Ecco perché
sono contro l’aborto
Intervista a Norberto Bobbio
Corriere della sera» dell'8 maggio 1981
«Non
parlo volentieri di questo problema dell'aborto»
mi dice. Gli chiedo perché.
«E un problema molto difficile, è il
classico problema nel quale ci si trova di fronte
a un conflitto di diritti e di doveri».
Quali diritti e quali doveri sono in conflitto?
«Innanzitutto il diritto fondamentale del concepito,
quel diritto di nascita sul quale, secondo me; non
si può transigere. È lo stesso diritto
in nome del quale sono contrario alla pena di morte.
Si può parlare di depenalizzazione dell'aborto,
ma non si può essere moralmente indifferenti
di fronte all'aborto».
Lei parlava di diritti, non di un solo diritto
«C'è anche il diritto della donna a non
essere sacrificata nella cura dei figli che non vuole.
E c'è un terzo diritto: quello della società.
Il diritto della società in generale e anche
delle società particolari a non essere super
popolate, e quindi a esercitare il controllo delle
nascite».
Non le sembra che, così posto, il
conflitto fra questi diritti si presenti pressoché
insanabile?
«E vero, sono diritti incoinpatibili. E quando
ci si trova di fronte a dritti incompatibili, la scelta
è sempre dolorosa».
Ma bisogna decidere.
«Ho parato di tre diritti: il primo, quello
del concepito, è fondamentale; gli altri, quello
della donna e quello della società, sono derivati.
Inoltre, e questo per me è il punto centrale,
il diritto della donna e quello della società,
che vengono di solito addotti per giustificare l'aborto,
possono essere soddisfatti senza ricorrere all'aborto,
cioè evitando il concepimento. Una volta avvenuto
il concepimento, il diritto del concepito può
essere soddisfatto soltanto lasciandolo nascere».
Quali critiche muove alla legge 194?
«Al primo articolo è detto che lo Stato
"garantisce il diritto alla procreazione cosciente
e responsabile". Secondo me, questo diritto ha
ragione d'essere soltanto se si afferma e si accetta
il dovere di un rapporto sessuale cosciente e responsabile,
cioè tra persone consapevoli delle conseguenze
del loro atto e pronte ad assumersi gli obblighi che
ne derivano. Rinviare la soluzione a concepimento
avvenuto, cioè quando le conseguenze che si
potevano evitare non sono state evitate, questo mi
pare non andare al fondo del problema. Tanto è
vero che, nello stesso primo articolo della 194, è
scritto subito dopo che l'interruzione della gravidanza
non è mezzo per il controllo delle nascite».
E
se, abrogando la legge 194, si tornasse ai «cucchiai
d'oro», alle «mammarie», ai drammi
e alle ingiustizie dell'aborto clandestino? L'aborto
è una triste realtà, non si può
negarla.
“Il fatto che l'aborto sia diffuso, è
un argomento debolissimo dal punto di vista giuridico
e morale. E mi stupisce che venga addotto con tanta
frequenza. Gli uomini sono come sono: ma la morale
e il diritto esistono per questo. Il furto d'auto,
ad esempio, è diffuso, quasi impunito: ma questo
legittima il furto? Si può al massimo sostenere
che siccome l’aborto è diffuso e incontrollabile,
lo Stato lo tollera e cerca di regolarlo per limitarne
la dannosità. Da questo punto di vista, se
la legge 194 fosse bene applicata, potrebbe essere
accolta come una legge che risolve un problema umanamente
e socialmente rilevante”
Esistono azioni moralmente illecite ma che
non sono considerate illegittime.
“Certamente. Cito il rapporto sessuale nelle
sue varie forme, il tradimento tra coniugi, la stessa
prostituzione. Mi consenta di ricordare il Saggio
sulla libertà di Stuart Mill. Sono parole scritte
cento trent'anni fa, ma attualissime. II diritto,
secondo Stuart Mill, si deve preoccupare delle azioni
che recano danno alla società: "il bene
dell'individuo, sia esso fisico o morale, non è
una giustificazione sufficiente"».
Questo può valere anche nel caso dell'aborto?
«Dice ancora Stuart Mill: "Su se stesso,
sulla sua mente e sul suo corpo, l'individuo è
sovrano". Adesso le femministe dicono: "Il
corpo è mio e lo gestisco io". Sembrerebbe
una perfetta applicazione di questo principio. Io,
invece, dico che è aberrante farvi rientrare
l'aborto. L'individuo è uno, singolo. Nel caso
dell'aborto c'è un "altro" nel corpo
della donna. Il suicida dispone della sua singola
vita. Con l'aborto si dispone di una vita altrui».
Tutta la sua lunga attività, professor
Bobbio, i suoi libri, il suo insegnamento sono la
testimonianza di uno spirito fermamente laico. Immagina
che ci sarà sorpresa nel mondo laico per queste
sue dichiarazioni?
«Vorrei chiedere quale sorpresa ci può
essere nel fatto che un laico consideri come valido
in senso assoluto, come un imperativo categorico,
il "non uccidere”. E mi stupisco a mia
volta che i laici lascino ai credenti il privilegio
e l'onore di affermare che non si deve uccidere».
Giulio Nascimbeni |