scuola dei Verdi, riferendosi
al disegno di legge sul passaggio in ruolo degli insegnanti
di religione cattolica, afferma: “E´ uno schiaffo
alla laicità e dignità dello Stato che d´ora
in avanti garantirà un lavoro fisso e pubblico
a persone selezionate da uno Stato straniero, per di più
con criteri ideologico-confessionali”.
RISPOSTA n.11:
Sulla questione della laicità
e dello Stato straniero vi rimando rispettivamente alle
risposte n.2 e n.9. Al sig. Romanelli invece vorrei dire:
“Quello che lei considera uno schiaffo, non è
altro che una stretta di mano, frutto di un Concordato:
un accordo tra Stato e Chiesa, stipulato liberamente e
democraticamente. E grazie al quale Stato e Chiesa offrono
un servizio, di cui scelgono di avvalersi il 93% degli
studenti italiani. Per questi ultimi allora non si tratta
di uno schiaffo. Anche se non non lo condivide, è
pregato di rispettare le scelte degli altri, se è
democratico!”.
12) ACCUSA n.12:
Dopo aver disapprovato l’immissione
in ruolo degli insegnanti di religione cattolica, il segretario
generale della Cgil-Scuola, Enrico Panini, afferma: “Per
gli altri precari della scuola, invece, cioè quelli
che hanno insegnato materie obbligatorie e che sono stati
nominati supplenti in rigoroso ordine di graduatoria,
neanche uno straccio di immissione in ruolo!”. Roma,
15 lug 2003 - (Adnkronos)
RISPOSTA n.12:
Ma la precarietà degli
insegnanti di Religione Cattolica viene prima, perché
obiettivamente più grave. Si tratta del precariato
di UNA INTERA CATEGORIA, forse l’unica, tra tutti
i dipendenti pubblici, a non prevedere AFFATTO un contratto
a tempo indeterminato. Persone di quasi 50 anni, padri
e madri di famiglia, che prima non solo non avevano un
lavoro stabile, ma non potevano avere nessuna speranza
di ottenerlo.
I precari di cui parla il
sig. Panini invece, come lui stesso dice, sono “supplenti”
(ad es. di italiano, matematica, ecc.) che aspettano di
passare in ruolo, appunto perché nella loro materia
il ruolo già c’è. Mi sembra una situazione
meno precaria, di quella di UNA INTERA CATEGORIA, che
il ruolo non ce l’ha proprio.
13) ACCUSA n.13:
Tutta la sinistra, quasi in
coro, ha lanciato questa altra accusa strumentale: "In
questa legge - spiega Massimo Di Menna, segretario di
Uil Scuola - c'è un aspetto profondamente ingiusto:
basta che venga tolta l'idoneità da parte dell'
autorità diocesana per far diventare un docente
di religione cattolica, insegnante di ruolo in un'altra
materia!"
RISPOSTA n.13:
Caro sig. Di Menna, lei ha
dimenticato un piccolo (insignificante!) particolare:
questo passaggio di materia è possibile SOLO SE
l’insegnante di religione cui viene tolta l’idoneità,
dell’altra materia HA IL TITOLO. Solo per quelli
cioè che HANNO ALTRE LAUREE! L’art.4 comma
3 della nuova legge lo dice chiaramente: “L’insegnante
di religione cattolica al quale sia revocata l’idoneità
ovvero si trovi in situazione di esubero … può
fruire della mobilità professionale SUBORDINATAMENTE
AL POSSESSO DEI REQUISITI PRESCRITTI PER L’INSEGNAMENTO
RICHIESTO”.
Che smemorato, sig. Di Menna!
Perché ha detto: “I docenti di religione
cattolica che perdono l’idoneità potranno
diventare insegnanti di ruolo nelle altre materie”,
e non ha aggiunto “solo se ne avranno i titoli”?
Come invece dice espressamente la legge? Forse perché
dire tutta la verità, non avrebbe aizzato allo
stesso modo le folle anticlericali. Meglio ometterne un
aspetto fondamentale. Complimenti per la serietà
…
Ma veniamo più a dentro
a questa presunta ingiustizia. Purtroppo per farlo bisogna
entrare nei meccanismi della scuola, quindi per seguirmi
vi chiedo una maggiore attenzione. Se ad un insegnante
di religione viene tolta l’idoneità (oppure
è in esubero) ed ha ad es. un’altra laurea
in filosofia, se lo Stato ha bisogno di un insegnante
di filosofia, invece di assumerne in ruolo (tra i vincitori
di concorso in filosofia) uno nuovo, e pagare a vuoto
quello di religione, sposta quest’ultimo ad insegnare
filosofia, visto che ne ha i titoli ed è già
inserito nei ruoli dello Stato (a differenza di quell’insegnante
di filosofia che, pur avendo vinto un concorso, di ruolo
non è).
Ma questo non è affatto
un privilegio: è una cosa che succede con gli insegnanti
di ruolo in esubero, di tutte le materie! Se un insegnante
di italiano di ruolo è in esubero ed ha per es.
un’altra laurea in filosofia, se c’è
bisogno di un insegnante di filosofia, invece di assumerne
in ruolo (tra i vincitori di concorso in filosofia) uno
nuovo, e pagare a vuoto quello di italiano, si sposta
quest’ultimo ad insegnare filosofia, visto che ne
ha i titoli ed è già inserito nei ruoli
dello Stato (a differenza di quell’insegnante di
filosofia che, pur avendo vinto un concorso, di ruolo
non è). Questo per evitare sprechi: non è
certo una esigenza degli insegnanti, ma dello Stato che
deve ottimizzare le sue risorse.
Quindi l’insegnante
di religione cui il vescovo toglie l’idoneità
(o è in esubero), non avrà nessuna corsia
privilegiata, nessuna preferenza: semplicemente gli si
applicheranno gli stessi meccanismi di mobilità
degli altri insegnanti di ruolo. Potrà essere utilizzato
in altro modo (segreteria, biblioteca, ecc.) oppure essere
spostato ad altra materia, ma SOLO SE NE HA IL TITOLO,
ed essendo di ruolo potrà superare chi, pur avendo
superato un concorso in quella altra materia, di ruolo
non è. E questo non perché lo voglia lui
(a lui interessa solo che sia pagato): è lo Stato
che, invece di pagarlo a vuoto, preferisce utilizzarlo
in altro modo, COME fa con tutti gli altri insegnanti
di ruolo, in esubero.
14) ACCUSA n.14:
La questione del vescovo che
può togliere l’idoneità agli insegnanti
di religione separati e risposati, poteva essere risolta
in un altro modo, magari togliendo alla Chiesa questo
meccanismo di controllo sulla moralità degli insegnanti
statali.
RISPOSTA N.14:
Abbiamo già dimostrato
che togliere ai vescovi CATTOLICI il controllo degli insegnanti
di religione CATTOLICA, significa non controllarli affatto.
Se è CATTOLICA infatti, se ne deve controllare
la fedeltà ai principi dell’ortodossia CATTOLICA,
e l’unico a poterlo fare è il vescovo CATTOLICO
(non certo lo Stato).
Lo sa bene anche l’Ulivo
che quando era al governo, nel fare il suo disegno di
legge sull’immissione in ruolo degli insegnanti
di religione (che poi non è passato), non ha nemmeno
proposto l’eliminazione dell’idoneità
del vescovo, perché sapeva bene che essa era prevista
ed autorizzata dal Concordato. Ed allora, indovinate un
po’ come aveva risolto, la questione di quelli cui
potevano finire in mezzo alla strada se veniva tolta loro
l’idoneità? Dicendo a tutti gli insegnanti
di religione: “Facciamo passare in ruolo solo quei
pochi tra voi che hanno un’altra laurea, così,
in caso di revoca dell’idoneità, vi possiamo
utilizzare in un’altra materia!”.
(Questo era assurdo perché
costringeva quasi tutti gli insegnanti di religione, dopo
aver dato 40 esami + tesi in Scienze Religiose, per passare
di ruolo a prendere un’altra laurea: è come
dire agli insegnanti di italiano che, per passare di ruolo,
devono prendersi anche la laurea in matematica!)
Ma la cosa più ridicola
è che l’Ulivo, che ora grida allo scandalo,
aveva risolto il problema del destino di chi perde l’idoneità,
nello stesso identico modo: destinandoli ad altre materie
se hanno un’altra laurea! Quindi, quando l’hanno
proposto loro, dicevano: “Così non finiranno
in mezzo alla strada!”, ora che l’hanno proposta
gli altri, gridano: “Così ruberanno il posto
agli altri!”. Complimenti per l’obiettività
…
La questione di questa benedetta
revoca dell’idoneità quindi, ormai è
chiaro che è stato solo un cavillo giuridico che
alcune forze politiche hanno tirato in ballo, per ritardare
il più possibile il nostro passaggio in ruolo.
L’idoneità del vescovo infatti è uno
strumento di controllo legittimo, perché voluto
ed autorizzato dallo Stato, ed utile, perché controlla
la CATTOLICITA’ degli insegnanti di religione, appunto,
CATTOLICA. Toglierla significherebbe togliere ogni controllo.
15) ACCUSA n.15:
Vi riferisco anche un’altra
critica, anche questa purtroppo molto diffusa, che è
davvero frutto di una fantasia – devo ammetterlo
– che ha del romanzesco: “Con questa legge
tutti gli insegnanti di religione cattolica, dopo essere
entrati di ruolo, si faranno togliere l’idoneità
dal vescovo per passare di ruolo nelle altre materie.
Così il vescovo per sostituirli potrà nominare
altri insegnanti di religione, ai quali, dopo che saranno
passati in ruolo, toglierà l’idoneità
per farli passare ad altre materie, e così via.
Piano piano tutti gli insegnanti della scuola pubblica,
saranno nominati dal vescovo!”.
RISPOSTA n.15:
Questo è un vecchio
trucco: se non hai nessun modo per criticare oggettivamente
una legge, inventa uno scenario da film dell’orrore
in cui tutti i soggetti che la devono applicare sono corrotti
e disonesti. Qualcuno cadrà nel tranello, e penserà
che la legge è sbagliata!
Amici miei, non facciamoci
abbindolare! Se ci potrebbero essere giudici corrotti,
questo non significa che bisogna togliere ai giudici il
potere di emettere sentenze. Allo stesso modo, se è
ipotizzabile che ci possa essere un vescovo corrotto,
disposto ad usare la revoca dell’idoneità
per secondi fini, questo non è un buon motivo per
togliere ai vescovi lo strumento dell’idoneità.
Se si presuppone che tutti quelli che devono applicare
le leggi sono disonesti, allora chiudiamo il Parlamento:
nessuna legge è buona!
Senza contare che poi, questo
presunto passaggio di tutti gli insegnanti di religione
alle altre materie, in effetti sarebbe praticamente impossibile,
per diversi motivi. Innanzitutto perché questo
potrebbero farlo solo gli insegnanti di religione che,
come dice la legge già citata, HANNO ALTRE LAUREE,
e sono pochi. Poi perché, questi insegnanti di
religione cattolica, una volta passati di ruolo, anche
se hanno un altro titolo, che interesse avrebbero a cambiare
materia? Visto che come insegnanti di religione, sono
già di ruolo?
Ma soprattutto perché
la revoca dell’idoneità ad insegnare religione,
non è un provvedimento che il vescovo può
adottare così, senza motivo. È necessario
un provvedimento disciplinare preceduto da un processo
canonico, che fino ad ora è stato adottato solo
in quei pochissimi casi (appena il 2%), cui abbiamo già
accennato degli insegnanti separati e risposati.
Ora, secondo voi un insegnante
di religione cattolica di ruolo, che ha anche un’altra
laurea in filosofia, sarebbe disposto a fingere di lasciare
sua moglie ed i suoi figli e di risposarsi, solo per farsi
revocare l’idoneità e poter insegnare filosofia?
E poi per quale motivo, visto che in quanto insegnante
di religione è già di ruolo? Ed ancora,
un vescovo commetterebbe un imbroglio simile, tral'altro
per allontanare dai suoi ranghi proprio gli insegnanti
di religione che hanno altre lauree, e quindi si presuppone
i più colti e preparati?
Insomma, la presunta occupazione
vescovile di tutta la scuola pubblica, è davvero
assurda, improbabile ed impossibile. È chiaramente
uno spauracchio, agitato da chi, non avendo nessuna critica
oggettiva e costruttiva da fare alla legge, non poteva
fare altro che ipotizzare uno scenario irrealistico ed
irriverente, in cui quelli che la devono applicare (in
particolare i vescovi) sono tutti disonesti e corrotti.
Ma che belle argomentazioni !
16) ACCUSA n. 16:
Sentendo queste notizie completamente
inventate sul presunto privilegio degli insegnanti di
religione ad invadere altre materie, era inevitabile che
la gente arrivasse a fare considerazioni assurde, come
questa che ho letto su internet: gli insegnanti di religione,
“persone che non hanno mai frequentato un corso
di studi idoneo, e che non hanno mai superato un concorso
pubblico, potranno prendere il posto di coloro che per
svariati anni hanno studiato, e hanno ottenuto l'idoneità
all'insegnamento”.
RISPOSTA n.16:
Quest’accusa è
un condensato di falsità. L’Insegnante di
Religione Cattolica infatti ha frequentato un corso di
studi idoneo che si chiama Magistero di Scienze Religiose:
40 esami + tesi. Supererà un concorso pubblico,
che sarà indetto proprio a seguito di questa legge.
Ed infine non prenderà il posto di nessuno: semplicemente
in caso perdita del posto, essendo di ruolo, entrerà
in mobilità, e SE NE AVRA’ I TITOLI verrà
prima di chi (anche se ha superato un concorso in quella
altra materia), di ruolo non è. Esattamente COME
avviene per tutti gli insegnanti di ruolo in esubero!
17) ACCUSA n.17:
''La legge appena approvata
e' iniqua - afferma il segretario generale della Cgil-Scuola,
Enrico Panini - Vengono immessi in ruolo insegnanti di
una materia facoltativa, che accedono all'insegnamento
tramite un canale di reclutamento del tutto anomalo, in
quanto sottoposto a meccanismi di controllo (concessione
di idoneità e revoca della stessa) da parte di
un'autorità diversa da quella dello Stato”.
RISPOSTA n.17:
È vero che si tratta
di una materia facoltativa, ma è altrettanto vero
che essa è scelta dal 93% degli studenti, quindi
di fatto è frequentata come le altre materie. È
come se ci fosse un 7% di assenti: questo non può
incidere certo sull’assunzione dei professori. Il
docente infatti lavora ugualmente, anche se il 7% dei
suoi alunni è assente. E poi la facoltatività
dell’Insegnamento della Religione Cattolica è
a tutela della libertà religiosa degli alunni non
cattolici, non certo della precarietà lavorativa
dei suoi insegnanti!
Ed infine, è vero che
i vescovi sono un'autorità diversa da quella dello
Stato, ma è altrettanto vero che ad essi proprio
lo Stato ha delegato, attraverso un Concordato, il potere
di selezionare e controllare gli Insegnanti di Religione
Cattolica. Si tratta di una delega fatta liberamente e
democraticamente, che si può non condividere, ma
che è assurdo definire – come fa il sig.Papini
- iniqua, cioè illegittima.
CONCLUSIONE
Insomma, come si può
ben vedere, le critiche che quasi tutta la sinistra ha
mosso all’immissione in ruolo degli insegnanti di
religione, non sono rivolte al provvedimento in sé,
ma a ciò che vi sta a monte: all’esistenza
dell’Insegnamento della Religione Cattolica nelle
scuole pubbliche, di cui invece, come abbiamo ampliamente
dimostrato, non può essere messa in dubbio la legittimità.
Sarebbero stati più
onesti se avessero avuto il coraggio di dire: “È
vero, noi non condividiamo la presenza degli insegnanti
di Religione Cattolica nella scuola pubblica, ma visto
che questa è stata decisa ed autorizzata legittimamente
dal nostro Stato, attraverso il Concordato, non è
imposta a nessuno ed anzi è scelta liberamente
dal 93% degli studenti, dobbiamo garantire a questi insegnanti
stabilità occupazionale, togliendoli da un insopportabile
ed assurdo stato di precarietà!”.
Forse era troppo pretendere
un così grande sforzo di obiettività.
Antonio Di Lieto